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Se indagare nella vita intima di un personaggio noto può risultare stimolante, quando si tratta di un letterato in qualche modo a noi vicino, la cosa si rivela alquanto avvincente anche se, per molti versi, imbarazzante. E ciò è accaduto a noi nel momento in cui abbiamo rinvenuto tra i manoscritti del Cannizzaro una minuta di lettera, - circa dieci cartelle -, vergata dallo stesso e destinata ad una anonima signora. Tommaso Cannizzaro, spirito solitario, forse austero, senzaltro romantico, passò la maggior parte della vita in campagna, preferendola alla città, nei suoi possedimenti di Zafferia e contrada Zia Paola di Roccalumera, vivendo di rendita e dedicandosi agli studi letterari che lo appassionarono fin dalla più giovane età. In una vita così presumibilmente tranquilla bucolica e talvolta metodica, come appare in alcune note scritte di suo pugno, non ci si aspetterebbe di scoprire amori travolgenti e forti passioni. Eppure l'amore gli toccò più volte le corde del cuore nell'arco della sua travagliata esistenza; ma mentre è noto ai più quello che lo legò per anni a "Neera", - al secolo Anna Radius Zuccari -, milanese nata nel 1846 e morta nel l9l8, di un sentimento passionale e impossibile verso una "misteriosa signora", - come lo definisce in una lettera a lei indirizzata -, non si era fino ad oggi avuta notizia. |
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I due disegni, opera di
Tommaso Cannizzaro, ritraggono probabilmente Angelina Daniele Guarrasi,
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Tale innamoramento in un primo
tempo dà al poeta momenti di gioia intensa " io tamo come si ama laria e
la luce come si ama un ignoto sublime ed ideale"
"per me taciturno
spettatore di tante cose, tutto il mondo è in te e nulla al di fuori di te", egli
scriveva con intenso slancio entusiastico; in seguito dolore ed amarezza gli ispirarono
disperati versi giovanili. Levolversi di tale sentimento, ignoriamo se intimamente contraccambiato, ma sicuramente mai palesato dalla donna, fa nascere degli screzi tra il Cannizzaro e la signora tra laltro amica di famiglia. Il nome della gentildonna, rimasto a tuttoggi sconosciuto, segreto, gelosamente custodito e mai svelato, labbiamo potuto scoprire, quasi casualmente, nello scorrere le varie carte, - costituite da annotazioni di vita quotidiana e spesso vergate fittamente con grafia minuta - , attraverso la lettura fortunosa di un epitaffio, stilato dal Cannizzaro in morte di un "fanciullino" prematuramente strappato all'affetto dei suoi cari e in particolare "all'angelica genitrice", che sconsolata lo piange: Sotto questa pietra/ dorme un sonno beato/ Vitino Guarrasi Danielte / MDCCCLVI/ O fanciullino carissimo/ chi consolerà l'angelica tua genitrice/ ahi sol dopo lustro orbata di tanto affetto/ Chiunque ti vide/ smisuratamente ti amò / oggi ti piange /e oh quanto il tuo genitore/ e la tua povera madre sconsolatissima / Volasti al trono di Dio / angioletto purissimo/ attenti lassù/ la tua madre infelice / che di rivederti sospira/ e consuma nel pianto / i suoi begli anni. |
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Inizialmente una serie di schizzi tracciati dal Cannizzaro e raffiguranti un volto di donna con la sigla AD., ci condussero ad operare diverse congetture, ma nulla di più. |
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Un caso fortuito ha poi voluto che tra le varie e sparse carte messe alla
rinfusa e poste in un grosso contenitore con sopra la dicitura: "Carte di Cannizzaro
disordinate e anonime" ne scoprissimo altre in cui allanonima signora il
giovane Tommaso estrinseca le sue pene e assicura che mai avrebbe fatto il suo nome,
nemmeno in punto di morte: "Chiuderà la tomba il mio segreto". |
