Quando Guglielmo va al potere,
alla morte del padre, molti sono i problemi ereditati, tra questi c'è il
completamento della Reggia e, soprattutto, c'è il completamento della
Cappella Palatina, nonostante siano già molti che la magnificano, anche se
non ultimata. Completare qualcosa già di incredibilmente bello significa che
ci si espone ad errori e critiche. Si può solo sbagliare. E Guglielmo
sbaglia. In eredità si trova qualcosa al tempo stesso legata alla tradizione
e contemporaneamente innovativa. La Reggia è nell'architettura legata alla
tradizione araba e decorativamente legata a quella bizantina. L'impostazione
della Cappella è scontata: due assi prospettici a croce bizantina, che già
Ruggero ha cambiata in croce latina, con due assi narrativi, l'asse
religioso cristiano con il Pantocratore
come fulcro e l'asse della mitologia orientale, persiana,
come abbiamo già definito, con le
danzatrici, i suonatori di liuto, i cantastorie e gli innumerevoli bevitori
distribuiti per ogni dove nel grande soffitto ligneo tra pavoni, cammelli e
fantastiche fiere. Tutto è già, anche se ancora non completato, concluso, perfettamente armonico, l'armonia, appunto bizantina. Tutti ne tessono le
lodi, è perfetta, i mosaici semplicemente meravigliosi. C'è nell'opera
una straordinarietà che si trova già nella chiesa di Cefalù e di Monreale,
le cui nanovalanze materiali e artistiche sono state chiamate a Palermo
proprio per realizzare la Cappella. E' tutto perfetto e concluso, anche
se... la cappella non è conclusa per niente. Guglielmo si trova davanti un
capolavoro, ne più ne meno. Può fare solo una cosa: sbagliare, come detto. E
Guglielmo sbaglia. Nel tentativo d'assere all'altezza dell'opera ereditata,
iniziata dal padre, aggiunge un terzo asse prospettico, quello dinastico, e
tutto diventa confuso, artisticamente non risolto. Trasforma un equilibrio
semplice e tradizionale in un equilibrio che potremmo definire asimmetrico,
dinamico, modernissimo. Ma siccome sta intervenendo nel XII secolo su un
opera bizantina è solo, e può essere solo, un enorme sbaglio. Sono
narrazioni, decorativamente parlando, che unite non possono ingenerare che
uno stridente contrasto. Quello che si porta al termine forse andava
ripensato prima. Questa è, se volete, una bocciatura critica, ma di fronte
alla storia, all'enormità della bellezza creata può essere perdonato, perchè
la storia non commette mai errori, perchè nel tempo la volontà dei singoli,
anche se Re, scompare di fronte alla qualità sedimentata, prodotta dal tempo
nel tempo. La Cappella Palatina è un opera d'arte, che verrà, come adesso
vedremo, più volte manomessa, corretta, mutata, “restaurata”. E' il destino
di tutto quello che ha a che fare con la storia “viva”. |