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  Archeologia in Sicilia
 
Raccolti nei luoghi di culto locali
  e nei santuari panellenici
  esprimevano richieste e ringraziamenti
  dei greci sparsi nel mondo.
 

Per saperne di più  

 
   
 
  Ex voto testimonianza
  dell'antica fede
   
     
Testo di Roberta Irrera     

     
 
Testa femminile di ex voto greco in terracotta, da Selinunte (Sicilia). Museo archeologico regionale di Palermo

 
Foto di Giovanni Dall'Orto- 28 settembre 2006
 





 
da Wikimedia Commons
   

Chiunque si rechi oggi in un santuario ha molte probabilità di imbattersi in ex voto di varia tipologia, il cui valore oscilla tra le richieste di guarigione e buona salute e il ringraziamento per grazia ricevuta. Non è mistero che questa tradizione sia molto radicata e abbia nei greci, i nostri progenitori, attestazioni notevoli: basti pensare ai numerosi donari presenti nei luoghi di culto locali e, ancora di più, nei santuari panellenici, primi fra tutti Delfi e Olimpia, deputati ad accogliere, proprio per il loro carattere di universalità, le richieste, le offerte e i ringraziamenti dei greci sparsi nel mondo allora conosciuto.

 Pochi però possono immaginare che anche i greci d'Occidente che abitavano nella nostra Sicilia si spinsero in quei luoghi, fulcro della cultura religiosa ellenica, lasciando preziose testimonianze del loro passaggio, per altro non sporadico e occasionale. Tantissimi sono i reperti dedicati da eminenti personalità della Sicilia greca in santuari come quello di Apollo a Delfi o di Zeus a Olimpia, legati in maniera indissolubile alle grandi manifestazioni sportive panelleniche. Il pensiero corre subito al famoso auriga di Delfi, statua bronzea databile intorno al 470 a.C., emblema della partecipazione della grecità occidentale alle gare sportive con i carri, celebrate a livello letterario da illustri poeti di corte quali Simonide, Pindaro e Bacchilide. La possente scultura bronzea fu dedicata dal tiranno di Gela Polizalo, per una vittoria ottenuta nella corsa con la quadriga a Delfi nel 478 a.C. e poi probabilmente ripetuta nel 474 a.C. In casi come questo erano dunque i tiranni siciliani che, per ottenere prestigio e autorità nell'ambito della propria polis e delle città limitrofe, partecipavano, soprattutto alle corse con la quadriga, per poi eternare con opere d'arte figurativa o letteraria le loro imprese.

 

 
 
     

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