Storia della Sicilia
 
  LE TAPPE FONDAMENTALI
DELLA STORIA DELLA SICILIA

 

 
 
   
   
   
   
     

     
     
 

La storia dell'Isola, detta dai Greci Trinakria e poeticamente chiamata dai Romani Triquetra, è sinteticamente ripercorsa attraverso gli avvenimenti fondamentali e le civiltà che ne hanno arricchito il territorio con la loro cultura e le loro tradizioni, patrimonio integrante ed unico dell'area del Mediterraneo.

 
     
 
Civiltà locali Età paleolitica
e  neolitica
L’uomo è apparso in Sicilia nel corso del paleolitico, quasi un milione di anni fa. Omero nel IX e X libro dell’Odissea racconta dei mitologici Ciclopi (giganti con un solo occhio) e dei Lestrìgoni, antropofagi abitatori del territorio dell’odierna Lentini.

Aldilà dei miti, i primi reali abitatori dell’Isola organizzati in comunità sono stati i Sicani, popolazione agricola. Di qui il nome di Sicania. Ne sono testimonianza i reperti archeologici, che vanno dagli insediamenti urbani ai singoli manufatti di uso domestico.

 
 

 

 

Queste popolazioni lavorano l'ossidiana, roccia vetrosa che si trova nell'isola di Lipari, che viene commercializzata prima nelle zone costiere dell'isola e poi attraverso una vera e propria "via dell'ossidiana" nel Mediterraneo.

Nell'età  neolitica comincia la lavorazione dei metalli. Nell'età del bronzo si intensificano numerosi rapporti con i popoli del bacino mediterraneo specialmente orientale.

 
Periodo Siculo XIII secolo a.C. Iniziano le immigrazioni di nuove popolazioni dalla penisola che prendono il sopravvento sulle civiltà locali.

Nella Sicilia orientale, passando lo Stretto di Messina, penetrano i Siculi e si stanziano dapprima nelle zone costiere, per spingersi successivamente verso l'interno.

Nelle parte occidentale dell'Isola si stanziano gli Elimi, forse provenienti dall'attuale Turchia.

 
Periodo Fenicio 700 a.C. Nella Sicilia occidentale giungono i Fenici, i quali fondano strutture urbane legate ai propri traffici commerciali: Motia, Solunto e Palermo divengono importanti centri di scambi. Dopo la fondazione di Cartagine (ubicata sulla costa africana) gli stanziamenti abitativi in Sicilia, si trasformano in vere occupazioni militari.
 
Periodo Greco 735 a.C. L’isola diviene un punto di riferimento per i popoli navigatori che provengono da varie aree del Mediterraneo. Una raffinata civiltà è portata sulla costa ionica: si apre un’epoca durante la quale la civiltà greco-sicula perviene a eccezionali livelli di progresso e di arte, ricordata come civiltà della Magna Grecia.

Coloni greci, provenienti dalla Calcide nell’Eubea, fondano la prima colonia a Naxos (attuale Giardini presso Taormina); ma, secondo studi recenti, la data del 735 dovrebbe essere anticipata di almeno venti anni.

I coloni calcidesi fondano anche Lentini, Catania e Zancle, nome originario di Messina, per via della sua forma a falce.

734 a.C. Coloni di Corinto fondano Sùraka (oggi Siracusa), che a sua volta fonda nel 694 Akrai (Palazzolo Acreide), Casmene (644), Camarina (598).
728 a.C. Coloni di Mégara fondano Mégara Iblea, che a sua volta fonda Selinunte (650).
689 a.C., Cretesi e Rodii fondano Gela sulla costa meridionale, che a sua volta fonda Agrigento (582), ultima delle grandi colonie.
491 a.C. Il greco Anàssila di Messene, proveniente da Reggio Calabria, si impossessa di Zancle e cambia il nome in Messene
480 a.C. Fino al III° secolo a.C. si combatte per l'indipendenza delle nuove colonie sia dalla Grecia che dai Cartaginesi insediati sulle coste occidentali. Si alternano alleanze per il dominio del territorio, che originano varie tirannidi. Emerge la potenza della città di Siracusa, governata dai Dinomenidi. Nel corso dell'anno 480, Gelone di Siracusa, alleatosi con Terone di Agrigento, sconfigge i Cartaginesi a Imera (l’odierna Termini Imerese).
474 a.C. Gerone di Siracusa, successore di Gelone, batte a Cuma gli Etruschi e ne ferma così l’espansione verso l’Italia meridionale
465 a.C. La caduta dei Dinomenidi e l'insurrezione dei Siculi capitanati da Ducezio, compromettono un processo di unificazione che sembrava stesse avviandosi.
427 a.C. La concorrenza delle comunità cittadine agli interessi consolidati dei Greci e dei Cartaginesi porta a lunghi conflitti. Nel corso della guerra del Peloponneso Atene interviene in Sicilia, suscitando la reazione dei Sicelioti (così sono chiamati i Greci di Sicilia), fino alla grande spedizione del 415-413. I Sicelioti respingono l'invasione soprattutto per la presenza di Siracusa, invano assediata per due anni.
405 a.C. I Cartaginesi, approfittando della situazione, distruggono Agrigento, Gela e Camarina, e arrivano a minacciare la stessa Siracusa. Tuttavia il generale Dionisio ferma i Cartaginesi e diviene tiranno della città (405-367).
367 a.C. Dionisio II succede al padre, ma è coinvolto in congiure e rivolte e deve cedere il trono a Timoleonte che nel 345 è inviato da Corinto su richiesta degli stessi siracusani del gruppo conservatore. Il nuovo sovrano respinge i Cartaginesi negli originari confini dell'Alico e riforma la costituzione della città.
336 a.C. Alla morte di Timoleonte, seguono ancora dissidi politici e si impone la dittatura di Agàtocle (316-289), che lotta senza tregua i Cartaginesi fino a portare la guerra contro Cartagine direttamente sulla costa africana.
278 a.C. Alla morte di Agàtocle gli abitanti di Siracusa orfani del loro tiranno invitano Pirro, re dell'Epiro, in loro difesa, il quale giunge in Sicilia allo scopo di combattere e sconfiggere i Cartaginesi. Tuttavia i successi ottenuti non gli evitano la disfatta conclusiva per opera di Roma nel 275.
 
