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Messina. Costruzione del Palazzo
Principe d’Alcontres, isolato 459 |
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Il 7 gennaio del 1909 , appena dieci giorno dopo il
tremendo terremoto che rase al suolo Messina, il deputato messinese Ludovico Fulci,
profondamente amareggiato per la catastrofe che si era abbattuta sulla sua gente e per la
perdita sotto le macerie del suo amato fratello Nicola, sottosegretario al Ministero della
Giustizia, forse perché duramente colpito da quella visione di morte e distruzione,
decise di reagire ,in un primo tempo, portando avanti lidea , insieme a due
consiglieri provinciali superstiti, Trimarchi e Fulci, di abbandonare la Messina caduta,
per costruirne una nuova altrove. |
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A favore di questa tesi si schierò anche
lonorevole Napoleone Colajanni . "La bella Messina eroica è morta per sempre .
Non si può pensare a riedificarla
resterà solo come una testa di linea ferroviaria
per le comunicazioni con il continente . Vano pensare diversamente. Io questo dirò alla
Camera" . E il vicepresidente del Senato , Paternò, inviato prontamente dal governo
nella sua qualità di direttore generale della Sanità : " Si è stabilito di fare
otto cimiteri tutto intorno a Messina dalla parte di terra, cominciando dal camposanto
inglese sulla spianata di San Raineri per finire al giardino a mare che sarà trasformato
in cimitero come il giardino pubblico di Villa Mazzini . E inutile ripeterlo .
Messina non è più , e non può risorgere sullo stesso posto anche se si volesse. E
insisto su ciò . Dovrà essere ricostruita in un altro punto. Messina non sarà dunque
che un immenso cimitero . E la fine luttuosa di una delle più belle e ricche città
dItalia " . |
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Tutto lasciava presagire che la nuova Messina doveva
sorgere in un altro punto, ma la caparbietà del deputato messinese Ludovico Fulci fece si
che si verificasse una svolta positiva , nel senso che la città fosse ricostruita laddove
era esistita da oltre duemila anni . Tutto questo fu deciso in una riunione svoltasi sotto
la tettoia della stazione ferroviaria . |
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Cinque giorni dopo, il 12 gennaio del 1909 , il
presidente del Consiglio Giolitti presentò un disegno di legge per lo stanziamento
immediato di trenta milioni ( circa 120 miliardi di oggi ) da dividere , appunto tra
Messina e Reggio, e insieme unaddizionale , per la durata di quindici anni, di due
centesimi per ogni lira dimposta diretta sui redditi di ricchezza mobile di tutti
gli italiani. La volontà di non darsi mai per vinti fu la sola forza che aiutò i
superstiti di quellimmane tragedia, nel ricostruire dalle macerie, e ridare così di
nuovo vita alle due città in riva allo Stretto rase al suolo in quella fredda e tragica
alba del 28 dicembre del 1908 . |
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