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  Sciascia scrittore
 
Leggere e rileggere: Sciascia
 

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  Leonardo Sciascia:
  vita e opere
   
     
Testo di Ernesto di Nunzio    

 
 

Palazzo Comitini (Palermo). Sala Sciascia.

 

Dagos - 11 Settembre 2008
 
 
 
 



da Wikimedia Commons

 

Sciascia sosteneva che, con la sua narrazione, aveva esemplificato la realtà mafiosa, che fosse stato il primo a porre l’accento, in un’opera narrativa di largo consumo, sul problema della mafia, trattato fino ad allora solo da storici, sociologi, antropologi, in studi talvolta molto interessanti, addirittura classici.

Nel 1963 fu pubblicato il romanzo storico “Il Consiglio d’Egitto” in cui Sciascia volle fare la cronaca del massacro, avvenuto a Caltagirone alla fine del ‘700, dei presunti giacobini. Raccogliendo i materiali degli archivi e leggendo le cronache del marchese di Villabianca, gli si impose la figura dell’abate Vella. Negli stessi documenti Sciascia incontrò Fra Diego La Matina, l’altro personaggio che gli fornì lo spunto per “Morte dell’inquisitore”, pubblicato nei 1964 da Laterza. Nel 1967 “Morte dell’inquisitore” e “Le parrocchie di Regalpetra” vennero pubblicate in un solo volume: la prima opera rappresentava l’immagine di un eretico antenato, Fra Diego, figura ideale per lo scrittore; la seconda la condizione contingente del paese natale, base fondamentale di tutta la sua opera.

Con il fotografo Ferdinando Scianna, pubblicò nel 1965 il libro “Feste religiose in Sicilia”: Sciascia rimase sempre molto legato a Scianna, sensibile com’era alle arti visive, come pittura e scultura, al cinema e alla fotografia.

Nel 1966 Einaudi diede alle stampe “A ciascuno il suo”, un giallo, per dirla con Calvino, “che non è un giallo, letto con la passione con cui si leggono i gialli, e in più il divertimento di vedere come il giallo viene smontato, anzi come viene dimostrata l’impossibilità del romanzo giallo nell’ambiente siciliano”. L’opera fu accolta positivamente negli ambienti comunisti, come romanzo di grande impegno e passione civile, mentre Sciascia sosteneva che fosse espressione del fallimento del centro-sinistra e non un giallo sulla mafia. Il regista Petri ne realizzò un film nel 1967. Sempre nei 1967 l’editore Mursia pubblicò una ”Antologia di narratori di Sicilia” che Sciascia curò con Salvatore Guglielmino. Nello stesso anno Sciascia si trasferì da Caltanissetta a Palermo.

 

 
 
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