Museo Nazionale di Messina |
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Antonello non dimentica mai le sue origini, anzi diventano simboli inconfondibili delle sue opere. La sua terra, i suoi profumi faranno sempre parte del suo genio artistico e filtreranno attraverso i pennelli e i colori delle tele, anche in seguito, come dimostra la presenza inconfondibile delle absidi della chiesa di S. Francesco di Messina, che si ergono fra le ali dell’angioletto che tiene sollevata, dolcemente, la mano sinistra del Cristo nella Pietà del 1475 FOTO 6. Nonostante le disastrose condizioni nelle quali si trova l’opera, dovute ad un restauro non appropriato che rende le figure prive di volto, il paesaggio alle spalle è rimasto “pulito”, chiaro e se ne leggono i simboli. Sono semplici segnali dell’amore per le sue origini, che il pittore ha modo di far emergere sempre nelle sue opere. E per di più, in questo caso, la particolare devozione all’ordine dei francescani, devozione che si manifesterà ancora più forte al momento della morte del grande artista, come vedremo in seguito. Forte delle nuove conquiste ritorna, dunque, a Messina, fra la sua gente. Anche se non offre grandi commissioni la città siciliana è sempre nei suoi pensieri e il 30 gennaio del 1461 si impegna con il nobile messinese Giovanni Mirulla, a dipingere una Madonna su un fondo oro,probabilmente molto simile alla prima Vergine Annunciata del 1450. FOTO 7. Poi negli anni fra il 1462 e il 1463, sempre nella sua città, sarà impegnato nella realizzazione di due gonfaloni, il primo per la confraternita di S. Elia de’ Disciplinati, il secondo per la chiesa di S. Nicolò alla Montagna. Purtroppo nessuna delle tre opere sopra citate ha resistito sino ad oggi, come molte altre opere dell’artista che per via delle “collocazioni prevalentemente private”, o dei terribili terremoti che devastarono la Sicilia, non sono giunte a noi. |
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