Periodo Romano 262 a.C. Il tiranno di Siracusa, Gerone II, entra in conflitto con i Mamertini, popolazione che vive a Messina e dintorni, i quali chiamano in soccorso i Romani. Scoppia così la cosiddetta Guerra punica, fra Romani (che , attraverso una serie di vittorie, estendono la propria presenza, di fatto occupando l’Isola) e i Cartaginesi, che occupano la Sicilia occidentale.
262 a.C. Nel corso della prima Guerra punica i Romani sconfiggono i Cartaginesi in mare nel 262 a.C. a Milazzo e, nel 260 a.C., distruggono la flotta nemica presso Marettimo.
215 a.C. Muore Gerone II, tiranno di Siracusa e gli succede il giovane Geronimo, che viene detronizzato nel giro di pochi mesi. Ciò determina un accostamento di Siracusa ai Cartaginesi.
212 a.C. I Romani espugnano Siracusa (212 a.C.) e Agrigento (210 a.C.). Con le ricchezze di queste città Roma può completare vittoriosamente la seconda Guerra punica.
138 a.C. Al termine della guerra le condizioni economiche della Sicilia sono peggiorate: il latifondo si estende per gran parte dell'Isola. Esplodono due rivolte servili, a stento domate, con rivendicazioni di carattere sociale ed aspirazione autonomista: quella di Euno (136-131) e quella di Salvio (104-100).
36 a.C. L’occupazione Romana si consolida. La Sicilia ottiene da Cesare la concessione del diritto latino e da Antonio la piena cittadinanza romana. Nel 36 l’imperatore Ottaviano estende definitivamente il possesso romano dell’Isola.
280 d.C. La Sicilia è scossa dall'invasione di orde barbariche: si inizia con la presenza dei Franchi.
466 d.C. Sbarca in Sicilia con le sue truppe Genserico re dei Vandali il quale dieci anni dopo cede l’isola a Odoacre re degli Sciri. Segue un periodo caratterizzato dalla influenza degli Ostrogoti.
 
Periodo Bizantino 535 d.C. I Bizantini affermano il potere dell’impero romano d’oriente, attraverso la riconquista della Sicilia con una spedizione inviata da Giustiniano e condotta da Belisario. L'isola diviene provincia di Bisanzio con capitale Siracusa, dove ha sede uno stratego. Le condizioni dell’Isola si aggravano, anche a causa di numerose scorrerie arabe.
663 d.C. L’imperatore Costante II (663-668) trasferisce la corte, la zecca e gli uffici imperiali da Costantinopoli a Siracusa. Costante II sogna in verità di riportare la capitale dell'impero a Roma, vincendo i Longobardi. A causa di una congiura di palazzo, tuttavia, l’imperatore è assassinato nel 668 e, l’anno successivo, suo figlio Costantino IV Pogonato (668-665) riporta a Bisanzio la capitale dell’impero bizantino e Siracusa torna ad essere capitale di provincia.
 
Periodo Arabo 827 d.C.

