COMUNE DI

M
ESSINA
Capoluogo di Provincia

 

 
 
     
 

Messina nell'autunno 2003

 
     
 

Alexander Hoernigk - 15 Luglio 2008

 
     
     
     
   
 
 
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Città Capoluogo di provincia (Comune di 211,73 km2 con 272 000 abitanti ), situata a 3 metri s.l.m. all’estremità nord-orientale della Sicilia, sullo stretto omonimo, di fronte alla costa calabra.

 

    Messina    
     

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Notizie storiche Beni monumentali

Fondata nel secolo VIII a.C. si è chiamata dapprima Zancle, il cui nome si crede sia d’origine Sicula e che significasse falce per la forma del porto naturale, costituito dalla penisoletta, detta oggi di S. Raineri.

Si ritiene pertanto che il suo territorio sia stato abitato dai Siculi prima di essere occupato dai Greci; anche se nessuno storico ne ha fatto cenno. Tucidide indica Zancle come colonia di Calcidesi.e di Cumani; Strabone sostiene che l’abbiano fondata i calcidesi di Naxos in Sicilia, perciò dopo il 735 a.C., anno della fondazione di questa città.

Gli abitanti di Zancle fondano successivamente, verso la fine del VII secolo a.C. Mylae e Himera sulla costa settentrionale della Sicilia. Dopo la caduta di Mileto (494 a.C.), I Milesii superstiti, uniti a numerosi Samii, vengono in Sicilia, chiamati degli Zanclei a colonizzare la bella spiaggia (Kalacte) fra Mylae e Himera, ma, sbarcati nell’isola, s’impadroniscono a tradimento della città di Zancle. Qualche anno dopo, verso il 475 a.C., Anassila, tiranno di Reggio, si impadronisce a sua volta di Zancle, togliendola ai Samii dandole il nuovo nome di Messene cioè il nome della patria dei suoi antenati, cambiato in seguito in Messana.

Nel 461 a.C. gli abitanti dl Messana riescono a cacciare il tiranno e governarsi in modo autonomo. Nel 426 a.C. Laches, giunto in Sicilia al comando di una flotta ateniese, conquista Mylae e costringe Messana ad allearsi con Atene; ma non passa un anno che Messana stringe alleanza con Siracusa. Nel 415 a.C. quando Atene intraprende la prima spedizione in Sicilia contro Siracusa, Messana allora floridissima si mantiene neutrale, e gli Ateniesi tentano inutilmente di prenderla. In rispetto degli accordi stretti con Siracusa, che conduce una guerra contro i Cartaginesi, nel 409 a.C. accoglie i fuggitivi d’Imera, e manda aiuti ad Acragas, assediata dai Cartaginesi. Ma nel 396 a.C. sbarca sulla costa occidentale della Sicilia Imilcone, a capo di un esercito cartaginese, che conduce da Panormus lungo il litorale tirrenico fino a Messana, che conquista e distrugge sino alle fondamenta.

Fatta riedificare da Dionisio, tiranno di Siracusa, Messana torna a nuova vita, ripopolata dai fuggiaschi sopravvissuti, e in breve tempo la. nuova città ridiviene fiorente come quella antica.

Dopo la morte di Dionisio, gode di un periodo d’indipendenza, salvo esserne privata, ma soltanto per un anno, da Agatocle, che riafferma sulla città l’egemonia di Siracusa. Questi chiama in Sicilia mercenari dalla Campania chiamati Mamertini, ovvero figli di Marte dio della guerra, i quali, morto Agatocle, prendono Messana e vi si insediano (forse nel 282 a.C.). I Mamertini acquisiscono grande potenza in Sicilia, ma si trovano a lottare a lungo contro Pirro, re dell’Epiro (278) e poi contro Gerone II, tiranno di Siracusa (271), il quale pur sconfiggendo i Mamertini non riesce a riconquistare Messana.

Nel tentativo di affermare con sicurezza il loro potere sul territorio, i Mamertini stringono alleanza con i Romani,che hanno così l’occasione di intervenire in Sicilia (264) condotti da Appio Claudio (264). Durante la prima guerra Punica contro i Cartaginesi, i Romani fanno di Messana una stazione strategica e una volta terminata vittoriosamente la guerra concedono alla città il titolo di foederata civitas.

Nelle Verrine Cicerone ricorda Messana come civitas maxima et completissima per la sua posizione geografica, per il suo porto e i suoi edifici.

