Direttamente
collegato all’atteggiamento mentale del Positivismo è la nascita in
Francia del Naturalismo,
verso la metà del XIX secolo, corrente letteraria che conta membri
del calibro di Hippolyte Taine,
Émile Zola, Guy de Maupassant,
Gustave Flaubert e Honoré de Balzac.
Secondo il Naturalismo, la narrazione letteraria deve essere
oggettiva ed impersonale come una fotografia (strumento tecnico nato
nell’Ottocento) cogliendo la realtà sociale e umana (la realtà
psicologica) così com’è. Le cose e i fatti narrati e descritti
hanno, se vogliamo, uno scopo sociale e politico, divenendo denuncia
delle situazioni reali, evidenziando il degrado e le ingiustizie
della società contemporanea. Per far questo rigorosamente devono
essere rappresentate tutte le classi, comprese quelle più umili,
nell’interezza della loro realtà, anche se sgradevole. Gli autori
letterari non devono ideare o fantasticare, ma devono sviluppare il
racconto come
scienziati che analizzano sperimentalmente la fisionomia, concreta e
materiale, della vita. I naturalisti utilizzano generalmente un
narratore “onnisciente”, che racconta i fatti in terza persona.
Il
primo a teorizzare e definire la poetica naturalista è, in Francia,
Hippolyte Taine. Egli usa il termine “Naturalismo”
in un saggio
pubblicato sul "Journal de débats", dedicato a Honoré de Balzac, nel
1858. Taine sostiene,
inoltre, che anche in letteratura, utilizzando il metodo
scientifico, sia possibile descrivere rigorosamente la realtà
oggettiva e pertanto cogliere e approfondire la psicologia umana con
le sue sfaccettature. Tre, a suo avviso, sono nell’uomo i fattori da
tenere in conto alla base della sua vita e, quindi, della
narrazione: l'ereditarietà, l'ambiente sociale e l'epoca storica ("race,
milieu, moment").
Al di là delle
teorizzazioni, come nelle scienze, vi era la “ricerca del vero”. Il
carattere e la psicologia degli uomini veniva vista come dipendente
da un semplice rapporto di causa ed effetto, e, quindi,
assolutamente in linea con le regole della Natura. Con le nuove
regole deterministiche, proprie del positivismo, l’interesse dei
naturalisti si concentrava su quell'aspetto meccanicistico della
società, che a loro avviso sovrastava e annichiliva l'uomo in una
realtà degradante. E’ per questo che Émile Zola si interessò,
soprattutto, del proletariato industriale, mentre Guy de Maupassant
pose come protagonista delle sue novelle un’umanità fatta di
contadini, modesti impiegati, donne di piacere e militari.
Scrive il Pazzaglia: "Procedendo su questa linea e rafforzandola
con le idee positivistiche, il Naturalismo si era proposto uno
studio scientifico della società e della psicologia dell'uomo,
rigettando ogni idealismo e studiando di preferenza i ceti più
umili, che, per le loro reazioni psicologiche elementari, meglio
sembravano prestarsi a un'analisi scientifica oggettiva".
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