Sciascia sosteneva che, con la sua narrazione, aveva
esemplificato la realtà mafiosa, che fosse stato il primo a porre l’accento,
in un’opera narrativa di largo consumo, sul problema della mafia, trattato
fino ad allora solo da storici, sociologi, antropologi, in studi talvolta
molto interessanti, addirittura classici.
Nel 1963 fu pubblicato il romanzo storico “Il Consiglio
d’Egitto” in cui Sciascia volle fare la cronaca del massacro, avvenuto a
Caltagirone alla fine del ‘700, dei presunti giacobini. Raccogliendo i
materiali degli archivi e leggendo le cronache del marchese di Villabianca,
gli si impose la figura dell’abate Vella. Negli stessi documenti Sciascia
incontrò Fra Diego La Matina, l’altro personaggio che gli fornì lo spunto
per “Morte dell’inquisitore”, pubblicato nei 1964 da Laterza. Nel 1967
“Morte dell’inquisitore” e “Le parrocchie di Regalpetra” vennero pubblicate
in un solo volume: la prima opera rappresentava l’immagine di un eretico
antenato, Fra Diego, figura ideale per lo scrittore; la seconda la
condizione contingente del paese natale, base fondamentale di tutta la sua
opera.
Con il fotografo Ferdinando Scianna, pubblicò nel 1965
il libro “Feste religiose in Sicilia”: Sciascia rimase sempre molto legato a
Scianna, sensibile com’era alle arti visive, come pittura e scultura, al
cinema e alla fotografia.
Nel 1966 Einaudi diede alle stampe “A ciascuno il suo”,
un giallo, per dirla con Calvino, “che non è un giallo, letto con la
passione con cui si leggono i gialli, e in più il divertimento di vedere
come il giallo viene smontato, anzi come viene dimostrata l’impossibilità
del romanzo giallo nell’ambiente siciliano”. L’opera fu accolta
positivamente negli ambienti comunisti, come romanzo di grande impegno e
passione civile, mentre Sciascia sosteneva che fosse espressione del
fallimento del centro-sinistra e non un giallo sulla mafia. Il regista Petri
ne realizzò un film nel 1967. Sempre nei 1967 l’editore Mursia pubblicò una
”Antologia di narratori di Sicilia” che Sciascia curò con Salvatore
Guglielmino. Nello stesso anno Sciascia si trasferì da Caltanissetta a
Palermo.
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