Federico II, dimostrò tutta la sua
personalità di vero e proprio leader in tutti i campi. In politica, come
nella cultura, la sua presenza si delineò in modo fortissimo, tanto che,
alla sua morte, avvenuta improvvisamente il 13
dicembre 1250 a Fiorentino in Puglia, l'instabilità che ne scaturì
dimostrarono il suo peso umano e politico. La rapida dissoluzione della sua
opera ne segnò comunque un dopo, sottolineando quanto aveva fatto in vita
nel suo regno di Sicilia.
Mecenate intelligente come lo furono
successivamente i principi del cinquecento e cultore appassionato
di arte e cultura, tale da creare intorno a
sè una corte d'artisti. Precursore illuminato del nazionalismo
risorgimentale, in questa visione dell'Italia unificata, tanto che il grande
medievalista Gioacchino Volpe sottolinea proprio questa aspirazione
unificatrice della penisola, perseguita da suo figlio Manfredi e dai signori
nel Trecento e nel Quattrocento, fino alla creazione dell'unità italiana
realizzata dalla dinastia sabauda.
La sua è una figura che non può essere ignorata. Molte sono le leggende
popolari sorte intorno a lui, idealizzato come insuperabile
del tipo umano, o come eretico ed epicureo,
posto tra le fiamme eterne dell'inferno
dantesco della Divina Commedia di Dante.
Nella storia Federico II si afferma come fulcro nello sviluppo stesso della
civiltà europea,
cerniera del passaggio
tra il mondo medievale e quello moderno,
anticipatore dei
contatti tra la società occidentale e quella orientale.
Nella
«Carta di Ebstorf»
, da lui stesso
commissionata, non geografica ma ideologica, viene rappresentata in figura
del corpo di Cristo, su cui si distribuiscono come organi le terre d'Europa,
la Sicilia assume il posto del cuore. E' dimostrazione del suo amore per
l'isola, la quale, nei resti architettonici lasciati e nella stessa cultura,
deve ancora oggi molto alla sua lungimiranza e al suo stesso splendore. |