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In questo centro dellAltipiano Ibleo, situato su di una collinetta (a 761 metri sul livello del mare) che domina la valle dellAnapo, dal 1988 si è realizzato un interessante programma etnoantropologico, che ha permesso di rileggere le testimonianze della cultura contadina, musealizzate allinterno del medesimo territorio nel quale si sono sviluppate. Litinerario permette vari luoghi di visita |
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La bottega del fabbro ( Putia ro firraru). E situata in una grotta artificiale, nella quale svolge ancora la sua attività un anziano fabbro, utilizzando i tradizionali attrezzi di lavoro (come forgia, o incudine); Il palmento (u parmientu), luogo in cui avveniva la pigiatura delluva. Il manufatto degli inizi del secolo passato, è stato recuperato integralmente e vi si può ammirare un torchio alla greca la cui tipologia risale al I secolo a.C. Allinterno della struttura, una mostra permanente illustra la storia della vite, il lavoro e le tecniche di trasformazione delluva, dal periodo greco ai nostri giorni. |
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La casa del
massaro (casa ro massaru). Questa
abitazione privata rappresenta la realtà abitativa di quello che era il ceto medio della
classe contadina. E suddivisa in quattro ambienti. Allingresso, sono stti
posti un canniccio, una collezione di collari per bovini ed ovini e vari attrezzi di
lavoro. In cucina notiamo i tradizionali utensili per preparare il pasto. In una stanza
troviamo il letto e la culla, il baule per la dote, abiti popolari maschili e femminili,
giocattoli e arredi propri di questambiente. In una seconda stanza i curatori hanno
voluto illustrare il ciclo relativo alla tessitura popolare, visto che questa attività
veniva svolta allinterno delle stesse abitazioni. La casa del bracciante, colui che lavora a giornata (casa ro iurnataru). In uno spazio esiguo di appena di 12 metri quadrati, abitavano sei persone. Il confronto con la casa del massaro rende subito esplicita la diversità della condizione sociale, mettendo in risalto come fosse varia ed articolata la realtà socio-economica allinterno della stessa classe contadina. Il mobilio è esiguo, fatto di pochi pezzi: un lettone alto, poche sedie, un tavolo e appesi al soffitto ceste e ripiani per conservare alimenti lontani dalla portata dagli animali. |
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La bottega del
falegname (putia ro falignami). Si
trova nel cortile sottostante alla casa del "giornataro". Vi
riscontriamo tutti gli attrezzi di lavoro che servivano per lacostruzione non solo di
mobili rustici, ma anche delle parti lignee della casa stessa, come il solaio o la
tessitura del tetto. Il trappeto (u trappitu). La particolarità di questo frantoio è di trovare collocazione in una struttura rarissima, sintesi tra architettura rupestre bizantina e architettura post-terremoto. Il torchio è alloggiato in un luogo di culto ricavato nella roccia, le altre attrezzature, fra le quali la macina e una vasta raccolta di utensili di lavoro, si trovano sotto volte a botte. Come nel palmento, anche Anche nel frantoio una serie di pannelli attestano il ciclo dellulivo, considerandone levoluzione attraverso i differenti periodi storici. La bottega del calzolaio e del conciabrocche (putia ro sacrparu e rappuntapiatti). Il nostro itinerario volge alla fine con la visione dellambiente di lavoro, degli attrezzi e di alcuni oggetti riparati da un ciabattino che oltre a risuolare scarpe si adattava, con colla e spago, a riparare brocche e stoviglie. |
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Per saperne di più |
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