Se la colonizzazione greca offre lo sfondo dominante
al progredire della storia della Sicilia sin dall'VIII sec. a.C, un'altra
presenza andrebbe affiancata a quella ellenica per ricostruire il background
culturale dell'isola. Infatti, mentre i Greci dall'area ionica e corinzia
progressivamente creavano colonie di popolamento sulle coste siciliane, già
sul territorio dell'isola insistevano, insieme agli indigeni, alcuni nuclei
Fenici, che, attraversato il Mediterraneo, avevano scorto nelle coste
siciliane delle fertili basi commerciali da trasformare in effettivi
empori.
Tucidide, storico greco di età classica, a buon
diritto affermò che "abitavano anche i Fenici tutte le coste della Sicilia,
avendo occupato i promontori sul mare e le isolette vicine, a causa del
commercio con i Siculi. Ma quando poi gli Elleni in gran numero vi giunsero
per mare, lasciata la maggior parte dell'isola, abitarono a Motya, Solunto e
Panormo, vicino agli Elimi". Se infatti in età storica le sfere di influenza
fenicia e greca si divisero rispettivamente tra Sicilia occidentale e
orientale, prima dell'ellenizzazione dell'isola l'impronta fenicia era
diffusa in maniera omogenea.
Tracce archeologiche di questa fase, ascrivibile tra
XI e VIII sec. a.C., sono difficili da rinvenire in quanto, come su
specificato, gli insediamenti non andavano al di là di piccole fattorie con
popolazione avventizia, installate in seno a villaggi indigeni, pronte a
spostarsi al momento in cui la piazza commerciale fosse satura. Ma se non è
possibile ravvisare tracce di insediamenti stabili, l'influenza fenicia è
testimoniata indiscutibilmente dal proliferare di alcuni oggetti, quali, ad
esempio, fibule con arco a gomito o a occhio, teiere dall'aspetto di
bottiglia sferoidale, anelli digitali in ferro, brocche a bocca trilobata,
presenti sin dal X sec. a.C. e dunque non attribuibili ad influsso greco.
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