A proposito dei Fatti di Bronte, così scrive Nino Bixio:
“Gli assassini, ed i ladri di Bronte sono stati severamente
puniti - Voi lo sapete! la fucilazione seguì immediata i
loro delitti - Io lascio questa Provincia - i Municipi, ed i
Consigli civici nuovamente nominati, le guardie nazionali
riorganizzate mi rispondano della pubblica tranquillità!...
Però i Capi stiino al loro posto, abbino energia e coraggio,
abbino fiducia nel Governo e nella forza, di cui esso
dispone - Chi non sente di star bene al suo posto si
dimetta, non mancano cittadini capaci e vigorosi che possano
rimpiazzarli. Le autorità dicano ai loro amministrati che il
governo si occupa di apposite leggi e di opportuni legali
giudizi pel reintegro dei demanî - Ma dicano altresì a chi
tenta altre vie e crede farsi giustizia da se, guai agli
istigatori e sovvertitori dell'ordine pubblico sotto
qualunque pretesto. Se non io, altri in mia vece rinnoverà
le fucilazioni di Bronte se la legge lo vuole. Il comandante
militare della Provincia percorre i Comuni di questo
distretto“. Randazzo 12 agosto 1860. Il maggiore
generale G. Nino Bixio
“Dopo
Bronte, Randazzo, Castiglione, Regalbuto, Centorbi, ed altri
villaggi lo videro, sentirono la stretta della sua mano
possente, gli gridarono dietro: Belva! ma niuno osò muoversi”.
(Cesare
Abba,
Da
Quarto al Volturno. Noterelle d'uno dei Mille)
|