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Il Verismo fu il primo passo

NATURALISMO E VERISMO
Lo sviluppo di fine Ottocento
L'analisi oggettiva del
Naturalismo

La corrente italiana del
Verismo

Naturalismo e Verismo a
confronto

IL VERISMO SICILIANO
L'innovazione verista di Verga
Il pessimismo verghiano
L'identificazione con il personaggio
Capuana, il teorico del Verismo
La poetica del vero di Capuana
La Sicilia di De Roberto
De Roberto e "I Viceré"

Video sul Verismo
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IL VERISMO SICILIANO

          L’eterogeneità culturale degli
   italiani fu la prima scoperta
   all’indomani dell’Unità d’Italia (la
   nostra ricchezza). Il Verismo ebbe il
   merito di iniziare la conoscenza delle
   diverse identità regionali. Gli autori
   siciliani diedero il loro importante
   contributo (Verga, Capuana e
   De Roberto).

   

    L'analisi oggettiva del
    Naturalismo

     
     

 

 
 

Gustave Flaubert da giovane

 

Scewing - 1880
Foto da Wikimedia Commons

 







 Direttamente collegato all’atteggiamento mentale del Positivismo è la nascita in Francia del Naturalismo, verso la metà del XIX secolo, corrente letteraria che conta membri del calibro di Hippolyte Taine, Émile Zola, Guy de Maupassant, Gustave Flaubert e Honoré de Balzac. Secondo il Naturalismo, la narrazione letteraria deve essere oggettiva ed impersonale come una fotografia (strumento tecnico nato nell’Ottocento) cogliendo la realtà sociale e umana (la realtà psicologica) così com’è. Le cose e i fatti narrati e descritti hanno, se vogliamo, uno scopo sociale e politico, divenendo denuncia delle situazioni reali, evidenziando il degrado e le ingiustizie della società contemporanea. Per far questo rigorosamente devono essere rappresentate tutte le classi, comprese quelle più umili, nell’interezza della loro realtà, anche se sgradevole. Gli autori letterari non devono ideare o fantasticare, ma devono sviluppare il racconto  come scienziati che analizzano sperimentalmente la fisionomia, concreta e materiale, della vita. I naturalisti utilizzano generalmente un narratore “onnisciente”, che racconta i fatti in terza persona.
Il primo a teorizzare e definire la poetica naturalista è, in Francia, Hippolyte Taine. Egli usa il termine “Naturalismo”  in un saggio pubblicato sul "Journal de débats", dedicato a Honoré de Balzac, nel 1858.  Taine sostiene, inoltre, che anche in letteratura, utilizzando il metodo scientifico, sia possibile descrivere rigorosamente la realtà oggettiva e pertanto cogliere e approfondire la psicologia umana con le sue sfaccettature. Tre, a suo avviso, sono nell’uomo i fattori da tenere in conto alla base della sua vita e, quindi, della narrazione: l'ereditarietà, l'ambiente sociale e l'epoca storica ("race, milieu, moment").

 Al di là delle teorizzazioni, come nelle scienze, vi era la “ricerca del vero”. Il carattere e la psicologia degli uomini veniva vista come dipendente da un semplice rapporto di causa ed effetto, e, quindi, assolutamente in linea con le regole della Natura. Con le nuove regole deterministiche, proprie del positivismo, l’interesse dei naturalisti si concentrava su quell'aspetto meccanicistico della società, che a loro avviso sovrastava e annichiliva l'uomo in una realtà degradante. E’ per questo che Émile Zola si interessò, soprattutto, del proletariato industriale, mentre Guy de Maupassant pose come protagonista delle sue novelle un’umanità fatta di contadini, modesti impiegati, donne di piacere e militari.
Scrive il Pazzaglia: "Procedendo su questa linea e rafforzandola con le idee positivistiche, il Naturalismo si era proposto uno studio scientifico della società e della psicologia dell'uomo, rigettando ogni idealismo e studiando di preferenza i ceti più umili, che, per le loro reazioni psicologiche elementari, meglio sembravano prestarsi a un'analisi scientifica oggettiva"

 
 

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