|
|
|
COMUNE DI
CAPO
D'ORLANDO (ME)
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Il Santuario di Capo d'Orlando
|
|
|
|
|
|
Clemensfranz
- 6 Giugno 2006
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
da Wikimedia Commons |
|
|
|
|
|
|
|
|
Centro agricolo e
peschereccio, Comune di 14,56 Km2 con 10500 abitanti, 105 Km a Ovest del
capoluogo, a 8 metri sul mare. Si producono agrumi e olio. Presenti industrie alimentari e
tonnare.
|
|
Capo d'Orlando |
|
|
|
|
|
HOTELS
AFFITTACAMERE |
|
Notizie storiche |
|
Beni monumentali |
|
Un
primo nucleo abitato è fondato, secondo gli storici Diodoro e Plinio il Vecchio,
intorno all'anno 1218 a.C. da Agatirso figlio di Eolo, re delle isole di Lipari, dal
quale l'abitato prende nome. Nei testi troviamo il centro o il suo territorio di
pertinenza variamente denominato: Agatiurnon, Agatirno, Agatirna, Agatirio,
Agatirside.
La sua esistenza è comunque attestata anche da numerosi storici e
geografi come Tolomeo, Livio, Meli, Fazello. Cicerone la nomina tra i sei
"oppida" siciliani insieme ad Abaceno, Lipara, Cassura, Melita e Gaulo. Si
trova menzionata nell' ltinerarium Antonii Augusti ed e presente nella Tabula
Peutingeriana, carta geografica del secolo XII.
Il Centro comprendeva probabilmente oltre la zona del promontorio anche le
contrade di S. Martino, Certari, Catutè e S. Gregorio. ed doveva essere molto popolato se
Tito Livio racconta di una deportazione di massa di circa 4.000 abitanti di questo
territorio in Calabria. Correva l'anno 209 a.C. e il Console romano Levino interviene per
sanare queste terre da una "società composta di ladri, esuli e malfattori", che
secondo l'interpretazione di Damiano erano dediti al culto dionisiaco.
Gli scritti sono confortati da ritrovamenti archeologici (la lapide di
Villa Gangemi, corredi tombali, phitos e scheletri) tra il 1980 e il 1989. Il più
importante dei ritrovamenti è quello della della Villa Romana in Località Bagnoli
avvenuto nel febbraio del 1986.
In virtù del proprio promontorio l'abitato è chiamato Capo Agatirso,
cosicchè, come ci racconta Goffredo da Viterbo (cappellano di Carlo Magno), il re di
passaggio per le crociate in Palestina prende spunto per cambiare il nome del Centro in
Capo d'Orlando, in onore del celebre paladino di Francia.
Anche Federico II cita nei suoi scritti il borgo di Capo dOrlando,
poichè nelle sue acque il 4 giugno 1299 si svolge una furiosa battaglia navale
battaglia tra i due fratelli Giacomo e Federico dAragona che si contendono il trono
di Sicilia.
Nel 1398, in seguito all'assedio da parte di Bernardo Cabrera conte di
Modica, viene distrutto il Castello di Capo dOrlando, posto sul promontorio, nel
quale si è rifugiato Bartolomeo dAragona, traditore del re Martino,
Distrutta la roccaforte la costa diviene per lungo tempo oggetto delle ripetute incursioni
dei corsari algerini ( si ricordano quelle del 1589 e del 1594). Ciò dura
fino a quando, dopo lo sbarco dei Turchi nel 1645, una guardia permanente si insedia nella
torre di avvistamento.
Nel 1600 si erige il Santuario sorto sulle rovine del Castello e qui il
popolo rinviene una minuscola statuetta della Madonna, divenuta la Patrona di Capo
d'Orlando.
Nel secolo XVIII e al principio deI secolo successivo il territorio è
sconvolto da numerose alluvioni. In conseguenza delle calamità sia l'area alluvionata che
lintera baronia sono venduti ai nasitani dal conte DAmico, divenendo a tutti
gli effetti una frazione del Comune di Naso (lantica, gloriosa Naxida).
Le alluvioni hanno costituito in modo naturale una pianura sulla quale
nasceranno le prime filande. Ricordiamo che già dal secolo XV nelle terre di Malvicino,
si era intrapresa la coltura delle cannamele (canna da zucchero. A difesa delle
coltivazioni molto delicate e del pregiato commercio in seguito è stata eretta, da parte
dei Baroni di Naso, una Torre con varie opere fortificate ed un trappeto per la
lavorazione dello zucchero.
Nella zona di San Gregorio è impiantata una tonnara, che pesca e
trasforma il pescato tra Capo d'Orlando e Capo Calavà.