 

I Musulmani d’Africa, con una spedizione navale proveniente da Ifriqiya (odierna Tunisi) sbarcano a capo Granìtola presso Mazara il 17 giugno dell’827, chiamati da un ricco comandante siciliano, Eutimio (o Eufemio) da Messina, ribellatosi alla Corte di Costantino imperatore, dando avvio a una nuova epoca.
831- 965 d.C. Gli Arabi occupano Palermo (831), che diviene capitale dell'Isola; quindi si impossessano di Messina (842), Enna (859), Siracusa (878), Catania (900), Taormina (902). Nel 965, con la conquista di Rometta nel messinese, si completa l’occupazione dell’intero territorio siciliano.
965 d.C. L'Isola è interamente sottomessa solo alla fine del secolo IX°.

La presenza araba sarà fondamentale non soltanto per l’Isola, perché la civiltà arabo-sicula sarà di eccezionale stimolo artistico e letterario, un sapere che si irradierà in un’area culturale molto più vasta, ma anche tecnologico, ad esempio con l’introduzione di sistemi di irrigazione che daranno origine al cosidetto "giardino mediterraneo" ad agrumi.

La Sicilia viene divisa amministrativamente in tre Valli: Val di Mazara nella parte centro-occidentale, Val Dèmone nella parte orientale-settentrionale, Val di Noto nella parte orientale-meridionale.

 
Periodo Normanno 1060 d.C. Le diverse dinastie arabe non riescono a costituire una organica struttura statale in Sicilia; pertanto con la caduta dei Kalbiti si spezza decisamente l'unità dell'Isola, che viene ad essere suddivisa tra vari signori locali, spesso in lotta fra di loro.
A causa di una contesa fra i "Kaid" di Catania e di Siracusa sono chiamati i Normanni in Sicilia, che ben conoscono la situazione politico-militare dell’Isola, per essersi da poco stabiliti a Messina.
1063 d.C. I Normanni di Ruggero di Altavilla, conte vassallo di Roberto il Guiscardo, sconfiggono i Musulmani nella battaglia di Cerami. Conquistano Catania (1071), Palermo (1072), Enna (1087). Nel 1091, con la caduta di Noto, ultima piazza saracena, completano l’acquisizione della Sicilia.
1091 d.C. Ruggero d'Altavilla assume il titolo di Gran conte di Sicilia e di Calabria, e svolge una politica di tolleranza verso i vinti, di rilatinizzazione della popolazione locale e di rafforzamento del nuovo sistema di governo introdotto per la prima volta in Sicilia: il feudo.

Nel 1097 riceve dal Papa Urbano II l’Apostolica Legazìa con la quale ha facoltà di nominare direttamente tutti i vescovi Siciliani.

1113 d.C. Questa politica è perseguita anche da Ruggero II (1113-1154), che succede al padre. Porta il regno a grande splendore, e come per il padre, la sua tolleranza permette la convivenza di varie etnie e fedi religiose.
1130 d.C. Ruggero II riunisce i possessi normanni di terraferma e nel 1130 assume il titolo di re di Sicilia e di Puglia.
I Normanni contribuiscono a formare uno stato moderno, che supera il modello feudale piramidale (re, vassalli , valvassori, valvassini). Il re comanda attraverso un apparato di funzionari statali e il Parlamento controlla il re attraverso le rappresentanze nobiliari ed ecclesiastiche, nonché attraverso il braccio demaniale ovvero le rappresentanze delle città libere non facenti parte di feudi baronali o vecovili.
1144 d.C. Viene creato il primo catasto urbano e rurale della Sicilia.
1154 d.C. Guglielmo I il Malo (1154-1166) succede a Ruggero II, ma il suo regno è offuscato da congiure baronali e spietate repressioni.
1172 d.C. Guglielmo II il Buono (1172-1189) diventa il nuovo re di Sicilia. Un re apprezzato per la sua tolleranza.
1186 d.C. Guglielmo II, non avendo eredi diretti permette il matrimonio tra Costanza d’Altavilla (figlia di Ruggero II ed erede indiretta) ed Enrico VI di Svevia (figlio di Federico Barbarossa).
 
Periodo Svevo 1194 d.C. Alla morte di Guglielmo II la corona della Sicilia passa dalla monarchia normanna a quella Sveva. Enrico VI regna con spietatezza, annientando i suoi avversari politici, contrastato dal partito "nazionale" di Tancredi, figlio bastardo di Ruggero II.
1198 d.C. Morto Enrico VI, Federico II di Svevia diviene re di Sicilia (con il nome di Federico I), ma poichè Federico è ancora minorenne la Sicilia è retta prima da Costanza e poi da Innocenzo III.
Assunto la piena autorità Federico restaura i poteri dello stato indeboliti dalla reggenza. Nel 1220 Federico diviene imperatore dell’Impero Germanico.
E' certamente il sovrano più carismatico del XIII sec.

