Il Carnevale è, sostanzialmente,
un’antica festa pagana, che si svolge, soprattutto, nei paesi di
tradizione cattolica. Sono tipici del periodo i mascheramenti. Ha
origini antichissime, rifacendosi, probabilmente, alle feste
ellenistiche, quali quelle in onore di Iside agli inizi di marzo e
quelle in onore di Dionisio. Le dionisiache greche (le antesterie)
si svolgevano, invece, a fine febbraio. Tali feste furono clonate
dai romani con i loro saturnali. Durante queste feste, gli
obblighi, le gerarchie e le classi sociali venivano annullati nello
scherzo e nel caos festivo (na anche nella sfrenatezza). Questo era
possibile solo nel periodo festivo, per poi annullarsi e riprendere
la vita “normale”. Rappresentavano, cioè, una valvola di sfogo
sociale, che permetteva una tranquilla esistenza dello status quo,
fino alla festività successiva, l’anno dopo. Tuttavia, era anche
momento di rinnovamento simbolico dell’ordine sociale del tempo.
Nel mondo romano fu importato anche il Navigium Isidis, la
festa in omore della dea egizia Iside. Lo scrittore Lucio Apuleio,
nelle Metamorfosi, riporta l’usanza del mascheramento dei
romani, già allora legato a tali festività. Ma anche i carri e le
sfilate, tipiche dell’attuale carnevale, facevano parte del
simbolismo dell’età classica. Nelle antesterie greche, ad esempio,
passava su di un carro un personaggio che rappresentava colui
che doveva ricomporre l’universo, mentre, nel passaggio al nuovo
anno, presso i romani, esisteva un personaggio rituale, denominato
Mamurio Veturio, che, vestito di pelli di capra, veniva portato in
giro su un carro per le vie cittadine. Contro di questo,
simboleggiando il vecchio anno, venivano lanciate delle bacchette
durante la processione.
Le feste di
Babilonia Un caso a parte è rappresentato
dal culto del dio Marduk nell’antica città di Babilonia. Subito dopo
l'equinozio di primavera, veniva commemorata la nascita del cosmo,
che si riteneva, nel Mito religioso, fosse stato creato dalla lotta
del dio Marduk contro il drago Tiamat. La sacra cerimonia prevedeva
una processione in cui venivano rappresentate le forze del caos (del
male), che venivano sconfitte dal dio babilonese, che, così,
ricreava l’universo. Metaforicamente, quindi, si celebrava il mito
della morte e della risurrezione di Marduk. Durante la sfilata
percorreva la strada rituale una barca con le ruote, su cui si
trovavano gli attori che personificavano il dio Luna e il dio Sole,
facenti parte dello Zodiaco, mentre il santuario di Babilonia verso
di cui era diretta la processione, simboleggiava la Terra. Si
ripeteva, così, ogni anno lo sposalizio tra cielo e terra. Durante
il periodo di festa, anche a Babilonia, si viveva una libertà
scatenata satura di un sovvertimento generale dell'ordine sociale e
morale della città.
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