Agli inizi di questo secolo con una certa indipendenza socio-economica, dovuta prorio alle
attività di pesca e di scambio commerciale marittimo del borgo di S. Gregorio, nascono i
primi sentimenti di autonomia dal Comune di Naso. Nonostante alcune concessioni
territoriali, le agitazioni popolari persistono, finchè l'autonomia viene concessa il 25
giugno 1925.
27 settembre del medesimo anno viene inaugurato il nuovo Comune di Capo d'Orlando.
|
|
Santuario,
Villa Romana e terme,
Ruderi del Castello.
Ville:
Antinori,
Cangemi,
Giuffrè,
Letizia,
Lodato,
Maneri,
Merendino,
Papa,
Piccolo,
Signorile,
Trassari,
Vinci.
Fondazione Piccolo a
Villa Piccolo (Museo storico artistico).
Biblioteca comunale con
5461 volumi |
|
ITINERARI CONSIGLIATI
Villa Piccolo:
E' situata in località Piano Porti di Capo dOrlando, e sorge su una collinetta che
domina la piana e, in lontananza, le isole Eolie. La costruzione originariamente è stata
la residenza estiva dei baroni Piccolo, che dal 1932 vi si sono trasferiti da Palermo
stabilmente. La nobiltà dei baroni Piccolo di Calanovella risale ai tempi delle crociate,
successivamente sono stati imparentati con i Filangeri, con uno dei Vicerè di Sicilia e
con i principi di Lampedusa. Giuseppe Tomasi di Lampedusa (celeberrimo autore del romanzo
Il Gattopardo) era il cugino di Lucio Piccolo, poeta di fama nazionale.
Immersa in un parco naturale
nel quale si è espressa ogni cura e salvaguardia della tipica flora mediterranea,
oggi la Villa Piccolo è sede della fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella,
sorta per volontà testamentaria dal barone Casimiro Piccolo di Calanovella e dalla
sorella Agata Giovanna. La fondazione è stata riconosciuta come ente morale con D.P.R. n.
201 del 27 marzo 1972.
Nel 1978, in occasione
del decimo anniversario della scomparsa di Lucio Piccolo, è stato inaugurato il Museo. Vi
si annoverano i due terzi dei beni mobili, dei preziosi e dei cimeli di famiglia. Vi sono
raccolte le testimonianze della poliedrica attività dei tre fratelli Piccolo ( Lucio,
Casimiro e Agata Giovanna), ossia collezioni di oggetti darte, dipinti,
ceramiche, armi antiche, libri, stampe, documenti. E' possibile ammirare la
collezione botanica di Agata Giovanna, gli acquerelli e le fotografie di Casimiro, lettere
autografe di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La vita della famiglia Piccolo,
riservata ma al contempo legata all'attività artistica e poetica del tempo, la fiera,
costruttiva, profonda, sicilianità dei tre fratelli traspare da ogni oggetto esposto.
|
|
Ruderi del castello trecentesco e Santuario del XVI secolo:
Il Santuario è meta di pellegrinaggi, per venerare il simulacro di Maria SS., trafugato
nel 1925 da ignoti.
Narra una leggenda che nella notte dell'anno 1598 sul Castello del Capo i fratelli Raffa
trovarono una cassetta contenente il simulacro raffigurante una Madonna con Banbino fra le
braccia. La cassetta era stata lasciata da un monaca basiliano, fuggito al sopraggiungere
dei Raffa, i quali vollero riconoscervi San Cono Navacita. Nonostante il simulacro fosse
stato portato a Naso, il manifestarsi di violenti terremoti indussero la popolazione che
la statuetta doveva tornare a Capo d'Orlando. Il Vescovo Francesco Velardi della Canca,
decretò che si edificasse suklla sommità del Monte una Chiesa per accogliere la Madonna
(22 ottobre 1600), istituendo in suo onore una festa con mercato e fiera.
|
|
Villa Romana di Bagnoli:
Rinvenuti nel 1987 presso San Gregorio, questi resti di un edificio termale appartengono
ad una Villa Romana risalente al secolo III-IV d.C. Vi si distingue il Calidarium,
a forma di abside, il Tepidarium e il Frigidarium, locali
intercomunicanti a temperature differenti. Questi ambienti erano riscaldati con il
sistema degli ipocausti, intercapedini ricavate sotto i pavimenti e lungo le
pareti, entro cui circolava aria calda proveniente dal praefurium . La
pavimentazione era sorretta da una serie di colonnine discoidali o quadrate
(suspensurae) mentre le pareti erano rivestite con particolari tegole tubolari.
Sono presenti tracce di pavimentazione musiva policroma in opus tassellatum.
E' probabile che un ampliamento degli scavi nell'area circostante la Villa possa portare
al ritrovamento dei resti dell'originario abitato.
|
|
|