Nel corso della guerra civile del 48 a.C. l’armata di Giulio Cesare è assalita ed incendiata nelle acque di Messana da quella di Sesto Pompeo (recenti ritrovamenti archeologici dei resti di una nave incendiata testimoniano lo scontro). Nel 36, Sesto Pompeo stabilisce a Messana il suo quartiere generale nella guerra contro Ottaviano, e acausa di ciò Messana è punita perdendo i privilegi di città confederata, e si riduce ad essere soltanto un municipio romano. Ciò nonostante la città continua ad essere una città florida e prosperosa a quanto ci dice Strabone.

Secondo una leggenda l’apostolo Paolo di Tarso, durante il suo viaggio verso Roma, converte al Cristianesimo gli abitanti di Messina, i quali inviano un’ambasceria in Oriente per rendere omaggio alla Vergine, che ricambia con una Lettera di ringraziamento. Da questo episodio nasce il culto per "la Madonna della Lettera" ancora oggi praticato a Messina.

Dopo la caduta dell’Impero Romano e l’invasione dei barbari di Genserico, re dei Vandali (468 d.C.), e di Odoacre, re dei Goti (476).

Liberata Messina e la Sicilia dai Goti dal generale bizantino Belisario, mandatovi da Giustiniano, passa sotto il dominio degli imperatori Romani di Bisanzio, che la governano fino all’831, anno della definitiva occupazione Araba. Con la conquista da parte dei Normanni, condotti dal Gran Conte Ruggero nel 1060, Messina segue le medesime sorti di tutta l’Isola. A partire dal 1081 si inizia la costruzione delle fortificazioni di Messina; si erige il monastero di S. Salvatore dei Greci e l’Annunziata dei Catalani. Re Ruggero nel 1134 ingrandisce il monastero del S. Salvatore e gli dona la penisola di S. Raineri. Anche la città si sviluppa e si arricchisce grazie ai rinnovati traffici conseguenti il movimento delle crociate. Viene ultimata la cattedrale (1198) ed edificata la chiesa di Santa Maria degli Alemanni.

Messina appoggia Enrico VI di Svevia e ne ottiene privilegi, così pure nel periodo della reggenza. Federico Il di Svevia al contrario ne limita l’autonomia.

Morto Federico Il, la Sicilia attraversa un periodo di interregno. Manfredi aspira alla successione.

Messina si rivolta contro Pietro Ruffo di Calabria che vuole creare uno stato siciliano indipendente e proclama l’autonomia del comune.

Nel 1266 Messina passa sotto le bandiere degli Angioini, salvo rivoltarsi loro contro quando scoppia la Guerra del Vespro. La cittadinanza proclama nuovamente il libero comune, resistendo alle truppe di Carlo d’Angiò, che si ferma sotto le mura della città arroccata.

Con la guerra del Vespro inizia un lungo periodo di lotte che viene ricordato come la Guerra dei Novant’anni (1282-1372). Pietro III d’Aragona, chiamato in aiuto dai siciliani, occupa Messina, dove è accolto come un liberatore (1282).

Nel 1342 Messina è minacciata dal mare dal re Roberto d’Angiò. La città si rivolta contro il potere centrale e proclama, per la terza volta nella sua storia, il comune libero, sotto la difesa degli angioini, che riescono a tornare al potere. La regina Giovanna conferma alla città i suoi privilegi pur di ottenere la fedeltà alla corona angioina.

Tra il 1377 fino al 1392 scoppia in Sicilia una guerra civile per la detenzione del potere da parte dei baroni (Governo dei Quattro Vicari) in nome della quindicenne Maria d’Aragona figlia del deceduto re Federico IV. Messina invoca la protezione di Martino d’Aragona, detto il Giovane che, nel 1392, con le sue truppe aragonesi, sbarca in Sicilia, ma la vittoria di Martino è politica, poiché sposa Maria e le lotte intestine si placano. Per la sua fedeltà Messina ottiene, sotto gli Aragonesi, nuovi privilegi e diviene commercialmente opulenta.

Sono anni, quelli che seguono di grande importanza per la storia culturale e civile della città: si apre una scuola d’insegnamento della lingua greca, diretta dall’umanista Costantino Lascaris (1421); nasce Antonello da Messina (1430). Nel 1540 si apre l’Università. Nel corso del secolo XVI in città operano Polidoro da Caravaggio, Jacopo del Duca, Montorsoli (che scolpisce la fontana dell’Orione e del Nettuno, costruisce la lanterna a San Raineri), Andrea Calamech (che erige la statua a Don Giovanni d’Austria dopo che l’anno precedente, il 1571, nel porto di Messina ha vi ha sostato con la sua flotta vincitrice della battaglia di Lepanto).

