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L'opera fa stilisticamente riferimento ad elementi ornamentali collocabili
fra Eclettismo e Déco. La composizione dell’intero percorso coperto è resa
unitaria da una delicata armonia di linee decorative. Le ripartizioni
geometriche della pavimentazione sono in diretta relazione con la
sovrastante tessitura di copertura. Il collegamento formale tra
pavimentazione e volta è determinato dal ritmo delle lesene che
ripartiscono i fronti. Questo disegno unitariamente cadenzato ed organico
delle facciate interne della Galleria non si mantiene all’esterno. Infatti,
lungo il perimetro viario cittadino, ciascun corpo di fabbrica è autonomo
per trattamento compositivo dei prospetti, nei quali è utilizzato un ricco
repertorio di elementi ornamentativi e simbolici, differenti per disegno e
preziosità di linee in relazione all’importanza della strada. Le facciate
compositivamente più ricche, per la migliore fusione di forme e motivi
architettonici, sono quelle che prospettano sull’importante via Cavour e
naturalmente su Piazza Antonello, dove è collocato il grande arco principale
d’accesso alla Galleria.
L’edificio, ultimo in ordine di tempo, fra quelli che fronteggiano la piazza Antonello, è perfettamente armonizzato con il contesto monumentale. D'altra parte la volontà di un contorno ambientale omogeneo negli allineamenti e nelle masse era già stato espresso sin dall’inizio dal Consiglio Superiore dei LL.PP che nei riguardi dell'ornatum urbis riconosceva la necessità di presentare “masse euritmiche come le piazze e le linee curve richiedono". Sin dalla sua edificazione si è sempre pensato a questo Palazzo come ad "un importante centro di vita cittadina, diurno e serale... un cospicuo edificio, con Galleria di ritrovo per il pubblico e con locali da destinarsi ad uso uffici ed Aziende commerciali, a negozi e caffè". La volontà della popolazione messinese, che viveva gli anni fervidi della ricostruzione post-terremoto, era quella di far tornare a palpitare l'antico cuore della città, nel tentativo di ristabilire un equilibrio fra il nuovo centro cittadino, quello che si estende a partire da piazza Cairoli ed il Viale S. Martino, verso sud, e il centro in cui era ubicata la città storica, che il terremoto non ha risparmiato. All’epoca si dava quasi per scontato che con la costruzione dei grandi edifici da destinarsi a servizi pubblici, il centro avrebbe riacquisito l’importanza che aveva prima del tragico evento del 1908. Questa aspettativa è ripetutamente riposta in ciascuno dei tre Palazzi monumentali che delineano il perimetro della piazza Antonello, allora denominata semplicemente piazza Circolare o Cavour. Con grande attesa, ogni volta delusa, la città segue l'inizio dei lavori e il successivo completamento del Palazzo delle Poste e Telegrafi, opera dell'architetto Vittorio Mariani, del Palazzo della Provincia, dell'ingegnere Alessandro Giunta, del Municipio dell’architetto Antonio Zanca. In realtà, questi grandi edifici pubblici non potevano garantire che il centro urbano, popolato di giorno, non si svuotasse a sera, dopo la chiusura degli uffici.
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