Con Federico II, soprannominato "la meraviglia del mondo", il Regno di Sicilia, con Palermo capitale di alto prestigio, diviene il crocevia di attività scientifiche, artistiche e sociali che illumineranno per molti anni la coscienza dei popoli europei. Gli stessi Dante e Petrarca testimoniano esplicitamente che alla corte di Federico nacque la letteratura italiana, che trovò i sui presupposti nella "Scuola poetica siciliana".

Sotto Federico confluiscono tre civiltà: quella latino-germanica, quella siculo-normanna, e quella araba.

Dota la Sicilia di una formidabile rete difensiva, edificando i castelli Ursino di Catania, Maniace di Siracusa, ma anche i castelli di Augusta e di Salemi.

1250 d.C. La fine del regno degli Svevi è segnata dalla scomparsa del grande re-imperatore nel 1250. Nonostante sia morto in Puglia (Castel Ferentino, 13 dicembre 1250) per volontà testamentaria è sepolto nella cattedrale di Palermo.
Segue un periodo di lotte, quelle portate da Pietro Ruffo che vuole imporre una signoria personale e quelle condotte dalla Curia a seguito della volontà papale di sciogliersi dalla morsa Sveva sia da Nord che da Sud.
1258 d.C. Nonostante le intenzioni papali, il Parlamento "Siculorum" incorona re Manfredi , figlio di Federico II.
1266 d.C. Papa Clemente IV tuttavia sostiene il conte francese Carlo d’Angiò (fratello di Luigi IX) contro Manfredi, per la conquista della corona del Regno di Sicilia. Manfredi viene sconfitto e ucciso a Benevento (in Campania) il 26 febbraio 1266.

I Siciliani, ciononostante, non accettano la sconfitta in terra campana e, per lealtà verso gli Svevi, chiamano come loro re Corradino, figlio di Corrado di Svevia.

 
Periodo Angioino 1268 d.C. Carlo D’Angiò, con un agguerrito esercito, dopo avere sconfitto Corradino a Tagliacozzo (in Abruzzo) il 13 agosto 1268, si impadronisce dell’Isola, con grande efferatezza inviando il suo luogotenente, Guglielmo l’Etendart, ed esercitando da questo momento sulla Sicilia un potere vessatorio.
1270 d.C. Carlo I D’Angiò, viene in Sicilia per la prima ed unica volta nel corso dei suoi 12 anni di regno, di passaggio per recarsi alla VIII Crociata, dove nel 1277 assumerà il titolo di re di Gerusalemme.

Carlo I D’Angiò trasferisce la capitale da Palermo a Napoli, suscitando il malcontento. Applica un’avida politica fiscale per finanziare le imprese militari alla conquista di Gerusalemme.

1282 d.C. Gli abitanti si ribellano contro gli Angioini.
Inizia a Palermo, il 30 marzo, quella che viene definita la rivolta dei "Vespri Siciliani", che presto si estende ovunque nella Sicilia. È il tentativo appassionato di istituire uno stato siciliano autonomo, come una federazione di liberi comuni.

Grande è l’apporto che in questa rivolta forniscono le donne siciliane (offese dagli atteggiamenti pretestuosi della soldataglia francese, che le perquisisce per evitare che portino armi). A Messina due coraggiose donne, Dina e Clarenza, nella notte dell’8 agosto 1282, sventano con il proprio intervento, un attacco notturno degli Angioini.

1282 d.C. Con la guerra del Vespro inizia un lungo periodo di lotte che viene ricordato come la Guerra dei Novant’anni (1282-1372).
 
Periodo Aragonese 1282 d.C. I° Periodo (1282-1302).

Palermo per non soccombere ai francesi chiama Pietro III d’Aragona, il quale dovrebbe battere Carlo I sul terreno neutro di Bordeaux.

Nel 1285 morti i protagonisti della guerra (papa Martino IV, Carlo I d’Angiò e Pietro III d’Aragona) i Siciliani eleggono re Giacomo II d’Aragona, subendo così una scomunica si popolo inflitta da papa Onorio IV.

1296 d.C. I Siciliani stessi non esitano a dichiarare decaduto il re (che si sta adoperando per restituire diplomaticamente la Sicilia agli Angioini) e incoronare suo fratello Federico III d’Aragona.
1302 d.C. Con la pace di Caltabellotta (31 agosto 1302) si chiude il I° periodo della guerra dei Novant’anni. La Sicilia dovrebbe passare definitivamente agli Aragonesi. Federico III d'Aragona viene ufficialmente nominato Re di Trinacria.
1302 d.C. II° Periodo (1302-1347).

L'Isola continua tuttavia ad essere contesa fra Angioini e Aragonesi, poiché la pace non viene osservata. La guerra continua sotto la monarchia di Pietro IV (1337-1342) e di Ludovico I (1342-1355).

