Tra
le altre attività molto note che si svolgono nella città vi è il
famoso Carnevale. Considerato dagli acesi quasi una continuazione
della festa di San Sebastiano, patrono della città, a febbraio è la
volta del Carnevale. La tradizione non è di oggi, ma risale almeno
al 1594, anno della prima citazione di cui se ne ha notizia (un
mandato di pagamento). Da
allora tutti gli anni, a parte le guerre e i terremoti, si svolge ad
Acireale, ed è per questo che è rinomato ormai da tempo. Con esso
sono mutate le sue caratteristiche ed espressioni. Attualmente il
Carnevale comprende una competizione per i carri allegorici,
infiorati e in miniatura più belli.
I
carri allegorico-grotteschi in cartapesta di Acireale, realizzati
con fantasia e molta cura, sfilano illuminati da migliaia di
lampadine e luci, animandosi in una continua e sorprendente
evoluzione, grazie a movimenti meccanici ed idraulici
I
carri infiorati, che ricordano quelli della Costa Azzurra e liguri,
sono enormi composizioni di migliaia di fiori veri, posti uno
accanto all’altro. Anch’essi sono illuminati e anch’essi si muovono.
Uno spettacolo unico
con il calare della notte.
Si ritiene che, in tempi antichissimi, il carnevale di Acireale
abbia avuto origine spontaneamente, come libera espressione
popolare. La gente voleva ridere e scherzare, dando luogo a
saturnali in maschera e
beffeggiando i potenti di allora.
Tra le prime maschere, ad esempio, vi fu
l'Abbatazzu
(detto anche Pueta Minutizzu,
perché venivano recitate
delle poesie grottesche e maliziose) pieno di
grossi libri, che prendeva di mira il clero e, in particolare,
l’abate-vescovo di Catania.
Era tradizione nel XVII
secolo fare nel Carnevale una divertentissima
Battaglia di
arance e limoni. Era così sentita che nel 1612 la Corte Criminale la
vietò. Il terremoto del Val di Noto del 1693, che sconvolse la
Sicilia Orientale, fece sì che il carnevale della città non si
tenesse per diversi anni. Ma con la ricostruzione, agli inizi del
XVIII secolo, l’ottimismo imperante portò alla riapertura della
manifestazione. Alle maschere vecchie se ne introdussero di nuove,
come u baroni
(il barone) che indossano una grossa cappa, un cappellone a
cilindro, nastrini sgargianti, grossi colletti e grosse catene; ed i
celeberrimi Manti
con
indosso
grossi mantelli di seta nera, molto simili ai
Bautta
veneziani. Ai Manti sono succeduti i Domino, anch’essi completamente
neri, anch’essi celanti l'identità di chi li veste.
Nel 1880 si idearono i carri allegorici,
dapprima semplici carrozze addobbate (detti le
cassariate o
landaus),
poi, invece, realizzati con cartapesta. La tecnica era già
conosciuta, essendo in città praticata dai realizzatori di
decorazioni. L’azienda autonoma e
la stazione di cura di Acireale vengono istituite nel 1929. L’anno
successivo, vennero introdotte le
macchine infiorate,
cioè automobili decorate
di fiori. Nel 1934 il locale
Circolo Universitario
pubblicò il
Numero Unico,
una pubblicazione dedicata
al carnevale, che oggigiorno fa parte della tradizione di Acireale.
Nel secondo dopoguerra furono introdotti i carri in miniatura
(detti Lilliput)
guidati da un bambino, che durerà soltanto verso la fine degli anni
Sessanta. Negli anni Cinquanta nacquero nuove maschere:
Cola Taddazza e
Quadaredda.
Nel
2006 Acireale è stata premiata per l’evento col riconoscimento
europeo “Alberto Sargentini” dalla omonima fondazione di Viareggio.
Recentemente il Carnevale acese, insieme a quello di Viareggio, è
stato collegato alla Lotteria Nazionale di Carnevale. Lo è stato
anche nel 2010.
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