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  Viaggio in Sicilia: Messina '800
    
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  Viaggio in Sicilia
    MESSINA OTTOCENTO
 

Per saperne di più  

 
   
 
   Visitando la città,
   le sue strade, i monumenti
   
     

 

   

 

 
Messina '800, Duomo. Facciata della cattedrale secondo l’ultimo restauro prima
del terremoto del 1908.
 

 


 
 

Dal punto culminante (525 metri), detto il Telegrafo, o colle di San Rizzo, si vede stendersi giù al basso, lontano, lo Stretto di Messina; si vede a sinistra il Faro, di fronte Scilla, poi San Giovanni, innumerevoli villaggi, a destra Reggio e, come sotto i piedi, Messina, col suo porto falcato, la sua palazzata le sue innumerevoli chiese.

La strada discende in una vallata profonda e sinuosa, lasciando a sinistra l’Abbadiazza, convento normanno di bella architettura, ma molto rovinato.

Vaga sultana di possente impero,
in molli curve si distende a l’onda
l’attorta Zancle, libera gioconda,
come scossa da un fremito guerriero.

 

Si distende al sole, Messina, tutta bianca, coi tetti piani, sparsa di cupole moresche e con le cime dei campanili stranamente acuminate; si distende sul mare e sale sui monti, che, scabrosi e con un profilo irregolarmente dentato e solcato; dalle spaccature profonde, taglienti e irti delle valli, si ergono fino al promontorio, all'apertura dello stretto.
È un biancheggiante formicaio di case, somigliante, se lo si guarda dal mare, a un mucchio di calcinacci. Laggiù, alla marina, l'occhio si ferma con ammirazione sui palazzi, che in lunga, uguale e magnifica fila incorniciano il porto: una cornice quale non potrebbe sognarla il più ingegnoso architetto.
Dopo il 1783, quando la città risorgeva dai rottami e dalle rovine, il governo ordinò, dice lo Scbneegans, che fosse fabbricata questa palazzata. In quel tempo era chiamata "l'ottava meraviglia del mondo", e invero meriterà una tale denominazione quando un giorno sia finita, quando nessun vuoto interrompa la magnifica continuità di codesta fila di palazzi colonnati, costrutti con la stessa pianta, da un lato all'altro del porto.
Ben difeso dietro a una lingua di terra, che a modo di falce s'incurva nel mare, e di là ritorna nello stesso modò, questo di Messina è il più largo, il più profondo, il più sicuro porto di tutto il Mediterraneo. Il suo aspetto è quello dell'orlo superiore d'un cratere vulcanico, ora spento e bagnato dalle onde.
Un castello merlato, vecchia cittadella fabbricata secondo il sistema Vauban, un faro massiccio e pesante, danno armonioso compimento al quadro. Forse il castello non serve più, oggi, come opera militare, ma è necessario per l'ornamento del porto.
 
 

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