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La strada scende, stendendosi lungo lorlo della scogliera, tutta caverne e sparsa di ville, fra oliveti e campi d'orzo . e fra i ruderi di antiche mura. A sinistra, il monte si abbassa quasi a piombo; dalla roccia scoscesa si vede nella profonda valle il letto quasi asciutto dei fiume di San Biagio, l'antico Acragas. A destra, è una cappella di stile normanno, con ampi archi sopra la porta e mezzo nascosta in mezzo a ombrosi pini. Un'estesa pianura ci separa ancora dalla cinta di pietre: qui giaceva l' agora; di là sboccava la grande strada che, per la porta Aurea, fra i templi di Ercole e di Giove, conduceva fino alle parti della città che circondavano il porto; qui si adunava il popolo, qui erano accumulati i tesori e i prodotti portati dalle navi. Infine, svoltando a sinistra, la strada conduce per una lenta salita in alto, lungo l' interno riparo. Si è così arrivati davanti ai templi. | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Laspetto dei templi agrigentini non può rivaleggiare con l'imponenza che ha il Partenone ateniese nella sua unica bellezza: ma essi pure furono un giorno superbi e anche oggi sono maestosi, per quanto possano sembrare muti e freddi a confronto con i colonnati di marmo della Grecia. Le colonne dei templi agrigentini hanno la pesante forma dorica, terminando con una fine scanalatura in un capitello semplice e severo. Questa architettura classica, con la sua armonia quieta e quasi naturale, corrisponde alla forma dei monti, alla tinta del cielo, del suolo, del mare. E lo sguardo del visitatore non si sazia di ammirare quelle proporzioni semplici e belle, che riempiono l'animo d'un senso di intimo piacere e di soddisfazione. Tutto è naturale, nulla ricercato: tutto è severo, ma al tempo stesso grandioso; nulla che disturbi nella tranquilla contemplazione. | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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