1347 d.C. Con la pace di Catania (8 novembre 1347) si chiude il II° periodo della guerra dei Novant’anni. Gli Angioini rinunciano ancora una volta alla sovranità sull’isola; mentre i Siciliani si impegnano a non oltrepassare lo stretto ed invadere il Regno di Napoli.
1347 d.C. III° Periodo (1347-1372).

L’anarchia dei vari signorotti feudali, soprattutto essendo re Federico IV (1355-1377), favorisce la quasi totale riconquista da parte degli Angioini, anche se con lo "scacco di Catania" (in cui i Siciliani nella battaglia navale di Ognina rovesciano le sorti militari) la guerra continua stancamente fino al 1372, quando viene siglata la pace di Avignone, residenza dei Papi.

1372 d.C. La pace di Avignone (20 agosto 1372) conclude la guerra dei Novant’anni, segnando così il distacco definitivo del Regno di Napoli dal Regno di Sicilia (una divisione che durerà fino al 1816 quando i Borboni unificheranno le due corone, fondando il Regno delle due Sicilie).
1377 d.C. Tra feroci lotte intestine, guerre e ribellioni popolari, la presenza degli spagnoli dura per secoli e in qualche modo ritarda, secondo molti storici, lo sviluppo culturale e sociale dell’isola.

Nel 1377 fino al 1392 scoppia una guerra civile da parte dei baroni contro il Governo dei Quattro Vicari ( le potenti famiglie Alagona, Chiaramonte, Peralta, Ventimiglia), per la detenzione del potere in nome della quindicenne Maria d’Aragona figlia del deceduto re Federico IV.

1392 d.C. Martino I d’Aragona sposa Maria e le lotte intestine si placano.
1409 d.C. Alla morte di Martino I d’Aragona succede (caso più unico che raro) suo padre Martino II d’Aragona che regna solo un anno e muore senza eredi al trono.
 
Periodo Castigliano 1412 d.C. Ferdinando di Castiglia (nipote di Martino II) diviene re d’Aragona e di Sicilia. Inizia così il periodo spagnolo della storia siciliana, detto Età dei viceré, perché il governo del territorio fu esercitato dalla Spagna per il tramite dei viceré e non vi fu più sovrano che venne nell'Isola, se si esclude Carlo V nel 1535 (per soli tre mesi).

Gli avvenimenti successivi in Sicilia sono una lunga sequenza di tumulti e di cospirazioni da parte di notabili e popolani che traggono motivo dalle mutate condizioni delle strutture economiche e politiche in Europa e nel bacino mediterraneo.
Sotto il dominio spagnolo è introdotto il Tribunale dell'Inquisizione, avviene lo sfratto degli ebrei e la perdita dei privilegi del parlamento siciliano. Si inasprisce la riscossione dei tributi e si diffonde la corruzione, che prenderà il nome di spagnolismo.

1647 d.C. Mosso dalla fame il popolo tenta nell'Isola varie ribellioni contro gli spagnoli: notevole quella di Palermo capitanata da G.Alessi.
1674 d.C. Con la protezione di Luigi XIV, esplode la rivolta antispagnola di Messina
 
Periodo Sabaudo 1713-1720 d.C. Dopo tre secoli di dominio spagnolo, esercitato anche attraverso onnipotenti viceré, la Sicilia diviene merce di scambio quando per il Trattato di Utrecht Vittorio Amedeo II di Savoia il 24

dicembre 1713 prende il titolo di re di Sicilia.

Il nuovo governo, oltre che per l'imposizione di un pesante fiscalismo, è ricordato per la famosa Controversia Liparitana (iniziata nel 1711 tra il Vescovo di Lipari unitamente al Papa contro il viceré spagnolo Balbases), continuata fino al 1729.

1718-1720 d.C. Il generale malcontento antisabaudo permette alla Spagna di riappropriarsi dell'Isola, con grande giubilo della popolazione. Ma essendo in corso la Guerra della Quadruplice Alleanza (Francia, Inghilterra, Austria, Olanda, contro le mire di espansione spagnole), con il trattato dell'Aja la Spagna, battuta per mare a Pachino dagli inglesi e per terra a Francavilla (Me) dagli Austriaci, è costretta a cedere la Sicilia agli Austriaci.
 
Periodo Austriaco 1720-1734 d.C.

 

L’isola passa agli Austriaci con Carlo VI imperatore. La pressione fiscale non cessa, anzi nuovi "donativi straordinari" vengono chiesti ai siciliani. Gli austriaci incameravano direttamente l'argento che si estraeva dalle miniere di Fiumedinisi (Me) che possiede la facoltà di battere moneta con la sua Zecca.
 
Periodo Borbonico 1734-1860 d.C. Filippo V, re di Spagna, impegnato nella guerra di successione polacca (1733-1738) invia in Italia un esercito al comando del figlio Carlo di Borbone che con la battaglia di Bitonto (Bari, 1734) si impadronisce del regno di Napoli e con la caduta dell'ultimo presidio austriaco a Messina (9 marzo 1735) anche della terra di Sicilia.

