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  Antonello da Messina    
     
Testo di Daniela Daino    

     
 

Antonello da Messina, Salvator mundi


 

National Gallery, Londra






 
da Wikimedia Commons
   

Quello che colpisce di questa figura è la forma precisa, “ovale” del volto, che con le giuste proporzioni di ombre e luci è reso più che umano, con uno sguardo un po’ assorto, pensieroso ma sereno. Il gesto delle mani, l’una che mantiene chiuso il manto azzurro, l’altra semialzata, in un gesto compito, sembrano suggerire una pausa, un momento di riflessione da un avvenimento appena accaduto.

E’ dolce, delicata e trasferisce all’osservatore un alone di sacra tranquillità. A due anni di distanza dalla commissione veneziana Antonello si trova a Roma: è il 1477.

Probabilmente la presenza in loco di diversi ed importantissimi artisti dai quali carpire il più possibile ha attirato il pittore. Ciò confermato dalle sue prossime composizioni, che si fanno più composte e precise in termini di prospettiva, le misure e le proporzioni diventano ancora più naturali e i colori acquistano sempre più luminosità.

Antonello assimila e gestisce in maniera impeccabile i nuovi accorgimenti prospettici adottati dai colleghi, pur sempre rispettando i suoi canoni e il suo stile meridionale. Queste ultime tele raccontano il periodo  artistico conclusivo di Antonello. FOTO 29. - FOTO 30.

Anche qui la presenza della sua città natale è tangibile e ,quasi come carattere distintivo, un ripetersi del motivo gia utilizzato nella precedente Pietà con i tre angeli, è sempre un paesaggio in lontananza, alla sinistra del corpo senza vita di Cristo, che rappresenta, questa volta, nel dettaglio del campanile, il Duomo di Messina.

Le figure hanno una presenza fisica molto forte, sono il frutto di lunghi anni di studi e di approfondimenti, di tecnica affinata e sentimenti sempre più coinvolgenti, e quasi alla fine del suo percorso sembra partecipare dell’ultimo spasimo di vita del soggetto.

Il 14 febbraio del 1479, infatti, prima di morire, detta testamento al notaio Antonio Mangianti, lasciando tutti i suoi averi all’unico figlio Jacobello, e sottolineando la propria devozione per la sua semplice terra e per la sua fede. Decide così di venire sepolto con l’abito di frate minore osservante di San Francesco, nel convento di Santa Maria del Gesù, costruito nel 1418 per ordine del beato Matteo de’ Girgenti sul torrente di S. Michele, che oggi noi chiamiamo “Ritiro”; il cimitero dove si sarebbe potuto ancora oggi rendere omaggio ad un così grande artista purtroppo, venne sommerso dalla piena che colpì la città di Messina nel 1863, sommergendo anche l’ultimo ricordo di Antonello da Messina.

 
 
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