La costa settentrionale della Sicilia è bordata da una catena di monti
che costeggiano il Mare Tirreno da Messina a Termini Imerese. Per primi si
presentano i Peloritani, formati da antiche rocce granitiche, le stesse che,
travalicando lo Stretto, provengono dall’'Aspromonte. Seguono i Nebrodi e le
Madonie che completano la lunga catena appenninica che, attraversando
l'Italia continentale, la Corsica e la Sardegna, cinge il Tirreno. In questo
massiccio, che ininterrottamente dallo Stretto si svolge fino alla Conca
d'Oro, ricoperto da foreste, ma anche a tratti arido e pietroso, dilavato da
fiumare, troviamo i Nebrodi, un territorio che comprende quasi una
sessantina di comuni, ubicati in aree in gran parte montane.
La sua ricchezza potrebbe essere un grande parco naturalistico ancora da
lanciare, conosciuto sin dall’antichità come il bosco di Caronia. Conosciuto
dagli stessi coloni greci, benché avessero scelto per i loro insediamenti le
terre dei litorali, così somiglianti alla loro madrepatria. Subirono il
fascino di queste aree interne: non a caso le appellarono “Nebros”, per
riferirsi ai cervi, che ne popolavano la foresta. Nebros, in greco,
significa infatti cerbiatto, lo stesso animale in cui fu trasformato Atteone
per aver spiato Artemide al bagno.
L’attività colonizzatrice romana, come quella greca, si esercitò quasi
esclusivamente sulla costa, creando le premesse per le civiltà di Tindari,
di Aluntium e di Apollonia. La penetrazione verso l’interno fu dettata
dall’esigenza di sfruttare preziose materie prime da parte dei costruttori
romani di navi. Sorse qualche villaggio, ma provocò i primi danni alle
foreste. Ma lo sviluppo di queste aree interne si incrementò quando la
decadenza dei traffici commerciali e la pressione della pirateria mise in
crisi il sistema urbano ed economico della costa.
Furono i bizantini, che per mettere a cultura le aree collinari e montane
favorirono i primi insediamenti a carattere religioso: San Filippo di
Fragalà, il santuario dei santi Alfio, Filadelfio e Cirino presso San
Fratello, San Nicolò del Fico a Raccuia. Fondarono la mitica città di
Demenna, che denominò la Valle omonima, più conosciuta come Valdemone Di
questa città non è rimasta alcuna traccia: c’è chi ipotizza che sorgesse
lungo il torrente Fitalia nei pressi di San Marco d’Alunzio ed Alcara Li
Fusi. La bizantina Demenna cedette agli arabi nel 902: una sessantina di
anni dopo, con la caduta di Rametta (965), la conquista araba dell’Isola
venne definitivamente compiuta.
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