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Quando il Nostro si rende conto dell'impossibiltà di tale amore è preso da angoscia e disperazione e pensa addirittura al suicidio inviando al suo amico giudice una missiva, datata 26 maggio 1862 (di questa lettera abbiamo trovato la minuta tra i manoscritti del Cannizzaro), in cui oltre a renderlo partecipe della decisione presa, gli invia le sue ulttime volontà: "Mio pregiatissimo amico, quando vi perverrà questa lettera io non sarò più. Morendo so di far cosa poco onorevole... Ho sfidato tutto: che mi importa ora il biasimo della gente che mi seguirà? Non veggo nè curo nulla fuorché la mia pace individuale Qui dietro sono scritte le mie ultime disposizioni Istituisco erede universale di tutti i miei beni mobili ed immobili la mia cara sorella Lucrezia Cannizzaro, sposa in Reggio di Calabria allarchitetto Paviglianiti. Lego al mio Sig. Zio D. Gaetano Arena, tarì quattro al giorno e ciò per tutto il tempo della sua vita. Lego al mio amico Signor Giovanni Guarrasi qual piccolo segno di riconoscenza all'affetto e alla stima che per tanti anni ha nutrito verso la mia famiglia, tutti i miei libri e le mie carte che trovansi nella mia casa al Rovere insieme alla vetrina che il contiene, quegli altri miei libri che altrove potrannosi rinvenire. Lego di più al medesimo la mia casina alla Zia Paola quella con terrazzo e con torre, potrà ivi viver tranquillamente lungi dal frastuono della città che tanto nuoce alle anime delicate... Scritto tutto di mia propria mano Tommaso Cannizzaro Arena. Messina 26 maggio 1862".? | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nel 1864 la coppia Guarrasi si
trasferisce a Napoli e da quel momento il Cannizzaro non ha più notizie e, se ne ha
l'opportunità, non osa rivolgersi ad alcuno per timore, come egli stesso scrive, che
chiedendone il mio volto rivelasse involontariamente l'emozione grandissima del mio cuore
a gente estranea incapace di comprendere un amor puro e ideale". Quando si decide ad
indagare, rivolgendosi, nel 1874 all'ex donna di servizio di casa Guarrasi, riceve una
risposta per lui devastante; l'anziana donna gli riferisce di aver saputo che la signora
è morta. La disperazione lo coglie e per qualche giorno lascia moglie e figli per andare
da solo a sfogare il proprio dolore. Solo nel 1892, il Cannizzaro, scopre, proprio attraverso una lettera inviata dalla ormai vedova Guarrasi, che ella è viva e alla quale egli scrive: "Adorabile amica, a tutto posso rinunciare, ma non sento la forza di vivere senza la consolazione di notizie vostre... Perdonate l'insistenza inopportuna di chi vi adora oggi, spiritualmente, più che mai, di chi malgrado gli anni e il dolore lontana o vicina, vi avrà sempre presente in tutta la bellezza, la freschezza e la grazia indimenticabile dei vostri venticinque anni". |
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Egli non svelò mai il nome
della donna,- né la famiglia dorigine, né tanto meno la moglie prima e i figli
poi, si resero conto di questo amore. Il Cannizzaro da galantuomo qual era, cercò di nascondere a tutti questa tenace passione anche perché amico ed estimatore del marito della donna. Tale amicizia, infatti, non venne mai incrinata, proprio per la correttezza e la riservatezza del poeta. Consideriamo interessante questo scorcio di vita del poeta e perché ci riporta alla Messina della seconda metà dell'ottocento e perché, ci permette di conoscere persone e cose di quel tempo in cui egli visse. Siamo convinte che sicuramente i posteri non avrebbero mai avuto notizia di questa nobildonna perché il tempo avrebbe cancellato ogni memoria, laddove gli scritti, in quel caso, hanno potuto eternare, ma perfino ibernare slanci e passioni di un sentimento nato dal cuore di un giovane poeta nel lontano 1855 e conclusosi solo con la morte. |
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