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Grazie ai Fenici i Siciliani furono fra le prime popolazioni a conoscere l’alfabeto. Infatti, data la loro attività prevalentemente economica, che aveva bisogno di notazioni particolari e durevoli per i loro commerci internazionali, i Fenici, verso l’anno 1000 a.C., crearono non uno, ma due alfabeti, di sole consonanti (le vocali furono poi aggiunte dai Greci); e li adoperarono l’uno per la zona fenicia settentrionale, quella delle città di Biblo, di Berito (oggi Beirut) e di Tripoli di Siria; e l’altro per la zona meridionale, con le famose città di Tiro e di Sidone. Finì per prevalere l’alfabeto meridionale, composto da 22 segni, che si leggevano da destra a sinistra. È evidente il valore pratico di questo ritrovato, che è da considerare il progenitore di tutti gli alfabeti moderni, passando attraverso i caratteri prima greci e poi latini. I Fenici non furono soltanto benemeriti nella cultura pratica, con l’invenzione dell’alfabeto, perché si rivelarono anche benementi nel campo tecnologico, coi miglioramenti apportati nell’arte della tessitura e della colorazione dei tessuti stessi, per cui la rossa porpora dei Fenici fu per secoli il tessuto preferito nel bacino mediterraneo. E’ interessante osservare che il termine greco di Phoenices deriva da Foinix che sta ad indicare il colore rosso della porpora, la quale costituiva uno dei cespiti più notevoli del commercio fenicio, assieme al vetro che loro stessi producevano, al rame che prendevano dall’isola di Cipro, al piombo e all’argento che ricavavano dalla Spagna, e allo stagno che trovavano nelle isole britanniche. I Fenici lavoravano e utilizzavano, dunque, questi metalli, rivendendoli ai vari popoli del Mediterraneo. Abili commercianti, compravano in Egitto oggetti d’arte, droghe e profumi orientali, e li rivendevano poi a caro prezzo nell’area mediterranea. Vanno anche ricordati per la perfezione raggiunta nel campo delle costruzioni navali, di cui è splendido esempio la nave punica ritrovata nel 1971 nei fondali del porto di Marsala (Trapani), ed oggi custodita nel Museo regionale del Baglio Anselmi della stessa città. E’ accreditata l’ipotesi che si tratti di una nave da guerra cartaginese, del tipo «liburna», costruita a Marsala, e naufragata ivi poco tempo dopo il varo. La più importante sede dei Fenici in Sicilia è senza dubbio l’isola di Mozia, nella laguna detta «Lo Stagnone» nei pressi di Marsala (Trapani); e che oggi si chiama «Isola di San Pantaleo» (ma lo stesso nome odierno non è che una derivazione del greco «panta leimona», che significa «tutto acqua stagnante»). |
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