Nello stesso periodo vennero pubblicati nei “Gettoni” i
tre racconti degli “Zii di Sicilia”:“La zia d’America”, “Il quarantotto” e
“La morte di Stalin”, valutati in modo negativo da Calvino. Ma Sciascia
presentò i primi due sotto il titolo di “Due storie italiane” al concorso
per inediti di Lugano “Libera Stampa”, vincendo il premio nel 1957. Sciascia
ricordò in seguito l’importanza di questo riconoscimento che, se non fosse
venuto, lo avrebbe indotto a liquidare la sua esperienza di narratore.
Tornando da Roma, alla fine del 1958 si stabilì definitivamente a
Caltanissetta, iniziando a lavorare in un ufficio del Patronato scolastico.
Nel 1961 vennero pubblicati tre libri: “Il giorno della civetta” (Einaudi),
“Pirandello e la Sicilia” (Salvatore Sciascia editore), e una seconda
edizione della raccolta “Gli Zii di Sicilia”. Nell “‘Antimonio”, quarto
racconto aggiunto alla seconda edizione degli “Zii di Sicilia”, Sciascia
contaminò la storiografia e la letteratura con la testimonianza orale:
Terenzio, avvocato di Caltanissetta, ufficiale dell’esercito italiano
inviato da Mussolini, gli aveva raccontato molti episodi della guerra civile
spagnola e ciò contribuì, insieme alla letteratura e alla storia, alla
formazione di una presa di coscienza degli orrori della guerra di Spagna e
di una posizione politica antifascista. La Spagna, in tutte le sue numerose
manifestazioni storiche, culturali e geografiche, diventò centro
dell’interesse critico e letterario di Sciascia.
La Sicilia spagnola, persino quella mafiosa, conteneva
per lo scrittore molti aspetti comuni alla ‘hispanidad’, al mondo dei poeti,
degli scultori, pittori, saggisti, iberici: in particolare il sentimento
pirandelliano della vita, il conflitto insolubile tra vita e forma erano
assai vicini alla cultura e ai sentimenti spagnoli.
“Il giorno della civetta” fece conoscere al grande
pubblico il nome dello scrittore di Racalmuto ed oggi ha ormai superato il
milione di copie, è stato adattato per il teatro, è diventato un film (1968,
regia di Damiano Damiani). La reputazione di mafiologo attribuita a
Sciascia, in seguito alla pubblicazione di questo romanzo, è riduttiva e fu
sempre detestata dallo scrittore. Certamente un aspetto originale del libro
è costituito dalla novità dell’argomento per i tempi in cui veniva trattato,
ma la vera originalità è senz’altro di profilo socio-letterario.
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