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  Archeologia
 
Scoperte archeologiche a
  Messina tra il 1910 e il 1915.
 

Per saperne di più  

 
   
 
  Frammenti di memoria    
     
Testo di Clorinda Capobianco    

     
 

Testa di Asclepios, cinta da una corona di metallo (ora perso), da una statua di culto. Marmo, opera d'arte ellenistica, 325-300 aC. Da Melos

 

Collezione Blacas, Primo piano, stanza 22: Alessandro il Grande

 



 
da Wikimedia Commons
   

Presso il Duomo, nel settembre del 1915, si scoprì una grande statua marmorea acefala  rappresentante Igea, adagiata fra ruderi di costruzioni antiche, così distinte:
        - Costruzione ellenistico-mamertina , formata da un piano di lastroni di arenaria, su  un lato del quale si elevava una poderosa muraglia.
        - Casa ellenistica o romano-repubblicana, con muri di grossi mattoni su fondazione di conci lapidei irregolari.

 La statua di Igea rappresenta la divinità secondo il comune schema ellenistico, con il peso del corpo sulla gamba destra rigida, a differenza della sinistra rilasciata e a riposo, con un chitone a fitte pieghe cannellate  e con un mantello adagiato sulla spalla sinistra da cui scende verso il dorso una serpe.

 Fin dal secolo sedicesimo era conosciuto a Messana un titolo dedicato ad Asclepio e Igea, salvatori della città. L’ara che recava questo titolo sorreggeva una pila dell’acquasantiera del Duomo; probabilmente il titolo è stato ritrovato dove è emersa la statua di Igea, in cui sorgeva probabilmente

il santuario dedicato alle due divinità. Furono rinvenuti anche un grande frammento di architrave marmoreo e due capitelli marmorei, ellenistico – romani, con doppio ordine di foglie di acanto, dalle quali spuntano le volute. Vennero fuori anche un grosso muro antico di piccoli conci calcarei, un pavimento di grandi lastre calcarei, un pozzo e un muro militare, probabilmente di età mamertina.

 

 
 
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