La Messina del Cinquecento è certamente una città florida, tanto che si istituisce il Consolato della seta, poiché è la più importante città del Meridione, dopo Napoli, nella produzione di manifatture seriche. Ma non mancano i poveri, se alla fine del secolo Natale Masuccio edifica il Monte di Pietà.

Sin dall’inizio del secolo l’imperatore Carlo V decide di realizzare a Messina di un sistema di fortificazioni. Ferramolìno da Bergamo e il matematico Francesco Maurolico vengono incaricati di progettare e realizzare una nuova cinta muraria difensiva intorno alla città (1537). Viene demolito il monastero del S. Salvatore e sull’area di risulta è eretto il forte del S. Salvatore (1546). Si procede al riassestamento urbanistico di Messina.

L’opera di grandiosità di Messina si espande anche nel secolo successivo. Michelangelo Merisi da Caravaggio dipinge, in città, la Resurrezione di Lazzaro e L’adorazione dei pastori (1620). Il viceré Emanuele Filiberto di Savoia fa costruire nel 1622 dal messinese Simone Gullì la prima Palazzata.

All’inizio del secolo XVII Messina conta 120.000 abitanti. Ma il ritorno degli Spagnoli nel 1659 che tolgono l’autonomia conquistata dalla città, i tumulti contro la classe senatoria del 1672, la rivolta antispagnola del 1674-1678, l’esilio di 20.000 messinesi, porteranno la popolazione a 11.000 abitanti.

Nel 1679 inizia, per tutta risposta, la costruzione della temibile Cittadella, ideata dall’architetto fiammingo von Nurembergh, sul braccio di S. Raineri.

Nel 1702 la concessione dell’indulto e il rimpatrio di parte degli esiliati permettono di ripopolare la città; ma nel 1743 Messina è colpita da una pestilenza che miete 40.000 vittime sui circa 60.000 abitanti e nel 1783 è colpita da un terremoto che ne uccide circa 7.000, buona parte della città è distrutta; crolla la Palazzata di Simone Gullì.

Dal 1734 la Sicilia è sotto il dominio dei Borboni.

Messina usufruisce dell’esenzione dei dazi regi sui generi commestibili e potabili e sul fronte culturale è istituito il museo civico peloritano (1806). Si intraprendono la costruzione della seconda Palazzata ad opera dell’abate Minutoli e i lavori di fortificazione con l’inizio e completamento della nuova cinta borbonica.

Messina e il suo porto fungono da postazione avanzata della reazione anglo-borbonica contro i napoletani di Murat. Nel 1820 Messina aderisce al movimento d’insurrezione creatosi a Napoli e finché non vedrà i Borboni lasciare definitivamente la città, continua a combattere, come nel 1847, in un tentativo di insurrezione subito sedato, nel 1848 aderendo alla rivolta palermitana.

Per l’occasione la flotta borbonica bombarda Messina e con uno sbarco a sud della città riprende Messina ai rivoltosi e la mette a ferro e fuoco. Solo con la campagna dei Mille (1860) e con Garibaldi che entra in città il 27 luglio 1860 alla testa dei suoi "picciotti" Messina è liberata dalla tirannide. La Cittadella resiste in mano ai Borboni fino al 12 marzo 1861, quando cade ad opera del generale Cialdini e viene smantellata a furia di popolo.

Con il suo primo piano regolatore, divenuto esecutivo nel 1869, si prevede una espansione dell'abitato verso Sud. Nel 1872 proprio a Sud, su progetto di Leone Savoia è inaugurato il cimitero monumentale con la traslazione da Torino della salma di Giuseppe La Farina.

La creazione del porto franco nel 1880 e l’istituzione del servizio dei ferry-boats i traffici sullo stretto sostengono una economia di tutto rispetto.

Il 28 dicembre 1908 un terribile terremoto squassa la città. 60.000 sono le vittime su 111.000 abitanti. La città è al novanta per cento ridotta in macerie. Solo due fabbriche su diecimila rimangono intatte, 800 risultano ai primi rilievi danneggiate; tutte le altre sono state distrutte. L’economia è in ginocchio, e nei primi mesi del 1909 a Messina non rimangono che 5.000 abitanti.

Lo stato interviene prima con i soccorsi poi con le leggi per la ricostruzione, stanziando le prime somme. Con la delibera del Consiglio comunale per la redazione di un piano regolatore, redatto dall’Ing. Luigi Borzì e approvato con R.D. 3 1-12-1911, Messina può iniziare la sua ricostruzione.

