La
gente di Racalmuto, come la gente del mondo è cambiata, dunque, ma le
strade, le case, le chiese sono ancora come quelle di Sciascia bambino.
“Soltanto un po’ più vecchie. Le case nuove crescono fuori, dove prima erano
mandorleti e vigne. E così è in quasi tutti i paesi della Sicilia. Anche
Agrigento, nonostante l’orrendo sipario di case nuove che la chiude alla
valle, al mare, si conserva come era, in tutte quelle stradette che si
arrampicano verso la cattedrale: la Girgenti di Pirandello”.
Il
primo viaggio alla scoperta del mondo è stato a Girgenti. Questa
denominazione ha contraddistinto la città di Agrigento fino al 1927. Di
Girgenti, Sciascia aveva sentito sempre dire come di un luogo “in cui era
nato uno scrittore delle cui cose folli tutta l’Italia e tutto il mondo
parlava: Luigi Pirandello, di una famiglia che si era arricchita e rovinata
con gli zolfi. In una zolfara dei Pirandello, ad Aragona (quella de I
vecchi e i giovani), aveva lavorato da capomastro uno zio di mio padre.
Di Girgenti si diceva che era brutta, dei girgentani che erano tremendamente
inospitali. Ma tutti i paesi siciliani detestano le città capoluogo: il
capoluogo è la prefettura, la questura, la corte d’assise, il catasto, il
carcere, l’ospedale psichiatrico. A me, a sei anni, Girgenti parve non dico
bella, ma misteriosa, da scoprire. E poi, affacciandomi ai balconi di un
albergo che non c’e più, c’era la vallata piena di cose antiche, tutte di
splendida pietra arenaria. Non mi impressionavano molto, se non per il
colore e la mole. Più mi interessava il paese, quei vicoli che rampavano
verso la cattedrale. E la cattedrale col soffitto di travi dipinte, il
reliquiario d’argento di san Gerlando, la lettera del Diavolo. Fortissima
impressione, a scoprire che il Diavolo sapesse scrivere e che quella lettera
a tutti indecifrabile l’avesse scritta proprio lui. So ora che la lettera
era diretta a suor Maria Crocifissa, benedettina nel monastero di Palma: la
beata Corbera del Gattopardo”.
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