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Rovine della colonia greca di Eloro,
vicino a Noto |
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da Wikimedia Commons
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Noto è
una delle più straordinarie città che siano costruite in Europa,
torna alla
memoria allo stesso modo di Würzburg e di Nimphenburg, come una delle più raffinate
realizzazioni di un'epoca che produsse Mozart e Tiepolo.
(S. Sitwell) |
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Sorge fra Siracusa e il capo Passaro, su di un colle
che si erge in bella posizione a 80 metri sul livello del mare, a circa 10 chilometri
dalla costa, bagnata dallo Ionio. |
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I testi antichi
la ricordano come Netum o Neetum, ovvero come Noto antica, ben distinta
dalla Noto attuale ricostruita ex novo a circa 15 Km di distanza, sul declivio del Colle
Meti, dopo il violento terremoto del 1693, che la rase al suolo. |
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Della città
antica rimangono soltanto un tratto delle mura orientali in pietre riquadrate, in gran
parte ancora esistenti, i resti dell'antica Porta di terra, un'iscrizione greca del
ginnasio dei tempi di Gerone, i ruderi del castello e alcuni frammenti architettonici
conservati nell'Eremo della Madonna della Provvidenza. Tutto ciò attesta ancora oggi la
vetustà di Noto Vetere, la Neeturn degli storici classici e degli
archeologi. |
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La città antica
sorgeva sull'Alveria, un'altura pianeggiante abitata fin dalla preistoria, bagnata dai
fiumi Asinaro e Salitello. Le sue contrade si estendevano da monte fino al mare. |
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Per antichissima
tradizione e secondo l'interpretazione d'un passo di Diodoro Siculo (XI, 88), ritenuto
dallo stesso Holm non inaccettabile, nicht unpassende, era la
Neas (Neas) fondata da Ducezio, re dei Siculi, nel 448 a.C. Narra infatti la
storia, che si confonde con la leggenda, che Ducezio, per premunire la sua città natale
contro le incursioni dei Greci, la trasferì dalle colline della Mendola al monte Alveria,
più difendibile sia perché circondato da profondi balzi, sia perché pensò di munirla
di una cinta muraria.
Se non si facesse
riferimento ai reperti archeologici risalenti al IX e VIII secolo a.C., oltre a quella di
Diodoro, non esiste, nelle antiche descrizioni di città, altra menzione diretta della
nascita della Noto originaria e del popolamento del suo territorio. |
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Si sa tuttavia che in seguito fu soggetta alla
potente Siracusa. Infatti, nel trattato concluso nel 263 a. C. fra i Romani e Gerone, re
di Siracusa, Neetum era fra le città lasciate sotto la signoria di quel monarca (Diod.,
Exc. H., XXIII, p. 502).
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Ai
tempi di Cicerone, Netum godeva dei diritti di una foederata civitas, ossia di una
città federata romana, alla pari di Messana e Tauromenium (oggi Messina e Taormina);
mentre ai tempi di Plinio, conservava sempre il grado di città latina (civitas latinae
conditionis), favore di cui non fruivano allora che tre città della Sicilia (Cic.,
Verr.., IV, 26, v, 22, 51; PLIN., III, 8, s. 14). Tolomeo è l'ultimo scrittore antico che
faccia menzione di Netum, la quale fu la sola città che seppe opporre resistenza alle
vessazioni e depredazioni di Verre. |
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Occupata
dai Saraceni, diede il nome ad una delle tre grandi divisioni amministrative in cui
ripartirono la Sicilia, la famosa Val di Noto. Fu città ben munita, sotto il profilo
difensivo, tanto che Ruggero il Normanno, dopo avere sottomesso gran parte dell'isola, la
occupò per spontanea dedizione, e non per espugnazione. Dopo Ruggero fu signore di Noto
suo figlio Giordano. Nei primi anni del secolo XIV, a causa di un tradimento venne in mano
a Carlo d'Angiò. Sotto re Alfonso fu proprietà del fratello Pietro, il quale costruì la
torre maggiore detta volgarmente maestra. Questa torre, distrutta nel 1693 dal terribile
terremoto, fu riedificata nel 1703 in un luogo più prossimo al mare e distante circa 7
chilometri da Noto antica. |
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