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Si
crede che il paese possa identificarsi con lantica Calacte (tra Kefalaidion e
Tindarion), fondata da Ducezio, re dei Siculi, dopo la sconfitta subita contro i
Siracusani, anche se con Calacte tendono ad identificarsi anche altri siti, come ad
esempio Galati Mamentino. L'ipotesi potrebbe essere verificata con i ritrovamenti di
tombe, corredi funerari e monete risalenti al V secolo, e alle epoche greca e romana.
Secondo Vito Amico l'attuale abitato non è più antico dellepoca
Saracena. Se ne fa per la prima volta menzione nel diploma di Niccolò Arcivescovo di
Messina nel 1178, con il quale egli concede al paese "la Chiesa di S. Niccolò e di
S. Maria lungo il mare". Secondo Pirri nel 1296 è proprietà di Francesco
Ventimiglia, che la ottiene da Federico II d'Aragona; ma per Vito Amico di questa volontà
non se ne trova traccia nel Diploma federiciano. Documentato è invece il possesso nel
1330 da parte di Matteo Palizzi, Signore di Tripi e di Saponara, Vicario del Regno che
finirà ucciso dai messinesi in rivolta. Succede Blasco Alagona, quindi il feudo passa nel
1408 ad Arrigo Rosso conte di Golisano, alle famiglie Cardona e Montecatena, ed infine
appartiene ad Ettore Pignatelli dei duchi di Monteleone.
NellOttocento il maggior cespite di guadagno è lesportazione
della legna da carbone, lallevamento e la pastorizia, nonché la produzione di un
"saporito formaggio", di grano, olio, vino.
Famoso il bosco di Caronia (Caroniae nemus): "Vastissimo denso e
orrido scrive Vito Amico albergato da cinghiali e da fiere, piacevole ai
cacciatori". Da occupazione ai "terrazzani", che soprattutto sono occupati
a carbonizzare. |
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Chiesa
Madre,
Chiesa S. Biagio, Chiesa S. Francesco.
Museo Civico
antropologico Museo del Bosco. |