Su Federico II molte
sono le leggende che si formarono sul suo conto. Se Dante credette vera la
leggenda in cui l'imperatore era figlio di una monaca rapita dal convento e
violentata, se quest'uomo figlio di principesse e re, fu creduto figlio di
un macellaio di corte, è anche vero che, al di là della propaganda guelfa,
antighibellina e antifedericiana, il suo straordinario senso di giustizia
sociale ha lasciato un segno indelebile nella memoria.
Mentre in Germania fare violenza ad una donna non era pressochè punito,
Ferderico dispose
che anche le donne potessero ereditare; e che fosse punito lo stupro
consumato su di esse.
Anche nel campo della legislazione sociale si fece sentire il suo modo
innovativo di vedere le cose.
Si narra che fosse insorta una questione tra proprietari terrieri e
braccianti agricoli nella zona di Palermo. Quest'ultimi erano costretti al
lavoro almeno per quattordici ore al giorno, dall’alba al tramonto. Questo
risultava "accettabile" d'inverno, ma nella calura estiva siciliana la
disposizione era pesante e faticosa. Il problema fu portato all'attenzione
del re, che, ascoltate tutte le parti, sentenziò che ambedue facessero
riferimento ad una grossa pietra posta sul monte Pellegrino che sovrasta
Palermo, visibile a tutti nella conca della città. Quando il sole avesse
fatto ombra sulla base della pietra, il lavoro dei braccianti per quel
giorno doveva cessare. Poichè questo avveniva alle sedici circa, ne uscì una
riduzione dell'orario lavorativo da quattordici a dieci ore giornaliere.
Oggi l'orario lavorativo è di otto ore al giorno, il figurarsi una simile
riduzione in pieno medioevo rende la cosa più che straordinaria e
leggendaria. Il grosso sasso fu battezzato dai palermitani «pietra
dell’imperatore». Molti secoli passarono fino al XIX secolo in cui fu
smembrata per cavarne pietre da costruzione. |