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Le origini del Centro possono farsi risalire al neolitico, con un primo
insediamento in Località S. Anna.
Il nome di Gallodoro deriva dal latino Gallus aureus, cioè
"Gallo d'oro" storpiatura in volgare di "Vallo d'oro".
Il Centro, posto tra Fortia (Forza dAgrò) e Taormina, prende il nome dalle miniere
doro (ma ve ne erano anche d'argento, di piombo e di rame), aperte nel secolo XVIII,
fornendo al paese cospicui guadagni.
Scrive Vito Amico che il paese, secondo Ansalone e Minutoli, fu "negli
antichi tempi" proprietà di Niccola Crisafi, Regio Razionale, Stratigoto di
Messina.
Nel 1632 il Borgo, messo in
vendita dal Demanio Regio, venne acquistato da Francesco Reitano, insignito del
titolo di Marchese. Ai Reitano rimase in possesso fino al 1678, quando i regi
consultori trasferirono il diritto sulla terra di Gallodoro alla famiglia Vigos,
originaria di Genova.
Il paese, ricadente nel circondario di Taormina, costituiva con Letojanni
un unico centro. Nel censimento del 1652 contava 1246 abitanti e 305 case. Un secolo dopo
(1760) gli abitanti erano 1196 ma le case erano aumentate a 584. Nello scorcio del 1852
gli abitanti erano 1133 e il paese era costituito da oltre 930 case.
Nel secolo XIX esportava l'olio dei suoi oliveti, ma non mancavano
vigneti, gelseti, ficheti d'India e boschi di castagni. Ma l'occupazione maggiore della
popolazione era quella nelle miniere.
Il paese è stato frazione del Comune di
Letojanni-Gallodoro, fino al 1952, quando la legge del 26 novembre n.52, ne sancì
l'autonomia.
DA SEGNALARE
Rocco Pirri, nel parlare di Gallodoro, fa
menzione del Priorato di Basiliano di S. Emilione, la cui Chiesa era in Rovina. All'epoca
di Amico erano suffraganee alla Chiesa Maggiore, sacra a S. Teodoro o a S. Deodato, altre
cinque Chiese minori.
Oggi, nella Chiesa Madre dellAssunta
è conservato un pregevole Gonfalone processionale in legno del secolo XVI, ornato da una
Madonna con Bambino e sul retro da una crocefissione.
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Chiesa Madre. |