L'Isola passa quindi ai Borbone di Spagna, e Carlo III, figlio di Filippo V, diviene re delle due Sicilie.

1759 d.C. Carlo III inizia un'opera riformatrice, che permette di mitigare la pressione fiscale e favorire i commerci. Limita i poteri dell'Inquisizione e incarica gli stessi Siciliani delle cariche pubbliche isolane.

Alla sua morte nel 1759 gli succede il figlio Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia, di nove anni, il cui consiglio di tutela è composto anche da Sicilani

1782 d.C. Il viceré Domenico Caracciolo di Villamaina (1781-1786) abolisce l'Inquisizione, e ne destina le rendite per l'istituzione di nuove cattedre universitarie.
1788 d.C. Il nuovo viceré, principe Francesco D'Aquino di Caramanico (1786-1795), abolisce le "angherie" , ovvero i lavori che i contadini prestavano gratuitamente ai signori, e le "servitù personali" in linea con le nuove idee propugnate dalla Rivoluzione francese. Lo stesso abolisce anche le monacazioni dei minorenni e dei figli non primogeniti.
1795 d.C. Le idee della Rivoluzione francese si propagano anche in Sicilia e il giurista palermitano Francesco Paolo Di Blasi, reo di una congiura giacobina per l'instaurazione di un governo repubblicano, fu giustiziato con tre compagni a Palermo (20 maggio 1795).
1798 d.C. Ferdinando di Borbone, a causa dell’occupazione napoleonica, da Napoli fugge in Sicilia. Vi mette piede per la prima volta dopo trentanove anni di regno, per risiedere con la propria corte a Palermo. Ritorna a Napoli nel 1802 con l'aiuto dell'ammiraglio Orazio Nelson.
1806 d.C. Ferdinando di Borbone, cacciato da Napoli da Gioacchino Murat, si rifugia nuovamente in Sicilia.
1806 d.C. L’isola è ormai divenuta una base bellica dell’Inghilterra in guerra contro i Francesi dell’impero napoleonico.
1812 d.C. E' uno degli anni più significativi della storia siciliana, durante il quale si anticipano principi e rivendicazioni politiche proprie dell’età moderna. Le istanze di libertà si concretizzano nella Costituzione che l’Assemblea costituente formula a Palermo e che re Ferdinando deve concedere per intervento degli inglesi (lord Bentinck). La Costituzione è formulata dal giurista siciliano Paolo Balsamo di Termini Imerese, sull’esempio di quella inglese.
1816 d.C. Dopo la tormenta napoleonica e il riaffermarsi a Napoli del potere borbonico, Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia, abolisce la Costituzione concessa nel 1812 ai siciliani (sostenendo di non potere essere re costituzionale a Palermo e sovrano assoluto a Napoli) e il giorno 8 dicembre 1816 con un Atto di unione, contro ogni aspirazione di autonomia, la Sicilia viene incorporata con Napoli nel Regno delle Due Sicilie, e posta sotto una amministrazione centralizzata.
1820 d.C. I Rivoluzione ( 1820-21).
In nome dell’autonomia e della sovranità popolare, il 14 luglio 1820 incominciano tumulti a Palermo contro i Borboni. Sono moti suscitati da aristocratici e separatisti. Queste rivolte contro la monarchia si manifestano nonostante un moderato assistenzialismo messo in atto dal governo borbonico. Carestie ed epidemie aggravano la situazione.
Il generale Florestano Pepe, al comando del corpo di spedizione borbonico, il 22 settembre a Termini Imerese accorda ai rivoltosi un governo autonomo, ma l’accordo non è approvato dal re e il generale Pepe viene destituito e sostituito dal generale Pietro Colletta che il 26 marzo 1821 reprime definitivamente a Messina la rivolta separatista.
1825 d.C. Muore Ferdinando e gli succede il figlio Francesco I che siede in trono fino al 1830.
1837 d.C. Sotto il regno di Ferdinando II scoppia il colera e il popolo di Catania e di Siracusa tenta di insorgere nuovamente, ma il moto è represso immediatamente.
1848 d.C. II Rivoluzione ( 1848-49).
Il 12 gennaio 1848 Palermo, prima che altrove nella penisola, viene data la spinta all’indipendenza italiana. Una rivolta popolare, guidata da Rosolino Pilo e Giuseppe La Masa, provoca la fuga delle truppe borboniche che lasciano la Sicilia, pur rimanendo attestati nell'imprendibile Cittadella di Messina.
Si determina così la costituzione di un governo provvisorio e di un nuovo Parlamento presieduto da Ruggero Settimo. Viene proclamata l’indipendenza dell’Isola e promulgata una nuova Costituzione di stampo liberale-democratico (il Parlamento è al di sopra del re, il quale non ha più facoltà né di sciogliere né di sospendere le Camere).
1848 d.C. In base art. 2 della nuova Costituzione, il 13 aprile 1848 il Parlamento dichiara decaduto Ferdinando II di Borbone, perché re anche di Napoli. Al suo posto è chiamato il duca di Genova Alberto Amedeo di Savoia, secondogenito di Carlo Alberto re di Sardegna.
1848 d.C. Il 17 aprile 1848 una spedizione di cento soldati siciliani capitanati da Giuseppe La Masa fu inviata in Lombardia e si batté valorosamente a Treviso.
1848 d.C. Nonostante ogni speranza di libertà, le truppe borboniche ritornano in forze, per reprimere l'insurrezione. L'armistizio è firmato il 17 settembre 1848.
1849 d.C. Ferdinando II concede uno statuto, che viene respinto dai Siciliani e dopo aspre lotte il generale Filangeri sottomette tutta la Sicilia alla corte di Napoli. Palermo cade il 15 maggio.
1859 d.C. Ferdinando II il 22 maggio 1859 muore e gli succede il figlio Francesco II
1860 d.C. III Rivoluzione ( 1860).

