A Racalmuto, nella casa in campagna di contrada Noce,
tornava d’estate per scrivere e quando gli impegni glielo permettevano. Con
grande interesse Sciascia si awicinò anche alla scrittura teatrale, dalla
quale, dopo qualche prova, si discostò per la difficoltà di accettare la
mediazione della figura del regista, mediazione da lui ritenuta
“devastatrice dei testi”. Giancarlo Sbragia aveva già adattato per lo
Stabile di Catania “Il giorno della civetta”, ottenendo un grande successo;
nel 1965 Sciascia aveva tradotto per il Piccolo di Milano la commedia di
Rizzotto e Mosca “I mafiusi della Vicaria”. Nel 1965 scrisse “L’onorevole” e
nel 1969 “Recitazione della controversia liparitana dedicata ad A.D. “.
Sempre nello stesso anno iniziò a collaborare al Corriere della Sera.
Nei 1970 venne pubblicato “La corda pazza” ed alla fine
del 1971 “lI contesto”, accolto con reazioni opposte dalla critica e dagli
intellettuali e gli “Atti relativi alla morte di Raymond Roussel”. Nei 1973
usciva “L’introduzione alla Colonna infame” e nel 1975 “La scomparsa di
Majorana”, ai quali seguirono “I pugnalatori” nei 1976 e “L’affaire Moro”
nel 1978, entrambi del genere racconto-inchiesta. Nel 1973 pubblicava pure
“Il mare colore del vino”, raccolta di novelle, e scriveva la prefazione di
“Mafia” di Henner Hess.
Nel 1974 usciva “Todo modo” che Elio Petri due anni
dopo avrebbe fatto diventare un film nel quale più palese sarebbe apparsa la
satira contro la Democrazia Cristiana e i suoi uomini politici. “Civiltà
cattolica” sferzò un duro attacco a Sciascia, condannando il libro e
l’intrusione inammissibile, da parte di un materialista come lui, nei
problemi e nei misteri soprannaturali della fede e dello spirito. In
un’intervista a L’Espresso lo scrittore aveva già parlato di quest’opera che
avrebbe intitolato “Esercizi spirituali”, affermando che si sarebbe trattato
di un “Contesto” di tipo cattolico in cui protagonisti erano “non solo i
democristiani ma pure i cattolici che fanno la politica”. Ma secondo
Sciascia a “Todo modo” sarebbe seguito solo un lungo silenzio e non le
reazioni del mondo comunista al “Contesto”, poiché “i cattolici sanno che
solo il silenzio può uccidere un libro”.
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