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A trentatrè anni insegnava filosofia e teologia ai novizi del suo stesso convento. Non passarono che tre anni che venne eletto priore, ed in seguito dopo Catania resse i conventi dell’Ordine benedettino di Messina, Militello, Castelbuono e Monreale. Nonostante i suoi non lievi impegni in seno alla congregazione Cassinese, cominciò a dedicarsi alla ricerca e alla letteratura. D’altra parte sapeva economizzare il proprio tempo, non dormiva che tre o quattro ore per notte. L’unico pranzo di una giornata era frammezzato dalla lettura. Spesso capitava che lo interrompesse per annotare su di un registro qualche notizia importante per le sue ricerche. Se si concedeva una passeggiata, era per raccogliere campioni di lava alle falde dell’Etna, oppure fossili nel territorio calcareo di Militello, quando era impegnato in questo convento. Per villeggiatura preferiva quei luoghi che gli potevano fornire conoscenze sulla storia della Sicilia. In ogni manifestazione dei suoi interessi traspariva la sua «brama illimitata di sapere», tanto da impegnare gran parte dei suoi averi economici per sovvenzionare i suoi studi. Quando gli affidarono, nei primi anni di vita monacale, la custodia della Biblioteca del monastero di S. Nicolò l’Arena non mancava di arricchirla a sue spese, persino con i proventi dei suoi libri. Raccoglieva materiali di scavo, come ceramiche, vasi, medaglie, per donarli al Museo di antichità greco-romane, ubicato a fianco della Biblioteca, che egli stesso, con l’aiuto di padre Scammacca, aveva istituito. In breve il Museo si arricchì di rari reperti epigrafici e numismatici.
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