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Stefano D'Arrigo
Fortunato Stefano D'Arrigo (Alì
Terme, 15
ottobre 1919
– Roma, 2
maggio 1992)
è stato uno
scrittore
italiano.
Carriera
D'Arrigo ha pubblicato relativamente poche opere letterarie, ma
il suo romanzo più importante,
Horcynus Orca fu considerato un caso letterario, sia durante
la stesura, durata più di vent'anni, che al momento della
pubblicazione presso
Mondadori nel
1975.
Il libro, di 1257 pagine, narra le vicende di ’Ndrja Cambrìa,
marinaio della fu Regia Marina che ritorna, dopo la
Seconda guerra mondiale, a
Cariddi suo paese natale sulle rive dello
Stretto di Messina, scenario magnifico e allo stesso tempo
tremendo di tutto il racconto.
Horcynus Orca
è un'opera complessa e raffinata costruita con un linguaggio nuovo
che ha le radici nell'antica
lingua siciliana e affronta il mito del
nostos , l'eroe errante presente nella letteratura dalle
origini fino al mondo contemporaneo, dall'Odissea
di
Omero all'Ulisse
di
James Joyce. La statura dello scrittore e l'immenso valore che
il
romanzo Horcynus Orca ha nel panorama della
letteratura non solo italiana ma universale non consentono una
trattazione sintetica e banale e consigliano una scoperta o
riscoperta del romanzo stesso attraverso la sua lettura, dato che il
romanzo è nuovamente reperibile perché recentemente ripubblicato da
Rizzoli.
Horcynus Orca
Gestazione
Pubblicato nel
1975, il libro è l'esito di più di vent'anni di lavoro, il cui
inizio può essere datato intorno al
1950. Già nel decennio successivo il progetto dell'opera attira
l'attenzione dei circoli letterarî, tanto che nel
1959 viene attribuito a D'Arrigo il premio della
Fondazione Cino del Duca (la
giuria è presieduta, tra gli altri, da
Eugenio Montale,
Elio Vittorini e
Cesare Zavattini). Nel 1960 escono sulla rivista
Il Menabò due capitoli del romanzo, il cui titolo
provvisorio è
I giorni della fera. In
questo periodo l'opera risulterebbe già conclusa nella sua struttura
narrativa, ma l'autore deve ancora affrontare una profonda revisione
linguistica, che si protrae per tutti gli anni successivi, anche
grazie al sostegno dell'editore
Arnoldo Mondadori; il lavoro è estremamente intenso e condotto
in uno stato di quasi totale isolamente tanto che rischia di
compromettere seriamente la salute dell'autore. Infine, nel 1975, il
romanzo esce col titolo definitivo di Horcynus Orca, ed è
successivamente tradotto all'estero dai maggiori editori stranieri.
Diversi anni dopo è data alle stampe anche la "versione prima"
dell'opera, col titolo iniziale I fatti della fera.
Storia
L'azione di Horcynus Orca si svolge nei primi giorni
dell'ottobre
1943, successivamente all'armistizio tra il governo italiano e
le forze Alleate. Il protagonista, 'Ndrja Cambrìa, marinaio della
Regia Marina, tenta di tornare a casa, a
Cariddi, attraversando lo Stretto di Sicilia: ritroverà un paese
irriconoscibile, trasformato dalla guerra e sconvolto
dall'apparizione in mare di una creatura mostruosa, l'"Orcaferone"
che dà titolo al romanzo, simbolo enigmatico della potenza
ultraterrena della Morte.
Forma e sostanza
Oltre che per la sua mole massiccia, Horcynus Orca si
impone innanzi tutto per la sua straordinaria invenzione
linguistica, in cui si intrecciano, inestricabili, almeno tre
livelli: l'italiano còlto e letterario, la parlata popolare dei
pescatori siciliani, una gran quantità di termini originali, ideati
dall'autore. L'assenza voluta di un qualunque glossario o di note a
pie' di pagine fanno della lettura di Horcynus Orca
un'impresa ardua, per nulla facilitata dall'incessante tendenza
dell'autore alla digressione e al
flusso di coscienza. In ogni caso, il romanzo, pur scarsamente
ricordato, risulta come uno dei maggiori titoli dello
sperimentalismo italiano del dopoguerra.
Notevoli, inoltre, i richiami e i paralleli con altre opere
letterarie: l'epica greca (in particolare l'Odissea),
l'opera
verghiana, il
Moby Dick di
Melville e l'Ulisse
di
Joyce.
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