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COMUNE DI
MOTTA D'AFFERMO (ME)
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Stemma del Comune di Motta d'Affermo
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da Wikimedia Commons |
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Centro agricolo (Comune di 14,61 Km2 con 1100 abitanti), 172 Km a
Sud-Ovest del capoluogo, a 660 metri di altitudine sulle pendici occidentali dei monti
Nebrodi. Rigogliose campagne e
boschetti di nocciolo.
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Motta d'Affermo |
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Notizie storiche |
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Beni monumentali |
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Anticamente
Motta era chaiamata Motta di Sparto o dei Punici. Motta in lingua fenicia significa
"fortezza" ed DAffermo proviene dal cognome di uno dei suoi
proprietari, tale Muzio o Mario DAffermo, vissuto ai tempi di Re Martino.
L'origine di Motta D'Affermo risale al periodo romano, confermata dai
ritrovamenti archeologici di una necropoli. All'epoca l'abitato sorgeva dirimpetto alla
vicina città di Halaesa.
Nei pressi dell'originario insediamento romano viene edificato il convento
bizantino di S. Maria di Sparto, che certamente aveva una "motta" per permettere
la conduzione dei fondi agricoli di proprietà.
Nel corso della conquista Araba la popolazione si trasferisce nei pressi
della motta, posta in luogo più elevato e sicuro.
Il castello edificato a difesa del nuovo centro abitato e il relativo
territorio entrano a fare parte dei possedimenti della famiglia dei Ventimiglia. Al tempo
del re Martino, questi possedimenti passano a Muzio d'Affermo, i cui discendenti l'avranno
in eredità fino al secolo XVI, quando i feudatari assumeranno perfino il titolo di
Marchese per privilegio di Filippo III. Pertanto è comprensibile che il Centro venga
denominato Motta D'Affermo.
Le piccole Chiese di S. Pietro e di S. Antonio costituiscono la
testimonianza della architettura medievale, precedente agli interventi di trasformazione
del periodo rinascimentale, evidenziate dal compimento della Chiesa Madre, che costituisce
un flulcro per le edificazioni di nuove abitazioni. Nel XV secolo si ricostruisce la
Chiesa di S. Maria (Aedificium anno 1453 conditum) in belle forme classiche; del
corredo antico in essa si conserva una acquasantiera in marmo.
Nel 1557 il feudo passa a Vincenzo Bonaiuto, nel 1607 a Modesto
Gambacorta. Nel 1623 Gregorio Castelli diviene signore di Motta; al nipote Carlo viene
conferito il titolo di Principe di Torremuzza. Lerede, Gabriele Lancellotto, è
ricordato per la fama di erudito e uomo di scienza.
In questo periodo il territorio produce olio, manna e seta. Il paese si
espende per l'accrescimento della popolazione fra la metà del Settecento e il successivo
secolo XIX.
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Chiesa
Madre,
Chiesa S. Rocco. |
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ITINERARI CONSIGLIATI
Itinerario archeologico:
Necropoli Romana di Cozzo Sorbo. recenti scavi archeologici hanno rimesso in luce circa un
centinaio di "tombe ad inumazione" di età tardoimperiale romana. Nei dintorni
si trovano i ruderi del convento bizantino di S. Maria di Sparto, passato in seguito
allordine benedettino e abbandonato nel secolo XVIII.
Itinerario medioevale:
Scendendo fino alla SS. 113, presso il ponte sulla fiumara di Tusa, lungo la quale è
possibile ammirare le opere moderne della Fiumara darte, si può seguire il tratto
di costa della spiaggia di Villapiana, che giunge sino a Torremuzza, un abitato sorto ai
piedi della torre che fu proprietà dei feudatari di Motta, sormontato da una torre di
guardia del secolo XVI, coronata da merlatura e un corpo aggiunto, verso il mare, più
basso e un tempo armato di artiglierie. Alla torre si arriva, percorrendo una breve salita
che passa nellultimo tratto fra antiche costruzioni.
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Da visitare:
La fiumara d'arte di Antonio Presti, con opere ubicate lungo la vallata del
fiume Tusa, fra le quali nel territorio di Motta ricordiamo:
- Energia Mediterranea di Antonio Di Palma, un'onda marina proiettata nello
spazio realizzata in cemento colorato in blu ubicata in contrada Timpuni nel Centro
abitato,
- Lotta tra bene e male
- Finestra sul mare
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