La storia ci insegna che da un gran male
può nascere un grande bene e, viceversa, da un grande bene può nascere un
grande male. Così nessuno poteva aspettarsi che alla conquista della Sicilia
da parte dei Normanni, crudele e violenta, un vichingo doc, come Ruggero II,
potesse trasformarsi in uno statista saggio e conciliante, dalla visione
lungimirante e foriera di una cultura nuova dalle grandi trasformazioni.
Dopo la conquista Ruggero fu a sua volta conquistato dalla cultura araba e
bizantina che in tutti i settori permeava il luogo, dalle tradizioni della
amministrazione pubblica, la vita sociale fino all'architettura e all'arte.
Ruggero II intuì che magnificenza e spettacolo
erano nel Meridione attributi inseparabili
del potere, che la stessa organizzazione della Corte era organizzata con
poteri e ruoli dettati come, ad esempio, come nelle cariche di corte che
prevedevano a fianco.all'emiro degli emiri ed all'ammiraglio il
logoteta ed il protocamerario, ma anche il
sénechal ed il connestabile. Ruggero poteva con la spada cancellare tutto ed
imporre la sua cultura del Nord, invece finì per costruire uno stato tutto
nuovo, caratterizzato dal pluralismo etnico e linguistico.
Così il castello che iniziò a costruire a
Palermo ( ci sono per questo documenti che lo attestano, al di là dei
racconti stessi della tradizione), con tanto di torri difensive, in funzione
di possibili attacchi da terra, che era in tutto e per tutto un tradizionale
castello normanno come quelli che si trovavano in Francia e Inghilterra
sulla Manica, piano piano si trasformò in un possibile Palazzo arabo ( come
quello, ad esempio, del Castello di Al Manar della Qal'a hammadita, in
Tunisia). Al suo interno Ruggero volle, altresì, che fosse foderato di
preziosi mosaici bizantini e delle loro tradizioni cristiane, artistiche e
favolistiche. Ma non basta, perchè all'interno del Palazzo vi erano ambienti
per la residenza del Re e della corte, ma anche mercanti e produttori
tessili siciliani, e cioè quella “industria
di stato”, che realizzava i panni più pregiati per l'Europa;
di cui rimane testimonianza ovunque nel continente; a Vienna si può vedere,
tra gli altri, lo stesso mantello di Ruggero del 1133, ove è ricamato su
fondo rosso scuro l'assalto di due leoni a due cammelli.
Così un
normalissimo castello si trasformò nella visione lungimitante e tollerante
di Ruggero in quella che a ragione oggi si chiama ancora: Reggia dei
Normanni.
Ciononostante la storia, come dimostra spesso,
non permise che il Re concludesse l'opera iniziata: Ruggero II morì nel 1154
che ancora molto era da fare nel Palazzo da lui voluto. |