|
|
|
4/7 |
|
|
|
|
|
Messina '800, Duomo e fontana del Montorsoli, detta
di Orione, prima del terremoto del 1908. |
|
|
|
|
|
|
Non è qui però che si possa
vedere ciò che Messina ha di meglio in fatto di architettura, poiché monumento
principale ne è il Duomo, ossia la Matrice, che data dall'epoca normanna e fu
incominciato nel 1098, finito sotto Ruggero II. Ma anche codesto tempio, dedicato alla
Madonna della Lettera, considerata come la patrona della città, ebbe a subire non pochi
guasti dagli uomini e dalla natura: un incendio ne danneggiò, nel 1254,, durante le
esequie di Corrado IV, il bellissimo soffitto, egregianiente lavorato in legno; la freccia
del campanile bruciò nel 1559; l'interno fu guastato dai restauri nel 1682, risultandone
che le ogive furono trasformate in pieno centro e i muri rivestiti di stucco; nel 1783,
per effetto del terremoto, crollò il campanile col transetto, sicché poco rimane
dell'edificio primitivo. |
|
Il tempio è a
croce latina, ha un coro e due torri, che furono riedificate nel 1865, una bella facciata
in stile ogivale primitiva, ma snaturata da un alto frontone, che fu aggiunto alla porta
di mezzo ( bellissimo lavoro di stile gotico) nel secolo XVI.
L'interno, a tre navate, con
ventisei
colonne di granito, di varia altezza e probabilmente provenienti da templi pagani, ha, in
mezzo agli ornamenti moderni introduttivi con un gusto più che deplorevole, parecchie
cose degne di attenzione. |
|
La piazza che si stende davanti al
Duomo non è affatto regolare, ma di bella apparenza e ornata da una magnifica fontana
(detta d'Orione perché dedicata a quest'altro dei favolosi fondatori della città), opera
anch'essa del Montorsoli, alta più di otto metri, sopraccarica di statue e di
bassorilievi. |
Alla cattedrale, manco dirlo, fa
scorta anche in Messina un numero quasi proverbiale di chiese, molte però, dal più al
meno, interessanti per qualche cosa: Santa Caterina di Valverde, secondo la tradizione
eretta nel 1330 sulle fondamenta d'un tempio di Venere, conserva intatta una porta
ogivale; Sant'Angelo de Rossi ha buoni rilievi in stucco e affreschi non
trascurabili, ma guasti ; San Filippo Neri è un grandioso tempio e fu edificato nel 1618,
su disegni del Guarinoo; Santa Maria Maddalena, fondata nel 1080 e attigua ad un ex
convento di Benedettini, ora ospedale militare, ha delle torri quadrate ai fianchi della
facciata e fu ridotta com'è da un rifacimento del 1765; la chiesa dello Spirito Santo
data bensì dal 1291, ma fu anch'essa del tutto rimodernata; la chiesa di Gesù e Maria
delle Trombe ha di particolare quattro bellissimi confessionali; in quella dei santi Cosma
e Damiano si custodisce gelosamente il capolavoro di alfonso Enriquez ( la Piscina
Probatica); SantAnna ha una bella gradinata di marmo, quadri ed affreschi di non
iscarso valore. Poi San Gregorio, eretta sul posto di un antico tempio di Giove, a croce
greca e tutta incrostata di pietre dure; Santa Maria di basico, fondata nerl 1531, con una
porta in stile del Rinascimento; SantAgostino, in origine di costruziotie normanna,
ma svistata da molteplici restauri; San Niccolò, nellinterno a cinque navate con
due file di colonne e due file di pilastri incrostati di marmi a varii disegni; la Madonna
del Graffeo, chiesa volgarmente detta la cattolica, fabbricata nel 1186 per il culto
greco; lAnnunziata de i Catalani, antico tempio di Nettuno stato poi
convertito in moschea dai Saracini, che lasciarono alcune iscrizioni sugli stipidi delle
porte; lAnnunziata dei Teatini eretta dal Guarino; san Gioachimo, fondata nel 1645 e
ricca di quadri della scuola messinese (1); la chiesa di Monte Vergine, fondata nel 1457,
per cura del beato calefari, e nellinterno ricca di marmi colorati; San Francesco
dAssisi, fondata nel 1251, restaurata nel 1721, ma gravissimamente danneggiata da un
incendio nel 1885, eppure tale da poterla considerare come un museo delle più pitture che
esistono in Messina; San Giovanni Decollato, San Niccolò de Greci,
SantAndrea
. |
|
Sono molte, evidentemente sono
troppe le chiese che abbiamo così enumerate, ma pure non sono tutte, perché, tra chiese
e cappelle, a Messina se ne contano centoventicinque. Il numero può fare meraviglia, ma
ne arrecherà di più il sapere che ancora pochi anni or sono cera della gente-e
qualcuno cè forse ancora adesso-che aveva la bontà, la pazienza di visitarle tutte
nella settimana santa. |
|
In tale occasione vè ancora
non poca teatralità: da vicino e da lontano, vengono in città a stormi contadini e
contadine in abito di gala; in città poi tutti gli alberghi, tutte le locande e tutte le
case, anche le più oscure viuzze formicolano di gente curiosa e allegra; si vendono certe
paste, fatte solamente per tale occasione; le chiese sono decorate e infiorate: sugli
altari splendono molti ceri, frammezzo alle colonne sono distese stoffe a colori e
pendoni, e nella così detta casa del Signore si può entrare fino a mezzanotte. Di
continuo, senza interruzione, la gente ondeggia da una chiesa allaltra, da una
allaltra cappella; si affolla, si pigia alle anguste porte, nelle navate piene
zeppe, intorno ai preti che dicono la messa o recitano il sermone; e fuori, per le strade
e le stradicciuole, si accalca unonda continua fino alla prossima chiesa, dove si
rinnova la stessa curiosità, lo stesso spettacolo. |
|
Se tanto, pressa poco, è
oggi ancora, figuriamoci poi che cosa doveva essere quando il fervore, il fanatismo
religioso fioriva assai di più. Del resto, è bene notare che le locande, gli alberghi, i
caffè ed altri luoghi profani non fanno meno affari delle chiese. |
|
|
|
|
|