QuartierLatin1968 - 2 Giugno 2008
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Dal tophet, le cui deposizioni coprono un arco temporale compreso tra VII e IV sec. a.C., oltre alle circa 700 stele rinvenute, con raffigurazioni antropomorfiche e simboliche, provengono anche splendide maschere femminili in terracotta, forse raffiguranti Astarte, e una maschera maschile con probabile funzione apotropaica. In alcune di queste protomi è facilmente riconoscibile un gusto tipicamente greco ionico, in altre sembra chiara l'influenza egizia, a testimonianza dell'eclettismo artistico dei Fenici. Un'altra iscrizione su pietra, sempre da Mozia, offre il nome di un figulo (vasaio), a testimonianza dell'esistenza sull'isoletta di fabbriche ceramiche di tipo fenicio-punico: si tratta probabilmente delle stesse produzioni fittili che sono state rinvenute come corredo nelle tombe dell'area di necropoli di Mozia, insieme a ceramica greca di importazione, testimonianze queste dei continui rapporti tra Greci e Punici. Ma quanto della dominazione punica, qui solo esemplificata, è rimasta come eco nella Sicilia odierna? E' possibile rispondere alla domanda, che impone profonde implicazioni storiche e sociali, semplicemente con alcune parole pronunciate in più occasioni da Vincenzo Tusa: "L'eco della lunga presenza fenicio-punica rimane specialmente nei suoi aspetti negativi. Questa stessa presenza, insieme ad altre anteriori e posteriori, ha determinato la differenza profonda che, sotto vari aspetti, esiste tra la Sicilia orientale e quella occidentale".
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