COMUNE DI

S
CALETTA ZANCLEA (ME)

 

 
 
     
 

Litorale di Altavilla Milicia

 
     
 

Chiosa - 31 Marzo 2007

 
     
     
     
   
 
 
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Comune (4,50 Km2 con 2808 abitanti), 18 Km a Sud-Ovest del capoluogo, a 6 metri s.l.m. presso la costa ionica. Sede comunale a Giudomandri.
Formata da quattro frazioni, due collinari: Scaletta Superiore e Guidomandri Superiore e due marine: Scaletta e Guidomandri.

Si producono olive e agrumi. La popolazione si dedica prevalentemente alla pesca, all’agricoltura, all’artigianato ed al commercio rinomato è quello del "pesce fresco" dello Stretto.

 

  Scaletta Zanclea    
     
Notizie storiche Beni monumentali

SCALETTA SUPERIORE


Il toponimo "Scaletta" significa "Scala Piccola", con riferimento alla strada gradonata che consentiva di superare il breve, ma aspro, Capo omonimo; ciò in riferimento alla "media scala" per Capo Alì e, più a Sud, la "grande scala" per valicare il Capo di S. Alessio.

Il Centro esisteva già in periodo Arabo. Il geografo arabo Edrisi nel 1154 la descrive: "lontana due miglia dalla sede del sultano Kait-Alì (Itala) e tre miglia da Magar Abi Halib (Giampiieri)".

Il paese è dominato dal castello, fatto costruire verso l’anno 1220, da Federico Il di Svevia, concedendo il territorio e i suoi beni a Matteo Selvaggio. Nel 1240 è signore del Castello e delle terre di Scaletta Giovanni Selvaggio, padre di Matteo junior e della bella Macalda, andata successivamente in sposa ad Alaimo da Lentini, Maestro Giustiziere del Regno. Nel 1325 le concessioni passano da Pietro II d’Aragona a Peregrino di Patti, Cancelliere del Re; quindi nel 1397 il Castello e le terre di Scaletta vengono concesse a Salimbene Marchese, "Stratigò" di Messina, resosi famoso per la sentenza di morte pronunziata contro il Vicario del Regno Andrea Chiaramonte.

Nel 1535 l’imperatore Carlo V d’Asburgo, reduce dalla vittoria ottenuta contro i musulmani a Tunisi, si ferma a Scaletta, per dilettarsi in battute di caccia al cinghiale.

Nel 1672 il Castello e le terre di Scaletta vengono vendute da Francesco Ventimiglia ad Antonio Ruffo Spadafora, la cui famiglia sarà l’ultima a possedere il feudo di Scaletta.

Dal 1674 al 1676 nella porzione di mare antistante l’abitato si svolgono continue battaglie tra la flotta spagnola, aiutata da navi olandesi, e la flotta francese di Luigi XIV.

Fino al 1812 Scaletta rimane città baronale, autonoma quindi dal governo centrale. L’ultimo feudatario è il Principe Ruffo. Dopo l’eversione del feudo nel 1812 Scaletta diviene Comune.

Nel 1865 è aggiunto il toponimo "Zanclea" data la sua posizione e vicinanza a Messina (Zancle).

 

GUIDOMANDRI


E’ una frazione di Scaletta (a 113 m. sul livello del mare), ma fino al 1928, Guidomandri è stato Comune autonomo prima di esservi aggregato.

E’ un antico borgo medioevale, quasi intatto, con una trama complessa di abitazioni, vicoli e strade strette e tortuose.

Il Centro è ricco di pregevoli testimonianze d’arte e di storia. Fra queste si può ammirare la Chiesa della SS. Annunziata, eretta nel 1630. Conserva stucchi, un soffitto a cassettoni in legno intagliato a rosoni, oltre ad alcune pregevoli tele e statue.

Adiacente alla Chiesa è una torre campanaria alta ben 36 metri, in effetti sembra fosse torre di avvistamento, per controllare l’ingresso alla vallata sormontata da Monte Scuderi.

Castello dei Ruffo, Chiesa di S. Pietro, Casa Comunale secolo XV.

Museo delle Armi al Castello dei Ruffo.

 

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Il Castello dei Ruffo:
- nel 1970 questa importante struttura è stata donata dal principe Sigerio Ruffo al Comune di Scaletta a condizione di adibirla a struttura culturale.

E’ una tipica fortificazione, nata edificata per svolgere un importante ruolo difensivo a sud della città di Messina. Più di un castello vero e proprio è una fortezza costituita da uno spazio aperto cinto da mura e da un Dongione centrale adibito a dimora fortificata della quale si conserva sorprendentemente l’antica copertura. Le due bifore superstiti lasciano immaginare l’eleganza dell’edificio in origine illuminato da nove o forse dodici artistiche aperture. Crollata nel 1908 la parte nord-orientale, con essa precipitò la terza bifora del fronte a mare, che oggi è il prospetto meglio conservato, mentre appena leggibili sono le due bifore murate sul fronte meridionale.

L’antica costruzione semicircolare che si vede nell’atrio era probabilmente basamento di una torre anteriore all’edificazione del Castello.