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Il Verismo fu il primo passo

NATURALISMO E VERISMO
Lo sviluppo di fine Ottocento
L'analisi oggettiva del
Naturalismo

La corrente italiana del
Verismo

Naturalismo e Verismo a
confronto

IL VERISMO SICILIANO
L'innovazione verista di Verga
Il pessimismo verghiano
L'identificazione con il personaggio
Capuana, il teorico del Verismo
La poetica del vero di Capuana
La Sicilia di De Roberto
De Roberto e "I Viceré"

Video sul Verismo
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IL VERISMO SICILIANO

          L’eterogeneità culturale degli
   italiani fu la prima scoperta
   all’indomani dell’Unità d’Italia (la
   nostra ricchezza). Il Verismo ebbe il
   merito di iniziare la conoscenza delle
   diverse identità regionali. Gli autori
   siciliani diedero il loro importante
   contributo (Verga, Capuana e
   De Roberto).

   

    Capuana, il teorico del
    Verismo

     
     

 

 
 

Foto di Luigi Capuana

 

Bogdan -  
Foto da Wikimedia Commons

 







 Abbiamo visto come tra Naturalismo e Verismo ci siano punti in comune, ma anche differenze rilevanti. Il Verismo nasce a Milano all’interno di un giro di letterati, più o meno collegati tra di loro. Gli scritti programmatici di Giovanni Verga e gli articoli composti da Luigi Capuana determinano un ambito di riferimento, ma al di là dell’opera di questi, non esiste una vera e propria teoria verista, tanto da poter parlare di scuola verista. All’interno dello stesso Verismo i riferimenti comuni risultano alquanto generali e molto labili. Più che di “scuola verista” si può parlare di singole personalità di "gusto verista". Ecco perché quando si parla del movimento, si tende a caratterizzarlo con l’opera di alcuni scrittori in particolare. L’opera di questi scrittori, comunque, definiti nell’ambito di questo “gusto”, in prospettiva realistica e regionale, disegnano una galassia di opere notevoli, tanto da dare vita al realismo novecentesco italiano.
A Verga e Capuana possiamo collegare Federico De Roberto, discepolo del primo e anch’esso siciliano. L’opera del terzetto può definire quasi una “corrente”, non trascurabile, del movimento stesso: il Verismo legato alla Sicilia.

Luigi Capuana - biografia.
Luigi Capuana è considerato da alcuni il vero teorico del Verismo italiano, anche se la sua importanza è stata nel tempo offuscata dalla grandezza dell’altro siciliano: Giovanni Verga. Capuana sviluppò la sua visione verista in particolare verso la Sicilia in alcune opere teatrali, ad esempio
Malìa, che venne messa in scena da Giovanni Grasso e musicata da Francesco Paolo Frontini. Tutte le sue commedie ispirate alla Sicilia furono raccolte nel libro Teatro dialettale siciliano (1910-1921).

Nato a Mineo, in provincia di Catania (nel 1839), sviluppa gli studi a Mineo, a Bronte e a Catania, seguendo il corso di studi tradizionale, ma anche da autodidatta per un breve periodo, per motivi di salute. Nel 1860, Capuana lascia il corso di giurisprudenza di Catania per far parte dell’epopea garibaldina. Ne trae un’esperienza che riporterà, l’anno seguente, nella leggenda drammatica in tre canti "Garibaldi" (pubblicata a Catania dall'editore Galatola). Tenta "l'avventura letteraria" partendo per Firenze nel 1864. Qui conosce diversi scrittori (come, ad esempio, Aleardo Aleardi) e collabora con il quotidiano “La Nazione” come critico teatrale. Scrive delle novelle, ispirandosi a Dumas figlio. La morte del padre lo coglie in un breve periodo di sosta in Sicilia. I problemi economici e familiari che ne scaturiscono gli impediscono di ripartire per Firenze. Solo nel 1875 torna in continente a Roma (dopo essere stato anche sindaco del suo paese, Mineo). Conosciuto Verga, decide di trasferirsi anch’esso a Milano.
E’ questo momento che fiorisce e si sostanzia l’opera di Capuana scrittore e critico. Scrive per il
Corriere della Sera come critico letterario e teatrale. Nel 1877 viene pubblicata "Profili di donne", la sua prima raccolta di novelle, e, nel 1879, il romanzo "Giacinta", in cui applica le teorie veriste che egli stesso sta creando con Verga e gli altri scrittori. Alcuni lo considerano il manifesto del verismo italiano. Inizia a fare opera di propaganda sui giornali del Naturalismo francese, in particolare Zola, e delle nuove teorie elaborate. L’anno seguente comincierà a raccogliere i suoi articoli su Zola, i Goncourt, Verga e altri scrittori, che pubblicherà su "Studi sulla letteratura contemporanea" (1890-1892). In un breve periodo (è in viaggio continuamente) a Mineo, inizia a scrivere quello che sarà considerato il suo capolavoro: "Il Marchese di Roccaverdina" (pubblicato nel 1901).
La fine del secolo lo vede impegnatissimo nella pubblicazione di testi letterari e la messinscena teatrale di sue opere.
Dal
1900 lo scrittore inizia un’importante carriera educativa ottenendo la cattedra di letteratura italiana presso l'Istituto Femminile di Magistero a Roma. Nel 1902, ricoprirà quella all’Università di Catania, di lessicografia e stilistica.
Autore letterario di livello, Capuana conosce D’Annunzio e Pirandello, insegnante anch’esso al Magistero di Roma. Numerosi i testi scritti e pubblicati: il romanzo "Rassegnazione
(1900), "Coscienze" (1905), "Nel paese di Zagara" (1910), "Gli Americani di Rabbato" (1912).
Muore a Catania, il 29 novembre 1915, poco dopo l’intervento italiano nella Prima Guerra

 
 

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