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  Terremoto di Messina
   
Un saggio racconta la città
  tutta di legno
 

Per saperne di più  

 
   
 
  Gennaio 1909  
  Abitare l'emergenza
   
     
Testo di Sergio Bertolami    

 
 

Messina. Baracche dopo il terremoto del 1908. Liceo Ginnasio in baracca.


 

 
 
 
 
 
 

Lo sgombro delle macerie è posto in secondo ordine rispetto alla stesura e alla realizzazione del piano baraccato, cosicché la ricerca delle aree libere è rivolta all’esterno del nucleo urbano seguendo le direttrici previste già dal piano Spadaro. D’altra parte il criterio di scegliere bene i suoli e bene occuparli, tenendo conto delle condizioni geomorfologiche e di un’economia di spesa generale, restringe la scelta a due grosse aree, l’una a nord (Piano Giostra di 32 ettari) e l’altra a sud (Piano Moselle di 85 ettari). Aree tutt’altro che economiche visto che sono coltivate ad agrumeti, orti irrigui ed arborati, richiedenti perciò forti spese d’indennizzo, tanto da rendere più conveniente l’indennità per l’espropriazione definitiva rispetto alla temporanea. La scelta dell’occupazione definitiva renderà inderogabile la decisione di operare in futuro, con una rotazione dei suoli, la sbaraccamento sistematico a favore dei nuclei fabbricati, servirà a considerare piani di sviluppo meno provvisori, e nelle intenzioni permetterà, grazie all’ampliamento delle aree fabbricabili, di frenare la speculazione dei privati.

In circa tre settimane, tra la metà di gennaio e i primi giorni del mese successivo, i funzionari rilevano i terreni da espropriare, redigono i piani per la sistemazione dei rioni baraccati, ne studiano le tipologie abitative. Nel fare ciò tracciano le linee direttrici della nuova città, predisponendo una rete razionale di strade di 12-18 metri che facilitano il collegamento e ristabiliscono i rapporti commerciali. Si gettano tre ponti in cemento armato e cinque in legno per l’attraversamento dei torrenti. Si costruiscono cunette in calcestruzzo per lo smaltimento delle acque piovane. Si riammaglia la conduttura interrotta dell’acqua potabile e la si adegua nei limiti delle nuove esigenze. Ma non si costruisce una rete di fognature, occorrendo lunghi studi preliminari e temendo inconvenienti igie­nici conseguenti alle scosse telluriche che ancora si manifestano.

La città è di nuovo viva. Il primo carico di legname viene sbarcato il 31 gennaio 1909. A febbraio saranno 30 i vapori che sottocarico, viaggianti e sottoscarico opereranno in favore delle zone terremotate; a marzo saranno 39. Nel giugno 1911 si conteranno oltre centosessantatremila metri cubi di legname scaricato per costruire una città tutta di legno.

 

 
 
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