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Il museo non è un deposito di cose vecchie né un cimitero di sogni perduti. In esso vanno esposti pochi (relativamente pochi) oggetti, di notevole impatto estetico-visivo e con un’alta capacità di coinvolgimento comunicativo ed emozionale. Accanto ai reperti, da considerare come snodi visibili di un ampio reticolo relazionale, andranno così esplicitati, mediante l’impiego di tutte le strategie possibili della comunicazione e dell’animazione (scrittura, immagine fissa e in movimento, documento sonoro, supporto interattivo, sala immersiva etc.), i rapporti, i contesti, le modalità in base ai quali l’oggetto esposto - congiuntamente con la famiglia di oggetti cui “scientificamente” esso appartiene - documenta e rappresenta particolari forme di vita e di cultura. Un museo siffatto diviene così una esposizione e rappresentazione di etnografie, di scritture, di messe in scena, contenente articolate proposte di percorsi di lettura di fenomeni e fatti culturali. Attraverso alcune particolari modalità di allestimento (ad esempio tramite l’uso di modellini o gigantografie o altre strategie “fuori scala”), si perseguirà un affrancamento dalle collezioni ritenuto fondamentale per un rapporto più partecipato con le forme di cultura che il Museo intende documentare, nel convincimento che sottrarre naturalità al museo rafforzi i processi di lettura metalinguistica che gli sono propri. Il Museo Regionale delle Tradizioni Silvo-pastorali nasce così come esito istituzionale di una nuova consapevolezza del rapporto esistente tra i beni culturali demo-etno-antropologici e il territorio che li ha storicamente espressi. Attraverso la creazione e il futuro funzionamento a regime di tale realtà museale si ritiene che la Sicilia, in particolare la provincia di Messina in cui l’iniziativa avrà sede, potrà dotarsi di un pregnante contenitore di memorie utile a rendere meno arduo il mantenimento di un’identità culturale che la nostra povera modernità assai spesso opacizza e ottunde.
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