Donna Maria Carla Borghese tuttavia non si arrende e
guardando l’antico molo del porto lacustre bonificato, instaura un dialogo
con quelle pietre che le parlano dell’antico lago del Biviere. Di fronte al
molo è il grande “casone”, che i principi borghese hanno scelto di abitare.
Un tempo era la centrale della pesca, che veniva praticata con un ancestrale
sistema fenicio, ripreso successivamente dagli Arabi e affine a quello delle
tonnare. I pesci e l’acqua venivano convogliati, attraverso condotti scavati
nella roccia tufacea, nelle “camere della morte”, sorta di fosse provviste
di un graticcio in canne su cui giungevano i pesci, che rimanevano in
superficie, giacché l’acqua veniva lasciata defluire. Il pescato,
conservato in vasche, veniva in tal modo inviato ai mercati vicini.
Gli antichi moli, costruiti con grossi blocchi di
pietra bianca estratti dalle cave di tufo circostanti, furono i primi ad
essere recuperati per accogliere una ricca collezione di succulente,
acquistate nei vivai del circondario. Tra le numerose varietà vale citare
l’Opuntia Santa Rita, una cactacea che ha la particolarità di fiorire il 26
maggio, ricorrenza di Santa Rita da Cascia, e una piccola, rara Agave Regina
Victoria. Poi è stata la volta di quattro Phoenix canariensis,di alcune
Yucche elephantipes, chiamate in tal modo per la somiglianza del tronco con
le zampe del pachiderma, della Xantorrea arborea dalle foglie lunghe e
sottili,del Dasylirion che ogni dieci anni produce una spettacolare
infiorescenza rosso cupo.
Lungo il piano d’ingresso alla casa, dove prospetta la
facciata principale, di un delicato colore albicocca, trovano posto, in
cinque spazi rettangolari coperti di ciottoli bianchi e addossati alle
pareti, cinque Cactus di specie diversa. Uno splendido esemplare di
Euphorbia canariensis è invece collocato in un angolo del terrazzo,
inclinato sopra un’elegante panchina del Settecento. Completano il piano
d’ingresso quattro Citrus paradisi ovvero pompelmi di una varietà dalla
polpa giallo oro.
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