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Bellezze naturali: il parco dell'Etna
 Bullet7blu.gif (869 byte) La nascita del vulcano
   Bullet7blu.gif (869 byte) La struttura geologica
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  Bullet7blu.gif (869 byte) La fauna
  Bullet7blu.gif (869 byte) L'Ente Parco
  Bullet7blu.gif (869 byte) Colate laviche di notte
Bullet7blu.gif (869 byte) Le eruzioni nella storia
Bullet7blu.gif (869 byte) Visita ai crateri dell'Etna - 1
Bullet7blu.gif (869 byte) Visita ai crateri dell'Etna - 2
   
     
     
  Bellezze naturali
    IL PARCO DELL'ETNA
 

Per saperne di più  

 
   
 
  Visita ai crateri dell'Etna - 1    
     
Testo tratto da uno scritto del Marchese di Ormonde, An Autumn in Sicily  (pagg.243/247)    

 

 

Immagine dell'eruzione vulcanica del 1892
in una stampa dell'epoca.

 



 


 
« Ci trovammo fuori città subito dopo l'alba e dopo aver cani,minato per oltre un'ora arrivammo al fronte della grande e temibile colata.  Era straordinaria e paurosa a vedersi: la sua massa si estendeva per una ampiezza di quasi mille passi, avanzando gradualmente, con maggiore o minore rapidità, a seconda della natura, del terreno su cui si muoveva, ma avanzando costantemente.  Aveva formato due rami, dei quali uno andava in direzione nord e l'altro ad ovest.  A parte la perdita di alberi e di messi, il primo non minacciava altri pericoli, ma il secondo si muoveva in linea retta verso la città di Bronte; a questo dedicammo la nostra attenzione.

Dal canto suo, la gente di Bronte non era stata con le mani in mano: ho già detto precedentemente che avevano sgombrato tutte le loro masserizie ma anche fuori città erano state prese precauzioni con l'idea di arrestare, se possibile, l'avanzata della lava e si stava costruendo un massiccio muro formato ammassando materiale vario alla rinfusa, attraverso una vallata nella quale la colata doveva scorrere.  Sapemmo successivamente che l'energia che spingeva la colata si era esaurita prima che la solidità di quest'opera tosse messa alla prova, ma che se essa non avesse retto, Bronte sarebbe stata perduta.

Non è facile dare un'idea precisa della scena a parole.  La lava sembrava profonda da trenta a quaranta piedi e ci si può formare l'idea del suo aspetto e del suo avanzare immaginando una collina di pietre di tutte le dimensioni, la cui cima precipita continuamente verso la base e con la stessa regolarità viene rinnovata da un'invisibile pressione che la spinge da dietro.  Veniva giù in grandi masse, ognuna delle quali lasciava dietro di sé una scia infuocata quando l'interno incandescente si rendeva visibile per un momento o due.
Ciò che mi è rimasto più fortemente impresso nella mente è la sua forza irresistibile; non avanzava rapidamente; non era difficile avvicinarsi molto e prendere pezzi di pietre incandescenti, come feci io; il fracasso dei massi in alto avvertiva in tempo del loro precipitare lungo il fronte inclinato della colata e qualche passo di lato o all'indietro bastava perché scansassi il pericolo: e tuttavia veniva avanti, sempre avanti, metro per metro guadagnava terreno alla base, cambiando completamente la faccia del  '1 lasciare colline dove erano state valli, travolgendo territorio con i qualsiasi opera d'uomo incontrasse lungo il cammino e lasciando dietro di sé un'unica, nera e accidentata massa di dura e nuda lava.  Il progresso della colata era stato notevole durante la notte.  La sera precedente avevo misurato la distanza dalla base della collina  in movimento alle mura di una casa abbandonata, circondata da alberi, che stava a circa 50 metri e che, per quanto separata dalla massa di lava da una strada, era ovviamente esposta a tutta la furia della colata.  Ora di essa non era rimasta traccia col era difficile indovinare dove sorgesse».

SEGUE

 

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