COMUNE DI

F
ICARRA (ME)

 

 
 
     
 

Le Rocche del Crasto (Parco dei Nebrodi) viste da Ficarra

 
     
 

Roberto Quartarone - 29 Agosto 2006

 
     
     
     
   
 
 
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Centro agricolo (Comune di 18,62 Km2 con 2300 abitanti), 104 Km a Sud-Ovest del capoluogo, a 405 metri s.l.m. sui monti Nebrodi.
Il territorio è molto fertile e produce mori e ulivi. Commercia in olio, frutti secchi e seta.

 

    Ficarra    
       
Notizie storiche Beni monumentali

Negli atti dei censi dell'Archivio parrocchiale del Centro e in altri documenti spuri, si trovano le denominazioni di Ficara, Ficaria, Ficare, Ficarie, che farebbero supporre un riferimento ad un'erba medicinale delle ranuncolacee il cui nome scientifico è Ficaria Verna Hudis , così come è altrettanto verosimile il riferimento a Ficaria nel senso di territorio ricco di piante di fico. Altre interpretazioni (Arezzo, Pasqualino) indicano Ficara dall'arabo Fakar traducibile in Gloriosa, per via della fortezza famosa fin dall'epoca della dominazione araba.

Il Centro infatti, di origine incerta, sorge su di un poggio ai cui piedi scorre il torrente Timeto o di Naso. Fa capo ad una antica fortezza esistente già in età araba e restaurata già ai tempi di Vito D’Amico (secolo XVIII). Lo stesso scrive della Madrechiesa che è dedicata alla Vergine Annunziata, raffigurata in una statua "di esimio lavoro e di meravigliosa bellezza, celebrata in cappella propria nel mese di Agosto, con festivo concorso, e con fiere, dagli bitanti, pei largiti benefizi".

Nel 1198 Ficarra è menzionata nel registro della diocesi di Messina, che cita Ficarra come luogo ove sorge una fortezza saracena. L’imperatore Federico la concede a Guglielmo Amico, suo ambasciatore. Avendo questo perduto il feudo per i raggiri di Macalda Scaletta, donna perfida e priva di scrupoli, che riesce ad ottenere illegalmente la concessione dal sovrano Carlo d'Angiò, Guglielmo Amico tenta di rimpossessarsi dei propri beni chiedendo di sposare Macalda, senza successo. Amico morirà povero a Messina e Macalda per volontà reale è costretta a sposare Alaimo da Lentini. Con Pietro d'Aragona la baronia passa al legittimo erede Ruggero di Lauria.

Successivamente il feudo è acquisito dai Lanza, quindi dagli Aragona. La proprietà torna nuovamente alla famiglia dei Lanza dal 1394 fino al 1737. In quest'anno Ficarra viene messa all'asta e ne entra in possesso Pietro Napoli, Principe di Resuttano, il quale l'anno seguente la rivende ad Ignazio Vincenzo Abbate, Marchese di Longarino, che con la sua famiglia possiederà il Centro e le sue Terre con il titolo di Baronia, fino al 1812, data dell'abolizione del feudo.

 

Chiesa Madre,
Chiesa della badia, Chiesa di S. Sebastiano,
Chiesa Maria SS. Annunziata,
Chiesa Benedettine, Chiesa del Carmelo, Chiesa S. Giovanni, Ruderi del Convento dei Minori Osservanti.