Davide Mauro - 5 Giugno 2005 |
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In quegli anni era preside del Magistrale “IX Maggio” Luigi Monaco, dal quale Sciascia si sentì “come protetto dalla sua cordiale comprensione”. Giuseppe Granata, futuro senatore dei Partito Comunista, fu tra i suoi insegnanti e gli fece conoscere gli autori dell’illuminismo, nonché la letteratura americana. Con l’apertura del “IX Maggio”, molti giovani avevano potuto riprendere gli studi e Sciascia non fu il solo ad iscriversi con un certo ritardo all’istituto Magistrale, diplomandosi, nei 1941, dopo aver saltato la sesta classe e quindi recuperato un anno. Fu rimandato due volte alla visita di leva, la terza fu fatto abile ai servizi sedentari, ma in seguito non fu più chiamato alle armi: “Molti della mia classe morirono in Russia”. Il territorio di Racalmuto, che in arabo significa “villaggio morto”, era abitato da contadini e piccoli proprietari terrieri e Sciascia venne assunto nel 1941 all’ammasso del grano, dove restò fino al 1948, conoscendo personalmente e per la prima volta, la realtà del mondo rurale del suo paese natale. Nell’ultima fase del fascismo simpatizzò politicamente per il Partito Comunista e fu vicino a Pompeo Colajanni. In ritardo apprese la notizia della fine politica di Mussolini, il 25 luglio, mentre a Racalmuto c’erano ancora gli Americani, mancava l’energia elettrica e le radio non funzionavano: quell’evento gli apparve “assai lontano, quasi estraneo, come arrivato da un altro mondo”. Antiseparatista convinto, dopo la caduta del fascismo, non aderì più al Partito Comunista, ma si schierò di volta in volta in tutti i partiti democratici in cui militavano amici e dirigenti il cui passato politico e la stima personale alimentavano la sua fiducia. Fu sempre sensibile ai problemi e alle istanze sociali, pur restando fuori dal Partito Comunista e nonostante le sue idee più volte combaciassero con quelle ufficiali del partito. Si sposò nel 1944 con Maria Andronico, originaria della provincia di Catania, maestra della scuola elementare di Racalmuto ed il matrimonio fu un evento importante nella sua vita per la serenità che riuscì ad infondergli. Si iscrisse pure alla Facoltà di Magistero di Messina dove sostenne qualche esame, ma già in quegli anni, intanto, andava scrivendo molto per se stesso, riempiendo quaderni interi di poesie, di favole, di critiche di film che vedeva. Sempre in quei periodo assisteva ad alcuni processi per infrazione alle leggi sul razionamento allora vigenti, in cui venivano perpetrate ingiustizie ai danni dei più deboli con sentenze inique e parziali. Il fratello morì nel 1948 e le ragioni del suo suicidio furono per lui sempre incomprensibili. Dolorose furono pure le morti di amici come Pasolini, Guttuso, Calvino, Rocco Scotellaro. L’anno successivo alla morte del fratello Sciascia divenne insegnante nelle elementari dei suo paese.
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