Urban - Agosto 2005 |
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Nell'area del siracusano è posta un'altra cittadina greca, Akrai, odierna Palazzolo Acreide, il cui teatro greco, di modeste dimensioni, è probabilmente databile alla metà del II sec. a.C. La particolarità dell'edificio, rispetto alle consuete tecniche costruttive greche, consta nel fatto che non è scavato nella roccia, come quello siracusano, ma è adagiato su un pendio naturale sul quale poggiano i blocchi delle gradinate rivolte a settentrione, da cui gli spettatori avevano e hanno la possibilità di godere dello straordinario panorama naturale etneo. La cavea è composta da nove cunei separati da otto scalette e, nella parte alta del settimo cuneo, una stretta galleria conduce al bouleuterion, altro edificio pubblico di Akrai, forse con l'intenzione di unire il teatro, luogo popolare, con l'area deputata alle riunioni del Consiglio. L'orchestra semicircolare, la cui pavimentazione è parzialmente conservata, prevede una scena avanzata con pavimento ligneo. Le dimensioni ridotte dell'edificio, che poteva accogliere non più di 600 spettatori, probabilmente furono determinate dall'insistere dell'edificio in un'area pubblica centrale, già edificata in precedenza. Altri due edifici, il teatro greco di Taormina e quello greco-romano di Tindari, sono stati riportati ad un utilizzo scenico contemporaneo, sfruttando le indubbie bellezze paesaggistiche che le rispettive zone di edificazione offrono, e che i Greci avevano saputo mirabilmente individuare. Il teatro di Tindari, addossato al pendio della collina, fu probabilmente realizzato tra III e II sec. a.C. rimaneggiato in età imperiale, quando lo si adattò a spettacoli da anfiteatro, trasformandone l'orchestra in un'arena circolare. La sua cavea, con un diametro di circa 63 metri, rivolta verso il mare, è divisa in 11 cunei con 28 gradini. A margine dell'arena si conservano le fondazioni della scena greca, con tre porte. Taormina può vantare, invece, il secondo teatro greco di Sicilia per estensione dopo quello di Siracusa, con un diametro massimo di 109 metri. L'edificio si data con ogni probabilità all'epoca ellenistica e fu poi, come quello di Tindari, ampliato e quasi interamente ripensato dai Romani. La cavea, ricavata su pendio naturale, presenta nove cunei di gradinate ed era incorniciata da una serie di nicchie semicircolari e quadrangolari, con una scena monumentale a tre grandi porte, di tipo orientale, fiancheggiata da colonne corinzie. Dietro la scena sono ancora oggi presenti degli avanzi di portici e, lateralmente, i parascenia, ovvero i locali destinati agli attori e agli arredi scenici. Ambedue gli edifici sono da cinque anni sedi dei cicli di spettacoli classici del "teatro dei due mari", denominato così nel rispetto della posizione geografica dei due edifici, quello taorminese con uno splendido paesaggio sullo Ionio, e quello di Tindari, con un incomparabile panorama tirrenico con la vista sull'arcipelago delle Eolie.
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