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Il territorio è abitato in epoca remota,
tanto che scavi archeologici, iniziati sin dallOttocento hanno riportato in luce
monete greche, romane, bizantine, tombe e corredi funerari.
Sembra che Capizzi abbia origine dallantica Kapition, urbs capitina,
ricordata da Cicerone come importante città, oppressa da Verre. E anche annoverata
dal geografo Tolomeo fra le città interne della Sicilia con il nome di Capytium, così
chiamata per la forma del colle Verna sul quale è adagiata, che ricorda una testa o un
cappuccio.
Lattuale abitato risale probabilmente al periodo arabo se è vero,
come riportano gli storici locali, l'abitato è conquistato dai Normanni, includendolo fra
i beni del Demanio Regio. Federico II concede la Terra di Capizzi al proprio figlio
naturale, Federico di Antiochia, che la mantiene fino a quando Pietro II dAragona la
concede a Matteo Alagona, maestro giustiziere del Regno. Sotto Federico, tra il 1232 e il
1233, parte della popolazione si rivolta ed è punita con la distruzione delle loro case e
con il bando dalla borgo, nonché con la costrizione a dimorare a Palermo, minacciando
severe punizioni a quei paesi che avessero accettato di ospitare i rivoltosi.
Successivamente il feudo passa a Francesco Polizzi, a Bernardo Spatafora
(1361), a Sancio Ruiz de Lihori (1408).
Nel 1555 Capizzi ottiene da Carlo V il titolo di Aure e nel 1674 da parte
della regina Marianna d'Austria il titolo di Fedelissima, anche se si era levata nel 1543
contro gli stessi austriaci per liberarsi dalle oppressioni dei feudatari. E' infatti nel
1630 che la "Regia Corte" decreta di non affidare più il territorio di Capizzi
(e quello di Mistretta) ai Baroni, poiché gli abitanti hanno versato una congruente somma
in denaro. Perciò fino al 1682 il Centro e il territorio di appartenenza rimangono nel
Regio Demanio, quando Lancellotto Castelli acquista Capizzi e con questo il titolo di
Marchese, con diritto di sedere in parlamento.
Per molti secoli Capizzi fu sede del Giudicato, ossia della Pretura,
dell'Archivio notabile comunale e dell'Ufficio del registro.
Il giorno 8 marzo 1705, a causa del rincaro del prezzo del pane, la
popolazione si solleva, ma la sommossa è sedata dall'intervento dal Clero e in
particolare dell'arciprete Mazzarà. Il 22 luglio 1820 la popolazione assalta la residenza
del barone Nicolò Larcan Lanza, mette a fuoco suppellettili e arredi, nonchè i ruoli
delle pubbliche tasse. Una nuova sommossa è annoverata il 1° settembre 1849, in seguito
alle riscossioni della tassa sul macinato. |
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Chiesa di S
Bartolomeo,
Chiesa di S. Antonio, Chiesa Collegio Maria,
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Chiesa S. Sebastiano, Chiesa S. Leonardo, Chiesa Madre S. Nicola,
Chiesa S. Giacomo. |