Quando la città sembra essersi definitivamente assestata scoppia il secondo conflitto mondiale e Messina subisce pesantissimi bombardamenti (trentamila bombe esplose) fra il 1940 e il 1943.

Inizia la ricostruzione del dopoguerra e con il boom economico italiano a partire dagli anni Sessanta la speculazione edilizia dissennata e selvaggia costruisce sulle pendici delle colline sabbiose dei monti S. Rizzo. Il resto è storia recente.

 

Messina centro.

Chiesa Cattedrale dell’Assunta,
Chiesa di S. Nicola, Chiesa del Sacro Cuore,
Chiesa S. Giovanni di Malta,
Chiesa di Lourdes, Chiesa S. Marta, Chiesa S. Francesco d’Assisi,
Chiesa Madonna dei Miracoli,
Chiesa Gesù e Maria delle Trombe,
Chiesa Madonna di Trapani,
Chiesa di S. Giuliano, Chiesa S. Clemente, Chiesa S. Rita, Chiesa Maria Consolazione, Chiesa SS. Cosma e Damiano,
Chiesa Gesù e Maria al Ringo,
Chiesa S. Maria del Graffeo,
Chiesa S. Domenico, Chiesa S. Maria dell’Arco in S. Francesco di Paola, Chiesa S. Leonardo in S. Matteo,
Chiesa S. Maria della Pietà,
Chiesa S. Caterina, Chiesa S. Luca, Chiesa S. Maria la Nova,
Chiesa Spirito Santo, Chiesa Gesù e Maria dei Frati Minori, Chiesa del Carmine,
Chiesa S. Antonio Abate,
Chiesa Montalto, Chiesa Montevergine, Chiesa S. Camillo, Chiesa S. Giacomo, Chiesa S. Elena, Chiesa S. Maria Alemanna,
Chiesa S. Elia.

Municipio,
Seminario.
Galleria Vittorio Emanuele III,
Tribunale,
Cassa di Risparmio,
Piazza Duomo,
Piazza Antonello,
Piazza del Popolo
Piazza Basicò.

Bordonaro.

Chiesa S. Maria delle Grazie.

Briga Superiore.

Chiesa S. Nicolò di Bari.

Camaro Superiore.

Chiesa S. Maria Incoronata,
Chiesa S. Giacomo.

Castanea.

Chiesa di S. Giovanni, Chiesa Barone Forzano,
Chiesa di Gesù e Maria,
Chiesa del Soccorso, Chiesa del Rosario, Chiesa del Tindari, Chiesa della Pace.

Contesse.

Chiesa dell’Itria, Chiesa dell’Immacolata.

Faro Superiore.

Chiesa Madre dell’Assunta.

Gesso.

Chiesa Madre S. Antonio Abate,
Chiesa Madre Sacrestia (Paramenti), Chiesa S. Francesco, Chiesa dell’Immacolata, Chiesa S. Francesco di Paola.

Giampilieri Superiore.

Chiesa di S. Nicolò.

Larderia.

Chiesa S. Giovanni Battista,
Chiesa S: Sebastiano, Chiesa Madre,
Chiesa Madonna della Catena.

Massa S. Nicola.

Chiesa S. Nicola.

Mili S. Marco.

Chiesa S. Marco Evangelista.

Mili S. Pietro.

Chiesa SS. Pietro e Paolo.

Pace.

Chiesa S. Maria della Grotta.

Pezzolo.

Chiesa S. Nicola, Casa Custode.

S. Filippo Superiore.

Chiesa S. Nicola, Chiesa Madre, Abbazia.

S. Margherita.

Chiesa S. Margherita.

S. Stefano Briga.

Chiesa S. Giovanni Battista,
Cappella Privata.

S. Stefano Medio.

Chiesa Madre, Cappella S. Nicola, Chiesa S. Maria dei Giardini.

Torrefaro.
Chiesa Madre.

Torrefaro.
Chiesa Madre.

Tremestieri.

Chiesa S. Domenica.

Zafferia.

Chiesa S. Nicolò di Bari.

 

Musei Archeologici e Storico-artistici

Museo Regionale.

Musei Naturalistici

Museo Zoologico Cambria (Università Statale).
Dipartimento Biologia Animale ed Ecologia Marina (Università Statale).
Orto Botanico Erbario (Università Statale).
Istituto Geologia Paleontologia (Università Statale).