Una rivoluzione popolare guidata dal fontaniere Francesco Riso, scoppia a Palermo il 4 aprile 1848 e rivoltosi si arroccarono nel convento della Gancia. Costituisce la miccia che fa divampare ovunque la ribellione.
Giuseppe Garibaldi (convinto all'azione da Francesco Crispi) partito da Quarto presso Genova il 5 maggio 1860 con 1089 patrioti fra i quali 45 Siciliani, sbarca a Marsala l’11 maggio con un numero di uomini ridotto a 752.

1860 d.C. Con l’impresa dei "Mille" e dei picciotti (circa 10.000 unità) si apre la fase più esaltante del Risorgimento italiano. Il 14 maggio Garibaldi lancia il proclama di Salemi; il 15 maggio vince a Calatafimi e marcia verso Palermo che conquista il 27 maggio,

Il 20 luglio si svolge la battaglia di Milazzo. Resiste solo la Cittadella di Messina.

Garibaldi il 18 agosto 1860 attraversa lo Stretto di Messina e passa in Calabria. Il 17 settembre entra vittorioso a Napoli: il governo borbonico è definitivamente sconfitto.

1860 d.C. L’unione con il Regno d'Italia è sancita con il Plebiscito del 21 ottobre 1860: i risultati elettorali riportano 432.053 sì contro appena 667 no. Le consultazioni elettorali del 27 gennaio 1861 permisero di eleggere i primi Deputati del Regno d'Italia.
 
Regno d'Italia Dopo il 1860 d.C. Dopo i primi entusiasmi, il periodo post-unitario mette a nudo l’arretratezza socio-economica dell’Isola. La mancata attuazione delle riforme, soprattutto sociali, promesse porta al fiorire del fenomeno del brigantaggio. I latifondisti si appoggiano alla mafia per mantenere la propria autorità sui contadini.
Sui Siciliani abituati a pagare un'unica imposta progressiva sul reddito, si abbattono una serie di tasse (comunale, provinciale, addizionale, tassa di famiglia, tassa sul macinato, tassa di successione). Contrariamente agli usi è imposta la circoscrizione militare obbligatoria (fino ad allora il servizio militare era volontario) e lontano dalla Sicilia.

Viene estesa alla Sicilia la legge Siccardi sull'eversione e la vendita delle proprietà ecclesiastiche.

