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Un talento così importante va
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  Antonello da Messina    
     
Testo di Daniela Daino    

     
 

Antonello da Messina, Madonna, sog. Benson Madonna


 

National Gallery of Art








 
da Wikimedia Commons
   

E’ il 1455, Antonello ha soltanto quindici anni quando si trasferisce a Napoli, presso la bottega del grande maestro Colantonio, conosciuto e rinomato copista di opere fiamminghe. La realtà napoletana era completamente diversa da quella dalla quale si era momentaneamente allontanato Antonello.

Napoli è la capitale del Rinascimento mediterraneo, dove si incontrano arte e cultura ligure, provenzale, spagnola e soprattutto fiamminga. La presenza in città di una personalità, come quella di Alfonso d’Aragona il Magnanimo, segna indubbiamente un importante trampolino di lancio per l’arte. Con il ritorno degli aragonesi a Napoli nel 1442, si assiste infatti ad un proficuo scambio culturale e artistico fra pittori di corte, provenzali e spagnoli, e artisti locali. I dettagli minuti e le raffinate composizioni straniere diventano modelli importanti sia per Colantonio che per il suo giovane apprendista Antonello. FOTO 1

L’adozione di nuove tecniche e l’affascinante gamma di colori proposti dagli artisti stranieri saranno interpretati magistralmente dal pennello di Antonello, che gia dimostra di saper cogliere e gestire egregiamente le innovazioni, tanto che torna nella sua Messina, intorno al 1457, per farsi coccolare dal sole e dalla gente a lui cara, desideroso di continuare nel suo intento e di non fermare la sua creatività.

Apre una propria bottega, con una scuola di pittura, nell’intento di migliorare le proprie capacità e dare un buon insegnamento anche ai giovani artisti messinesi. Antonello non fu soltanto un grande apprendista prima e un grande artista dopo, fu anche e soprattutto un buon osservatore, capace di afferrare le novità e trasferirle in suolo italiano “…il siciliano era considerato l’artefice dell’importazione della pittura ad olio in Italia…”. E’ questo che rende l’artista ancora più apprezzato di quanto non lo siano stati i suoi colleghi.

Ha saputo percorrere la stessa strada dei fiamminghi, introducendo l’uso della pittura ad olio, rendendo così le sue tele ancora più suggestive nei colori e nei dettagli. Vasari stesso nella sua opera dedicata ai più grandi artisti scrive di Antonello: “vi fece molti quadri a olio, secondo che in Fiandra aveva imparato, che sono sparsi per le case dei gentiluomini…i quali per la qualità di quel lavoro vi furono stimati assai…inteso poi il nuovo segreto che egli aveva…di Fiandra portato, fu sempre amato e carezzato…”.

 
 
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