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  Monumenti recuperati
 
Dopo l'intervento di restauro
  torna a nuova vita il prestigioso
  salotto urbano di Messina
 

Per saperne di più  

 
   
 
  La Galleria Vittorio
  Emanuele III
   
     
Testo di Sergio Bertolami    

 
 

Disegno di progetto di Camillo Puglisi Allegra di un fregio della Galleria Vittorio Emanuele III di Messina.

 

 
 
 
 
 

Il dibattito per la costruzione di un edificio che fosse in grado di rivitalizzare il centro urbano nelle ore serali e notturne, si avvia parallelamente alla ricostruzione dell’intera città. In effetti il centro di Messina è ancora ingombro in gran parte da macerie e da costruzioni provvisorie in legno. L’Ufficio Speciale delle Espropriazioni è all’opera per determinare, nel minor tempo possibile ed in modo definitivo, le indennità di espropriazione dei beni immobili pre-terremoto, ricadenti all’interno della maglia di isolati, previsti in applicazione del Piano Regolatore Generale, progettato dall’Ing. Luigi Borzì.

Le vicende della Galleria prendono l’avvio nei primi giorni di novembre  del 1920, quando con la deliberazione da parte della Giunta Municipale riguardante la divisione in comparti dell’isolato 323, si rende evidente che occorre agire in fretta per modificare la disposizione appena approvata. Al fine di evitare lo spezzettamento in una serie di fabbricati distinti, occorre perentoriamente dichiarare l’isolato 323 “comparto unico”, ricoprente  una superficie complessiva di mq 4.000. Si impone infatti la necessità di realizzare un unico edificio, rispettando l’uniformità degli altri tre lati della monumentale piazza Circolare (oggi Piazza Antonello), occupati dal Palazzo Municipale, dal Palazzo delle Poste, dal Palazzo della Provincia.

Fortunatamente gli interessi pubblici, nel caso specifico, coincisero con quelli privati. Su di un numero della rivista Sicilia Elettrica, apparso nel giugno 1930, quando la Galleria era oramai completata, leggiamo: "La costruzione è sorta sotto gli auspici del gruppo finanziario della Società Generale Elettrica della Sicilia, che dovendo provvedere ad una decorosa sede definitiva per i propri uffici e servizi, volle – di piena intesa con le autorità amministrative e politiche – arricchire Messina di questo pregevole speciale edificio che soddisfacesse anche ad esigenze di interesse generale". La Società elettrica messinese, nel corso del 1920, aveva cominciato ad interessarsi all’area dell’isolato, acquistando terreni ed obbligandosi a costruire un edificio a carattere artistico, in grado di soddisfare le necessità dell’Amministrazione comunale di concludere degnamente le quinte architettoniche della piazza Circolare.

Occorre, per inciso, evidenziare che l’idea di  arricchire Messina di una Galleria monumentale, è ampiamente diffusa nell’animo della città. Non a caso il 22 febbraio 1921 la Giunta comunale delibera che la superficie a sud di Piazza Cairoli venga destinata alla costruzione di un fabbricato artistico di pubblico interesse, con esplicito riferimento alla tipologia delle Gallerie, che ornano le grandi città italiane: basti ricordare Milano, Torino, Genova, Napoli, Roma. Tuttavia, questo edificio non verrà mai eretto, preferendo lasciare a piazza Cairoli l’ampiezza prevista dallo strumento urbanistico.

 

 
 
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