1866 d.C. Una sommossa di protesta, denominata del Sette e mezzo, durata dal 15 al 22 settembre 1866 è domata dal Generale Raffaele Cadorna.
1871 d.C. Alle masse lavoratrici non rimane che la via dell’emigrazione verso l’America: dal 1871 al 1914 più di un milione di Siciliani abbandona definitivamente l’Isola.
1891 d.C. Nasce nel 1891 il Partito Socialista Siciliano e il movimento a carattere sociale dei Fasci siciliani dei lavoratori. Il governo, presieduto da Francesco Crispi, decreta lo stato di assedio ed inizia una durissima repressione.
1908 a.C. Alle ore 5,20 del mattino un disastroso terremoto colpisce e rade al suolo la città di Messina.
1919 d.C. Alla fine della prima guerra mondiale, la politica autarchica fascista determinò una certa ripresa, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale portò a un ulteriore abbassamento del reddito.
1922 d.C. Con l'avvento del regime fascista le oligarchie locali devono adeguarsi ad una maggiore sorveglianza da parte della autorità centrale. Opere pubbliche come strade, ponti, scuole vengono realizzate rapidamente. Nonostante ciò, nel medesimo periodo, il ritmo di trasformazione risulta inferiore a quello di altre regioni italiane.
1923 d.C. Con un decreto legge che stanzia fondi a favore delle popolazioni colpite dal terremoto del 1908, che da quindici anni attendono interventi statali idonei alla ricostruzione, la città di Messina
1923 d.C. Mussolini conferisce al prefetto Mori poteri di emergenza per debellare la Mafia. Le pur soddisfacenti operazioni di polizia, tuttavia, non riescono a rimuovere un fenomeno che affonda le proprie radici in complesse cause sociali ed economiche.
1933 d.C. Il rafforzamento del potere centrale permette di promulgare leggi sul rimboschimento e la bonifica della terra per varare una pianificazione, che nella maggior parte dei casi rimane sulla carta, che permetta la costruzione di villaggi agricoli, laghi artificiali ed acquedotti.
1940 d.C. Lo scoppio della seconda guerra mondiale, che ha come fronte primario il bacino del Mediterraneo danneggia ulteriormente le condizioni dell'Isola.
1943 d.C. Per motivi di strategia, l'Isola è scelta per lo sbarco su vasta scala (denominato azione Husky), per operare una successiva azione di invasione della penisola italiana.
Nonostante una forte difesa dell'Isola, in quanto a numero di uomini (tuttavia male armati, demotivati e in gran parte debilitati dalla malaria), la notte del 10 luglio 1943 gli Alleati sbarcano sulle coste meridionali dell’Isola, tra Licata e la Maddalena (Siracusa). La sera del 10 luglio cade Siracusa, il giorno successivo la base navale di Augusta. Il 20 luglio le truppe della settima armata americana del gen. Patton e della ottava armata britannica del Gen. Montgomery, hanno conquistato ben due terzi dell'Isola. Palermo e Messina vengono colpite da ripetuti bombardamenti. Il 22 luglio cade Palermo.
Le divisioni italiane Livorno e Napoli e il 14° corpo d'armata tedesco riescono a differire la caduta di Messina fino al 17 agosto.
La caduta della Sicilia è un duro ed irreparabile colpo per il regime fascista, che considerava la Sicilia inespugnabile. I danni causati dal conflitto, soprattutto alle forniture di energia, avranno ripercussioni nella Sicilia del dopoguerra.
1944 d.C. Aggravati dai fenomeni post-bellici, l'Isola vede acuirsi i suoi problemi: quello del banditismo e della mafia.

Acquistano nuova forza i movimenti separatisti, che non trovano tuttavia un vero seguito nell'Isola, come il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia (MIS), guidato dall'On. Andrea Finocchiaro Aprile, fiancheggiato dall'Esercito Volontario per l'Indipendenza Siciliana (EVIS), guidato da Concetto Gallo. I separatisti chiedono al governo alleato l'autonomia dall'Italia.

 
Repubblica italiana 1946 d.C. Il 15 maggio 1946 il governo italiano promulga con un decreto, convertito in legge il 26 febbraio 1948, lo Statuto, che sancisce per la Sicilia una autonomia regionale a Statuto speciale. Questo Statuto a tutt'oggi non è mai stato integralmente applicato.
1946 d.C. L'intervento dello Stato permette la costruzione di strade e opere pubbliche. E' creata la Cassa per il Mezzogiorno, al fine di finanziare i progetti industriali e agricoli del Sud.
Si tenta la strada di una riforma agraria e la costruzione di villaggi agricoli per la coltivazione intensiva di appezzamenti di terreno che suddividono l'originario latifondo estensivo.
Le scelte vengono fatte sulla base di considerazioni di ordine politico, più che tecnico, e nella maggior parte dei casi si dimostreranno fallimentari.
1947 d.C. Nell'aprile del 1947 viene eletto il primo Parlamento regionale.
1947 d.C. La recrudescenza del banditismo, mette in atto clamorosi fatti di violenza, come la strage perpetrata da Salvatore Giuliano il primo maggio 1947 a Portella delle Ginestre.
1977 d.C.

La Regione Siciliana è l'unica Regione italiana (insieme alle province autonome di Trento e di Bolzano) a cui lo Stato italiano trasferisce le competenze primarie in materia di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale. Per effetto di questo trasferimento - contenuto nello statuto autonomistico del 1946, ma realizzato solo nel 1977/78 in seguito all'emanazione dei decreti presidenziali n. 635/75 e n.637/75 - in Sicilia l'ente Regione ha poteri diretti d'intervento nel settore dei beni culturali, in ordine sia alle politiche di conservazione sia a quelle per la valorizzazione delle risorse culturali dell'Isola (L.R. 80/77).

Dopo il 1982 d.C. Una seria di attentati contro esponenti di spicco della vita pubblica italiana manifesta la dura lotta portata alle istituzioni da parte della mafia, fra questi l'assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, del politico Pier Santi. Mattarella, dei Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.