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Le diverse forme sepolcrali riconosciute a S.Placido sono: recinti, edicole, tumuli a spiovente, pietre tombali in fabbrica, casse in muratura o di mattoni, di lastre marmoree, o di tegole alla cappuccina. A differenza di quanto avveniva nelle necropoli greche, i corredi funebri sono, in questa necropoli, quasi nulli, ad eccezione di pochi balsamari vitrei. Si sono riscontrati anche casi di ossilegium. Il ritrovamento di un maggior numero di epigrafi latine, rispetto a quelle greche, fa intuire un veloce processo di romanizzazione di Messana , la cui grecità era stata turbata dall’invasione dei Mamertini, che, pur usando il greco, aprirono le porte alla latinizzazione della città; Messana, infatti, divenne “oppidum civium Romanorum” verso il 684, cioè prima che tutti gli altri Siculi ottenessero la cittadinanza da Cesare. La minor resistenza di Messana, rispetto a Rhegium, al processo di romanizzazione è, dunque, dimostrata anche dalla necropoli di S.Placido. Alla luce del fatto che la popolazione della necropoli parlava per la maggior parte latino, una domanda sorge spontanea: la necropoli di S. Placido era riservata esclusivamente all’elemento latino? È probabilmente da escludere, perché si dovrebbe altrimenti pensare alla soppressione radicale di un intero popolo:quello greco, che continuava a sopravvivere all’epoca nell’immigrazione dei Levantini, giunti in Messana , per motivi commerciali. Quanto alla cronologia della necropoli, dalle monete trovate nella bocca dei morti, e dall’esame dei titoli epigrafici, questa risalirebbe al I-II sec. dell’impero. La necropoli della Prefettura, in conclusione, arricchisce notevolmente le nostre conoscenze, così lacunose, sulla Messana di epoca romana; non si tratta di rivelazioni altamente storiche, ma sicuramente di dati topografici, rituali e di vita interna.
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