A partire dal 1973 Sciascia iniziava a dialogare in
modo costruttivo con i dirigenti comunisti e questi rapporti positivi
portarono alla candidatura nel giugno dei 1975 nella lista comunista per il
consiglio comunale di Palermo in cui fu eletto come indipendente, occupando
il secondo posto per numero di voti dopo Occhetto, segretario regionale del
partito, mentre terzo fu Renato Guttuso. Nel 1977 Sciascia si dimetteva,
lamentando un’inerzia di fatto del consiglio comunale e
dell’amministrazione. Intanto a Roma si sperimentava il compromesso storico
ed il PCI assumeva la posizione politica di non-sfiducia nei confronti del
governo Andreotti. Sciascia non condivideva e criticava la scelta dei
comunisti.
In seguito al sequestro di Mario Sossi da parte delle
Brigate Rosse lo scrittore fu tra i primi a sostenere che il gruppo
terroristico armato fosse costituito da rivoluzionari di sinistra.
Nel ‘77 a Torino, durante il processo contro le Brigate
Rosse, i giudici popolari decisero di disertare e nella violenta polemica
scoppiata nel mondo politico, Sciascia confessava “che, non fosse stato per
il dovere di non aver paura, avrebbe rifiutato pure, cercando un medico che
con compiacenza gli certificasse un’affezione da sindrome depressiva”.
Attaccato con violenza dai comunisti, rispose altrettanto violentemente,
confutando tali attacchi ideologici che, nella realtà contingente, non erano
più aderenti e realizzabili come lo erano stati per Vittorini. Sempre nello
stesso anno usciva “Candido” che Sciascia considerò il suo libro più
autobiografico e che fu la risposta più completa e ferma al Partito
Comunista. Aldo Moro veniva sequestrato dopo la strage di via Fani il 16
marzo 1978: nonostante le prese di posizione di molti scrittori e
intellettuali, Sciascia in quel periodo non fece sentire la sua voce. Ma
nell’agosto dello stesso anno era già pronto “L’affaire Moro” che usciva
contemporaneamente in Francia e in Italia, scatenando una serie di polemiche
e reazioni nel mondo politico. Poco dopo veniva pubblicato, sempre in Italia
e in Francia, “La Sicilia come metafora”, libro-intervista di Marcelle
Padovani, giornalista di Le Nouvel Observateur. Anche “La scomparsa di
Majorana” aveva generato una polemica con il fisico Amaldi sulla
responsabilità dello scienziato.
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